Everyphone Everywhere, la recensione: 24 ore senza smartphone

Cosa accadrebbe se ci dimenticassimo a casa lo smartphone per 24 ore? È questo che si chiede Everyphone Everywhere di Amos Why, in concorso al Far East Film Festival 2023, virando poi la narrazione su una bizzarra reunion scolastica per farci vedere quanto siamo dipendenti dai nostri dispositivi e quante sorprese (non sempre gradite) ci possono riservare.

Everyphone Everywhere, la recensione: 24 ore senza smartphone

Non possiamo che iniziare la recensione di Everyphone Everywhere di Amos Why (che non va confuso con l'Everything Everywhere All at Once degli Oscar), titolo cantonese in concorso al Far Film Festival 2023, con la domanda da cui parte la trama del film, ovvero se potremmo resistere 24 ore senza smartphone, dimenticandocelo a casa e non potendo più tornare indietro a prenderlo fino alla sera. È quello che accade al protagonista della pellicola, a cui succede proprio nel giorno di un importante pranzo. Ben presto però la commedia si rivela non solo una riflessione sul nostro rapporto con la tecnologia oggi ma anche una serie di molte altre storie (solo) apparentemente "sconnesse" con la prima.

Una giornata smartphone free

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Everyphone Everywhere: un'immagine del film

La trama di Everyphone Everywhere però ben presto, un po' furbescamente e un po' poco fluidamente, come dicevamo, si dirama in più storyline che fanno capire al pubblico che quella del protagonista non è solamente la sua storia, ma anche quella di due suoi vecchi compagni di liceo con cui si era ripromesso di fare un pranzo-rimpatriata 25 anni dopo con determinate regole. Un film nostalgico e allo stesso tempo estremamente attuale, che vuole far riflettere su quanto siamo dipendenti dalla tecnologia oggi, proprio a partire dai cellulari che non sono più solamente tali ma hanno la nostra vita quotidiana al loro interno e ci permettono (o costringono) ad essere costantemente connessi col mondo. Oramai siamo abituati a cercare qualsiasi cosa su Google se abbiamo un dubbio, così come affidarci allo smartphone per qualsiasi necessità, che sia un indirizzo o un ristorante. Se si è fuori casa esiste un app che può risolverci la vita, siamo abituati a non memorizzare più nulla di importante come i numeri di telefono o le password, ed a recuperarle sempre attraverso quel maledetto/benedetto marchingegno (c'è una scena estremamente comica a riguardo nel film).

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Una reunion scolastica sui generis

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Everyphone Everywhere: una foto del film

Le rimpatriate scolastiche, lo sappiamo, sono spesso traumatiche. In questo caso però si tratta di qualcosa di particolare e molto intimo organizzato da un trio di amici inseparabili tra i banchi di scuola. Ritrovarsi dopo 25 anni dal vivo e non tramite social network per vedere com'è realmente cambiata la propria vita può essere debilitante oppure affascinante. Ognuno dei tre, incluso il protagonista, si porta dietro alcune questioni irrisolte da quegli anni, insieme ad altri problemi da risolvere a casa con i rispettivi coniugi e figli, la nuova generazione che mai avrebbero pensato di procreare all'epoca. In questo caos di sentimenti, recriminazioni e colpi di scena, è spassoso vedere come il protagonista debba ingegnarsi per riuscire a recuperare le informazioni che gli servono dal proprio smartphone rimasto a casa. Non solo: Everyphone Everywhere ci ricorda anche come siamo sempre tutti controllati proprio attraverso i nostri device: le nostre ricerche più frequenti, cosa diciamo agli amici, e così via. Tra inquietudine e (tragi)commedia, il film si dipana in tante storie quotidiane che potrebbero essere tranquillamente anche le nostre, ma che alla fine si rivelano ben (inter)connesse con l'assetto culturale locale dove la tecnologia è decisamente più avanzata della nostra.

In tempo di pandemia

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Everyphone Everywhere: una sequenza del film

È interessante notare come il film sia stato girato durante la pandemia - infatti i personaggi indossano ancora le mascherine e si vedono anche alcune restrizioni ancora in corso. Aver deciso di ambientarlo nel periodo che ci stiamo lasciando alle spalle è forse un modo per testimoniare l'aumento della nostra dipendenza dalla tecnologia, dagli smartphone, dai device, dai social media e dai social network durante quegli anni in cui spesso erano il nostro unico modo per abbracciare il prossimo, ovvero virtualmente. Amos Why dopo un indie drama, un thriller e una commedia romantica, per il suo quarto lungometraggio sceglie una commedia quotidiana che funziona nell'incastro finale di storie e nel loro approccio singolo, mentre riesce meno nell'averlo impostato e presentato inizialmente solo come una storia di detox tecnologico forzato.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Everyphone Everywhere rispondendo alla domanda iniziale e dicendo che si può vivere 24 ore senza smartphone, nonostante al protagonista gliene capitino di tutti i colori. Con lui ci si diverte, si riflette sulla nostra dipendenza quotidiana dai device e da internet, e pian piano ci si incuriosisce sul capire come le varie storie apparentemente indipendenti si incastreranno. Nonostante la confusione iniziale sulla storia (o le storie) a cui stiamo assistendo.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • La riflessione sulla nostra dipendenza dagli smartphone e da internet.
  • L’autoironia su una giornata device free.
  • Come le varie storyline si incastrano alla fine.

Cosa non va

  • L’aver inserito altre storie rispetto a quella del protagonista stona con la premessa iniziale.
  • L’idea della reunion scolastica privata funziona ma anche in questo caso è un po’ sbilanciata col resto.