Fieramente scapolo, Antoine adora la sua vita fatta di avventure e festini nel bell'appartamento a Parigi che condivide col suo migliore amico. Quando questo si trasferisce a Los Angeles, Antoine fantastica sulla quotidianità ancora più dissoluta che gli si prospetta col nuovo coinquilino, il direttore di un'agenzia di modelle. Che all'ultimo non si presenta. Il rimpiazzo improvviso è Jeanne: bella e da poco single, purtroppo raggiunta dopo qualche secondo dai due scalmanati figlioletti, un maschietto e una femminuccia, nonostante ‒ per citare una delle poche battute spiritose del film ‒ Antoine non viva a Hogwarts, come ci tiene a rimarcare indispettito al telefono.
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Stereotipi e banalità
Spesso si dice il vero quando, alle accuse di banalità, si obietta facendo notare che tutte le storie non sono che varianti di altre già scritte. Ma il copione su cui si basa Famiglia allargata, opera prima di Emmanuel Gillibert, pesca quasi scientificamente ogni cliché del genere e lo ripropone senza alcuna sfumatura, alcun approfondimento o alcun'idea brillante che facciano distinguere questo film da migliaia di altri meno scadenti. Arnaud Ducret ha un'espressione simpaticamente scanzonata, che risolleva in minima parte il suo personaggio da Peter Pan quarantenne, ovvio anche nella descrizione e privo di qualsiasi altro orpello. Di Antoine non conosceremo mai il passato, le motivazioni della sua paura d'impegnarsi, o la ragione che lo spinge a cercare di tanto in tanto divertimento nelle "caramelle della felicità" (salvo poi preoccuparsi che i bambini le abbiano ingerite, e solo in vista di un suo eventuale arresto).
Non capiamo perché si vergogni tanto a dire ai migliori amici che la nuova coinquilina è madre di due bambini, o perché preferisca sottintendere che sia affaccendata con diversi uomini anziché coi figli. Non arriviamo a comprendere come la sua (sacrosanta) insofferenza per la situazione in casa si tramuti in amore più o meno ai tre quarti del film, quando forse solo le esigenze di durata lo richiedono, ma di certo non la scoperta di una sorprendente Jeanne (Louise Bourgoin) che, ubriaca, ha appena vomitato, piagnucolato e si è mostrata solo un po' meno impettita. Del resto, l'assoluta mancanza di spessore psicologico riguarda anche lei, madre amorevole di cui viene delineato ‒ grazie a un banalissimo scambio con l'amico gay o alla più che consunta sequenza di improbabili appuntamenti al buio ‒ praticamente solo l'urgente bisogno di attenzioni maschili.
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Né naïf né demenziale
Anche i due migliori amici di Antoine condividono la sorte dei protagonisti: non avere una personalità, che con nostro stupore era prevista nel dettaglio dal regista, molto puntuale nel descriverla durante le interviste. Così, anche per la scelta dei due bambini, pare che ne abbia passati al setaccio un centinaio, per scritturare infine un maschietto e una femminuccia belli come quelli delle pubblicità delle merendine e, con i loro dispetti, le loro urla e le loro linguacce, altrettanto stereotipati.
Ovviamente arriva un punto nel film in cui la madre single ha bisogno di presentare l'uomo che odia ai propri genitori, e di spacciarlo come suo fidanzato. Quando? Alla Vigilia di Natale. Sorvoliamo sulla fuga del protagonista vestito da Babbo Natale e rincorso, con effetto horror al ralenti, dai due bambini, che devono risultargli tanto mostruosi da fargli preferire una pericolosissima e ingiustificata uscita sul tetto. Lo scambio dei regali invece è gustoso: Antoine si trova impreparato e finisce con l'impacchettare con la carta stagnola arraffata in cucina quello che trova in macchina. Anche Friends aveva avuto un'idea quasi identica vent'anni prima, quando Chandler e Joy distribuivano con orgoglio agli amici (sempre a Natale) lattine, tergicristalli e coprisedili per il water comprati all'autogrill. Ma questa, sebbene non inedita, è una delle poche scene del film che ci fanno sorridere; così come quella in cui Antoine gusta il cibo di McDonald's con atteggiamento dispettoso, davanti agli occhioni dei bimbi costretti a una cena sana.
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I rari momenti simpatici però non controbilanciano le continue ovvietà, il pretestuoso cameo di Peter Dinklage che cita Il trono di spade o le altre scelte ruffiane. E così anche quelle scene che potevano risultare surreali, come la scazzottata tra clown a una festa per bimbi, rientrano in un film che di originale non ha niente, e che non sceglie nessuna cifra, se non quella vagamente sessista. Non opta per la presa in giro degli stereotipi (come faceva invece They Came Together, che riproponeva in chiave demenziale tutti i luoghi comuni delle commedie romantiche) né per la chiave naïve, come per esempio faceva l'adorabile Il piccolo Nicolas e i suoi genitori, che a un certo punto i bimbi guardano in versione cartone alla tv mentre Antoine vorrebbe vedere la partita. Non si rivolge a tutta la famiglia date le scene di droga o di sesso, e non si adatta a un pubblico smaliziato dati gli espedienti elementari da cartone animato: Famiglia allargata è solo una banale commediola che non sapremmo oltretutto a chi consigliare.
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Movieplayer.it
2.5/5