Ezio Greggio ed Enzo Iacchetti sono ormai una coppia comica più che collaudata ed amata dal pubblico italiano, che ha dimostrato abbondantemente di apprezzarli decretando il successo di Striscia la notizia. E' naturale, quindi, per Mediaset rivolgersi a loro per interpretare i due protagonisti del film per la televisione Occhio a quei due, esperimento di commedia poliziesca del genere Buddy Cop, alla Arma letale o Beverly Hills Cop, per intenderci.
I due comici, al festival per ritirare il premio speciale RomaFictionFest, interpretano due poliziotti opposti tra loro: metodico, preciso e sensibile Iacchetti; uomo d'azione scapestrato, sciupafemmine ed incontenibile, Greggio. Due personalità antitetiche che saranno costrette a collaborare per risolvere un caso che li vede coinvolti e che finiranno per stringere un'amicizia che andrà al di là delle differenze tra loro e della rivalità in amore per conquistare la bella Antonia Liskova, ex moglie di Edo (il personaggio di Greggio), e terapista di Beppe (Iacchetti).
A presentare la fiction prodotta da Cattleya per Mediaset al RomaFictionFest 2009 sono intervenuti i due protagonisti, il regista Carmine Elia, lo sceneggiatore Fabio Bonifacci ed i produttori Maurizio Tini per Cattleya ed il direttore del dipartimento fiction di Mediaset, Giancarlo Scheri.
Giancarlo Scheri: Si tratta di un prodotto innovativo, in linea con la voglia di sperimentazione della rete. Ma nello sperimentare abbiamo preferito farlo in sicurezza, così abbiamo chiesto ai due migliori attori che abbiamo in Mediaset, che sono con noi da tantissimi anni, di correre con noi in questa bellissima avventura di cui il film è soltanto l'inizio, perchè stiamo già scrivendo la serie.
La Cattleya viene dal cinema, ci racconta questa vostra prima avventura televisiva?
Maurizio Tini: La Cattleya nasce appunto per fare cinema ed è sempre stata attenta a realizzare produzioni di qualità per quel settore, ma ci siamo detti che è possibile fare delle cose interessanti anche in televisione, così ci siamo lanciati in questa nuova avventura, guardandoci intorno, esaminando soprattutto le produzioni non italiane e cercando di inserire la giusta dose di innovazione che possa permettere al pubblico di abituarsi gradualmente a linguaggi diversi. Pensiamo che ci sia tanto lavoro da fare ed è quello che stiamo facendo da tre o quattro anni a questa parte.
Una domanda ai due protagonisti: ci raccontate un po' i vostri personaggi?
Enzo Iacchetti: Sono due poliziotti anomali: uno è schivo e sta in ufficio, perchè ha avuto un problema con le armi; l'altro, al contrario è il fenomeno della questura, nel senso che agisce sparando a destra e a manca, è un uomo del west. E questi due tipi così diversi si trovano a condurre la stessa indagine senza saperlo, ed insieme non sono mai convinti di fare bene, mentre separatamente sì. E infatti litigano per tutto il film, anche se poi diventano amici. C'è anche un aspetto sentimentale che li separa... Comunque in definitiva si tratta della coppia classica, con un forte contrasto tra il timido precisino che non ce la fa con le donne, che ha paura di tutto, e poi c'è quello forto che ha dei sentimente dentro, chiusi, e non li tira fuori perchè è molto sbruffone. E ora passo la parola al Nastro d'Argento...
Ezio Greggio: Grazie, grazie. Confermo quello che ha detto Enzo: mi sembra una storia molto carina e voglio anche ringraziare Andrea Giudici, uno dei pezzi grossi dell'azienda, che ci ha messi al corrente di questa opportunità; è stata una bella lavorazione in cui tutti hanno dato il meglio e noi abbiamo cercato di portare la nostra professionalità... Purtroppo l'ha girata Carmine Elia [scherza]. Io credo abbia avuto da bambino un problema con le ferrovie dello stato, perchè ha messo carrelli dappertutto, anche per andare in bagno avevamo un carrello, eravamo sempre timorosi di questo carrellamento. Scherzi a parte, è stato davvero molto bravo.
Di chi è stata l'idea di questo prodotto?Ezio Greggio: Di Mediaset/Scheri/Cattleya.
Maurizio Tini: Ha avuto una gestazione lunga e laboriosa, perchè l'intenzione iniziale, condivisa tra noi e Mediaset, era di lavorare su un punto di partenza preciso: la strana coppia di poliziotti, quello che, mi hanno insegnato, è un Buddy Cop. Quindi il film La strana coppia insieme al poliziesco. Nasce da un'idea di Carlo Bellamia, Carlo Sigoni e Vinicio Canton ed è stato poi sviluppata ed ha preso una direzione molto più precisa quando sono entrati nell'operazione Ezio ed Enzo, che l'hanno fatto a tutto tondo, tanto da poter dire che si tratta di un lavoro collettivo in cui ognuno ha messo del suo nello specifico del proprio mestiere, e trovo che un pregio del film sia l'equilibrio che è stato trovato tra tutte le componenti.
Si tratta di un lavoro di coppia e la coppia è un classico della comicità: quanto conta l'affiatamento tra voi due, l'improvvisazione e l'arricchimento del testo scritto?
Ezio Greggio: Ovviamente l'affiatamento conta in una storia, ma per poter aggiungere, per poter dare un tocco d'improvvisazione in più, è necessario avere una storia forte, un canovaccio che regga. Questa è una storia che aveva una grande forza già nello script di partenza e quindi è normale che essendo abituati a guardarci in faccia e capire dove va a parare l'altro, la battuta in più salta fuori.
Nella vita privata vi frequentate al di là del lavoro? Che tipo di rapporto c'è tra voi e le vostre famiglie?Ezio Greggio: La nostra è un'amicizia vera, come immagino si possa notare. Quando finiamo la trasmissione, ci sentiamo abbastanza spesso, ma ci vediamo un po' meno perchè ognuno ha impegni diversi. Ma quando ne abbiamo la possibilità lo facciamo sempre con grande piacere. Ogni tanto facciamo anche delle vacanze insieme.
Enzo Iacchetti: Per la gioia dei paparazzi! Le facciamo, ma non diciamo dove, anche se lo scoprono subito.
E' stata costruita su di voi la storia? Chi ci ha lavorato aveva in mente i vostri volti?
Maurizio Tini: Come dicevo la gestazione è stata lunga e abbiamo lavorato molto tempo senza avere ancora in mente a chi chiedere di interpretare i protagonisti, ma si era ancora in una fase preliminare che ci è servita per trovare il giusto equilibrio tra i vari elementi. Ci sono state versioni preliminari in cui c'era più farsa e meno poliziesco e così via. Nel momento in cui Ezio ed Enzo sono arrivati, siamo entrati nella fase definitiva della sceneggiatura. Bonifacci quindi ha scritto sapendo chi sarebbero stati i due poliziotti.
Signor Bonifacci, quanto di quello che lei ha scritto è stato rielaborato dai due fantasisti?Fabio Bonifacci: La mia intenzione, poi diranno loro quanto è riuscita e quanto no, era che loro non dovessero avere tanto bisogno di manipolare, cioè che potessero aggiungere se ne avessero avuta voglia o se fosse venuta l'idea giusta. Ma volevo metterli in condizione di recitare anche il testo che avevo scritto in modo che corrispondesse al loro stile.
Enzo Iacchetti: In realtà il film alla fine durava 136 minuti, perchè Carmine non fermava mai le macchine ed io ed Ezio, non sentendo lo stop, continuavamo anche una volta finito il copione di Fabio. Così si è trovato a dover tagliare 30 minuti in fase di montaggio ed è il lavoro più difficile. In realtà il testo è proprio quello scritto da Bonifacci, a parte qualche gag che nessuno avrebbe avuto il coraggio di tagliare.
Fabio Bonifacci: Non li conoscevo di persona, ma si tratta di due personaggi pubblici con una grande visibilità, quindi conoscevo le loro attitudini ed ho cercato di cucire i personaggi su di loro.
Signor Iacchetti, c'è stato qualche problema con l'azienda riguardo la fiction precedente, come avete ricucito?
Enzo Iacchetti: In realtà non c'è stato niente di serio. Scheri è mio amico, in Mediaset sono tutti miei amici, c'è stata una piccola discussione, ma io non tradisco l'azienda. Ogni tanto se ci sono dei problemi, parlo dall'interno anche per essere un po' considerato. Ogni tanto ho questa sensazione di essere un po' abbandonato, ma in questo periodo per esempio non ce l'ho... Poi magari se non facciamo la serie, mi torna [scherza].Sono felice di aver fatto questa cosa perchè io nasco attore, poi ho il privilegio di fare Striscia la notizia con Greggio. Però mi piace recitare, quindi quando mi si propone di farlo, mi passano tutti i malumori.
Una domanda sulla serie: sarà conservata l'ambientazione milanese? Quanto conta per voi girare a Milano, sia dal punto di vista della logistica che dell'ispirazione vostra?
Ezio Greggio: Siamo felici di girare a Milano anche perchè facciamo Striscia nel periodo in cui giriamo la serie. Quindi durante il giorno realizziamo il film e la sera siamo in onda. Milano è una location magica, poi gireremo anche in inverno, quindi avremo queste atmosfere un po' ovattate, particolari, con quella nebbia che sembra polenta, che ti costringe a mettere dei ventilatori per fare un primo piano. Mi fa molto piacere girare a Milano e per esempio l'anno scorso ha fatto un film a Roma mentre facevo Striscia ed è stato molto più pesante, quindi ben venga Milano.
In Arma letale l'equilibrio tra i due personaggi si basa sulla contrapposizione ed alla fine ognuno impara dall'altro. Nella serie questo equilibrio non si può sciogliere, altrimenti si concluderebbe, quindi come verrà gestita la storia?
Fabio Bonifacci: Questi due personaggi, secondo me, hanno una potenzialità di conflitto e di ricombinazione tra loro praticamente infinita. La loro diversità, la loro posizione in tutto, la forte competizione, ma anche la sottile invidia, perchè ognuno rappresenta quello che all'altro manca, l'avere una storia d'amore in comune, la rivalità per contendersi il successo nel loro piccolo mondo di lavoro... Insomma hanno una tale varietà di elementi che veramente l'ultimo dei problemi per me, visto che sto iniziando a pensare ai possibili sviluppi, è trovare idee sul loro futuro rapporto. E' chiaro che continueranno ad essere quello che si vede nel film ed avranno un'amicizia combattente.
Maurizio Tini: Gli elementi di cui parla Fabio sono anche complicati dal fatto che nel film sono diventati amici. L'amicizia potenzia le possibilità di conflitto.
Come mai avete scelto ancora una volta degli esponenti delle forze dell'ordine, che sono stati analizzati in tutte le loro forme?
Fabio Bonifacci: In questo caso non è stata una mia scelta, perchè l'idea c'era già; devo dire però che io da sempre volevo fare una cosa comica sui piliziotti o sulle forze dell'ordine in generale. E' una cosa che mi ha sempre stimolato e secondo me non è un tema così sfruttato, almeno dal punto di vista della commedia unita all'azione. Molto spesso è raccontato come un mondo di persone che dalla mattina alla sera si battono per debellare i mali del mondo, mentre la loro normalità, il fatto che come tutti il venerdì pensino a staccare per portare la famiglia al mare, o perchè devono vedere la nuova fiamma, ecco, questo è meno raccontato. Io peraltro ho il papà che è stato appuntato dei Carabinieri, quindi da bambino, negli anni sessanta, quando i miei non sapevano dove mettermi mi lasciavano spesso in caserma. Era un'Italia più genuina e ruspante e credo che ora non capiti più, quindi fin da bambino ho conosciuto il mondo degli uomini in divisa come un mondo di persone normali e mi piaceva raccontare questo. Inoltre sono da sempre un fan dell'ispettore Clouseau e mi ha fatto piacere cimentarmi con dei poliziotti che fanno ridere.
Signor Greggio, quanto è stato importante aver fatto Il papà di Giovanna con Avati, è un momento di rilancio di lei come attore?Ezio Greggio: Sinceramente credo che il termine rilancio non mi appartenga, perchè ho sempre continuato a fare l'attore, prima di film divertenti ed ora con questa parentesi con Pupi, che mi disse di ritenere che avessi anche i ruoli drammatici nelle mie corde. Non sono assolutamente un comico pentito, tanto da aver realizzato questo film, ne faremo la serie, ho in ballo un'altra commedia per il cinema... Così come ho in programma altre storie drammatiche che farò volentieri. Credo che l'importante sia di fare belle storie, indipendentemente dal genere.
E' un momento meraviglioso, dal premio al festival di Taormina al Nastro d'Argento, al Globo d'oro, ma continuerò a fare la commedia. Se poi è con il mio socio Enzino, vado doppiamente felice sul set perchè passiamo bei momenti anche quando non giriamo.
Entrambi avete tenuto a sottolineare di essere attori. Ormai le differenze sono meno nette, ma se venisse oggi qualcuno da Marte che non vi conosce, come vi definireste?
Enzo Iacchetti: Io lotto da 25 anni per avere un pedigree diverso, ma poi per la gente sono solo quello vicino ad Ezio che fa Striscia. Questo fa parte della cultura italiana. Io ho fatto decine di opere teatrali e nessuno mi ferma per dire "che bravo che sei stato in Producer!" di cui ho fatto la versione italiana da protagonista. Trovo invece sempre gente che mi chiede quando torniamo a fare Striscia, ma questo non mi ferma. Per noi comici è molto più facile fare i drammatici, perchè è più difficile far ridere. La gente si stupisce che Ezio faccia un film con Avati e sia bravo, ma è normale, sono sicuro che per lui è stato facilissimo. In America devi saper fare tutto: cantare, ballare, far ridere e piangere, e non si stupisce nessuno se Robin Williams passa dalla commedia ad un ruolo drammatico, mentre qua dobbiamo sempre lottare per un riconoscimento. Io me la prendo di più, invece Ezio è riuscito a dimostrare quello che vale.
Carmine Elia: Vorrei aggiungere qualcosa riguardo a questo aspetto: anche per me da regista è molto più facile dirigere un comico che deve fare una parte drammatica che viceversa. E' facile prendere un attore che ha una vena di commedia innata a tirarne fuori qualcosa di diverso, mentre è molto più difficile avere un attore drammatico che deve far sorridere.
Purtroppo facciamo troppe cose schematiche. In questo film il mio divertimento è stato proprio di giocare con loro e scoprire sfumature, con una sceneggiatura finalmente scritta in modo serio, con uno schema ben preciso in cui loro erano liberi, ma all'interno di uno steccato. E questo mi ha permesso di dedicarmi all'aspetto tecnico, di usare appunto i carrelli e raccontare con le immagini.
Anche la Liskova è stata una rivelazione. Rimarrà nella serie?
Ezio Greggio: Assolutamente sì! Io ed Enzo l'abbiamo voluta a tutti i costi. E' una bravissima attrice ed una compagna di lavoro simpatica e piacevole.
Sin dal titolo il film ricorda le coppie storiche del cinema. A quali vi ispirate?
Ezio Greggio: Direi che ci ispiriamo a tutte, nel senso che il nostro paese ha avuto delle coppie straordinarie: Totò e Peppino, Vianello e Tognazzi, ma anche quelle si formavano in occasione di un film, come Sordi e Manfredi, ed anche quelle che sono state un po' bistrattate come Franchi e Ingrassia... Le ispirazioni vengono sempre dall'alto e con questi grandi esempi del passato, è ovvio guardare a tutti. Ed anche grandi personaggi come Vittorio Gassman, che una volta ci venne a trovare a Striscia e volle presentare le ragazze enfatizzando il mio "veline" con ilsuo tono inconfondibile. Tempo dopo in un'intervista gli venne chieso chi erano secondo lui i migliori comici italiani e lui citò me e Iacchetti, un omaggio di cui lo ringraziamo. E quindi quando in onda chiamo le veline il quel modo particolare vuole essere anche un omaggio ed un ricordo al grande Vittorio.