Il 31 marzo 2021 l'attore scozzese Ewan McGregor spegne cinquanta candeline. Lungo la sua carriera ha avuto modo di collaborare con grandi autori del panorama internazionale (come Woody Allen, Roman Polanski o Peter Greenaway) e interpretare ruoli indimenticabili. Dal protagonista di Big Fish - Storie di una vita incredibile, di Tim Burton, sino al giovane Obi-Wan Kenobi nella trilogia prequel di Star Wars. Tutti lo ricordiamo anche per la sua partecipazione in Trainspotting o l'indimenticabile prova canora in Moulin Rouge!.
Ewan McGregor si è sempre prestato a progetti di diverso genere senza risparmiarsi, tanto sui grandi film drammatici quanto ai recenti cinecomics. Infinity ha dedicato all'attore una collection che presenta alcuni tra i titoli meno celebrati tra quelli interpretati dall'attore. Film che però riescono a mettere in luce il suo carisma poliedrico e che spesso meritano di essere riportati alla mente e agli occhi degli spettatori. Abbiamo quindi deciso di porgere (a distanza) i nostri personalissimi auguri di buon compleanno a Ewan McGregor consigliando cinque film da rivedere (proposti in ordine cronologico), tra quelli presenti nel catalogo online della piattaforma, troppo spesso sottaciuti o dimenticati.
1. L'uomo che fissa le capre (2009)
Tratto da un'incredibile (nel senso letterale del termine) storia vera, L'uomo che fissa le capre è una commedia dell'assurdo in cui un giornalista (il nostro Ewan McGregor) dovrà indagare su un'unità dell'esercito statunitense che sta sperimentando la telecinesi come arma. Spalleggiato da attori di tutto rispetto come George Clooney, Jeff Bridges e Kevin Spacey, McGregor deve tenere loro testa in una sorta di sfida attoriale a chi riesce meglio nel ruolo dello "scemo del villaggio". Il film venne presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia e fu fortemente voluto da Clooney che non solo ha ricoperto il ruolo principale, ma si è occupato anche della sceneggiatura insieme al suo fidato amico Grant Heslov (che del film è anche regista). L'uomo che fissa le capre è una pellicola bislacca e dai toni grotteschi, che strizza l'occhio all'ironia dei fratelli Coen senza dimenticarsi di fare i conti con la satira pungente legata alla follia psicologica della guerra. Soprattutto, però, quello che emerge chiaramente è la descrizione spietata e cruda di un mondo ormai schiavo delle sue stesse paranoie. L'ossessione per il controllo e il timore di dover fare i conti con il diverso sono i temi principali del film che, in maniera non proprio ottimistica, rendono l'opera ancora decisamente attuale.
2. Il cacciatore di giganti (2013)
La favola di partenza è conosciuta praticamente da tutti, stiamo parlando di Jack e la pianta di fagioli. Ciò che però forse non tutti sanno, è che in cabina di regia di questa sorta di trasposizione kolossal e ricca di effetti speciali vi è Bryan Singer. Regista di numerosi cinecomics, tra cui molti capitoli della saga degli X-Men, Singer prova a rivisitare un grande classico secondo un'estetica più pop e contemporanea. L'esperimento è interessante anche se probabilmente riuscito solo in parte. Il cacciatore di giganti diventa quindi una sorta di grande produzione dalla forma quasi videoludica in cui però la componente umana viene restituita dalle interpretazioni degli attori. Ewan McGregor si mette in gioco in tutto e per tutto e riesce a dare al suo personaggio una sfumatura di sincerità: così come Elmont infatti (questo il nome del ruolo che interpreta) dovrà addentrarsi in un'avventura lontana dalla sua quotidianità, anche McGregor si cimenta in una produzione decisamente singolare o quanto meno mai sfiorata nel corso della sua carriera. Il film risente un po' della lunga gestazione in fase di sceneggiatura (il progetto era stato affidato a un altro team creativo e poi, in corso d'opera, spostato nelle mani di Singer) e ai tempi dell'uscita fu criticato anche abbastanza duramente. Tuttavia rimane un lavoro per famiglie più che dignitoso per quelli che sono i suoi scopi e rappresenta una nuova, ennesima, sfida interessante per il camaleontico attore scozzese.
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3 Gli ultimi giorni nel deserto (2015)
Diretto da Rodrigo García, Gli ultimi giorni nel deserto è probabilmente il film meno conosciuto tra quelli interpretati da Ewan McGregor. Il ché è un vero peccato data la natura decisamente interessante dell'opera e l'interpretazione dell'attore. La storia è tratta dal Vangelo. L'episodio si riferisce ai quaranta giorni di Gesù trascorsi nel deserto, a fare i conti con se stesso e soprattutto con le tentazioni del diavolo. McGregor interpreta un Messia stanco, insicuro e tormentato in quello che risulta un vero e proprio tour de force. L'aspetto più curioso però, è che l'attore viene anche chiamato per dare volto a Satana. Così, l'idea del regista di usare questo passaggio preciso della religione per portare sullo schermo la costante e quotidiana lotta tra il Bene e il Male che convivono all'interno di ogni individuo, si tramuta in una forte crisi di identità con la quale è necessario fare i conti. García non è sicuramente nuovo a queste riflessioni (basti pensare che il titolo precedente a questo, da lui diretto, è il celebre Albert Nobbs, dove un'incredibile Glenn Close interpretava una donna "costretta" a mascherarsi da uomo), eppure la regia cinica e spietata con cui ingabbia un Gesù decisamente umano a fare i conti con i limiti terreni sorprende e convince. Nel cast è presente anche Tye Sheridan, l'attore che interpreterà successivamente il protagonista di Ready Player One, di Steven Spielberg.
American Pastoral (2016)
Arrivato un po' all'ultimo minuto per provare a salvare un progetto che altrimenti sarebbe naufragato, per il suo esordio alla regia Ewan McGregor decide di trasporre sul grande schermo uno dei romanzi più amati e celebrati degli ultimi vent'anni. Ovviamente parliamo del capolavoro di Philip Roth, Pastorale americana, libro che valse all'autore il premio Pulitzer alla narrativa nel 1998. La sfida, va da sé, è mastodontica. Non solo perché il rischio di incappare in accuse di lesa maestà è molto alto, ma anche perché si tratta davvero di un romanzo complesso, stratificato e difficile da adattare. In più, McGregor non si era ancora mai confrontato con la regia e in questa sfida ricoprirà anche il ruolo di protagonista. Sicuramente American Pastoral presenta qualche problema e il confronto con il romanzo di partenza risulta, ahinoi, abbastanza impietoso. Eppure è impossibile non lodare il coraggio e l'impegno del regista che trasuda a ogni singolo fotogramma. Soprattutto nella direzione del cast, si sente che McGregor ha una marcia in più riuscendo a ottenere il meglio dai suo colleghi.
5. Doctor Sleep (2019)
Adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Stepehn King che, a sua volta, era il sequel del più celebre Shining scritto dal medesimo autore, la domanda che sorge spontanea in merito a Doctor Sleep prima e durante la visione è: si tratta della trasposizione del romanzo, oppure del sequel del capolavoro di Kubrick? Questo cortocircuito interno al lavoro diretto da Mike Flanagan non solo è probabilmente l'aspetto più interessante del film, ma viene anche ampiamente nutrito dal regista stesso. Doctor Sleep è infatti un film decisamente troppo prolisso e poco calibrato. Eppure, a una prima parte più "fedele" e meno brillante (almeno da un punto di vista cinematografico), ne fa seguito una seconda che respira, omaggia, restituisce ottimo cinema fotogramma dopo fotogramma. Nella seconda metà si torna infatti a fare i conti con l'Overlook Hotel e, di riflesso, con il "fantasma" di Kubrick. Ewan McGregor ha il difficile compito di dare volto al fu bambino Dan Torrance. Sono passati circa quarant'anni dalle disavventure con suo padre Jack (il film si apre proprio nel 1980, anno di uscita del lungometraggio di Kubrick) e tutti gli incubi e turbamenti psicofisici vissuti in quei giorni hanno portato l'uomo a trascurarsi e a cadere nella tentazione dell'alcool. La fuga dalla realtà "funziona" finché però, volente o nolente, bisognerà tornare a fare i conti con il proprio passato e con sé stessi. Il discorso vale alla stessa maniera anche per Doctor Sleep in quanto film: può provare ad affermarsi come tale, ma prima o poi dovrà relazionarsi con l'ingombrante presenza del predecessore. Ewan McGregor si cimenta con grande serenità e disinvoltura anche nel cinema horror, dimostrando ancora una volta ottime capacità di adattamento e uno spirito intraprendente.
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