L'autrice degli albi originali di Ernest & Célestine è stata lungamente corteggiata per cederne i diritti e realizzare una serie televisiva, ma Gabrielle Vincent ha sempre opposto, in vita, una strenua resistenza. Nel 2008, però, otto anni dopo la morte della scrittrice-illustratrice, la Casterman, casa editrice che ne deteneva i diritti, ha optato per la serie animata in TV, ma il produttore Didier Brunner li ha contattati con la controproposta di un lungometraggio per il cinema. L'accordo è stato stretto e ora il sogno del produttore di Appuntamento a Belleville è stato realizzato, anche grazie a un altro appassionato degli albi della Vincent: il celebre scrittore Daniel Pennac.
Nella cornice di Palazzo Farnese, ambasciata di Francia, si è tenuto l'incontro con la stampa che ha visto protagonisti Pennac, autore della sceneggiatura e Claudio Bisio, voce di Ernest nel doppiaggio italiano.
Come si è distaccato dal mondo originario della Vincent?
Gli albi di Gabrielle Vincent erano quadretti, storie molto brevi che raccontavano momenti idilliaci, come La visita al museo, Celestine è malata e così via. Illustrano l'idealizzazione del rapporto tra un adulto e un bambino che portano avanti una convivenza perfetta. Però è impossibile realizzare un lungometraggio partendo da questi momenti, visto che l'universo è già idilliaco. Per valorizzare questo paradiso dovevo far emergere i protagonisti da un inferno personale. Célestine dovrebbe diventare dentista ma vuole dipingere, mentre Ernest non vuole fare il giudice... ma diventare Claudio Bisio! (ride)
Lei ha portato a teatro più di un lavoro tratto da Pennac. Cosa ha trovato di Pennac in questa storia? Claudio Bisio: Ho ritrovato molto, visto che posso dire di conoscere quasi l'opera omnia di Daniel Pennac. Il suo mondo nasce da contrasti, da scontri quasi razziali. Pennac vive a Parigi, non so se lì hanno la Lega o cose di questo genere (ridendo, ndr) ...però, ecco, mi sembrano anche temi molto attuali.
Sembra che il tema di fondo del film sia la paura dell'altro. Daniel Pennac: La paura è la passione della mia vita. Le cose peggiori che ci succedono provengono dalla paura, però anche grazie alla paura riusciamo a fare cose di cui non credevamo di essere capaci.Per quanto riguarda l'aspetto politico, invece, devo dire di trovare interessante l'inquietudine sociale che attraversa la favola. Ma questo proprio perché non voglio lanciare messaggi, detesterei un film o un romanzo riassumibile in un messaggio, perché non sarebbe un'opera d'arte. Al di là della sceneggiatura, che poi gli adulti possono leggere come vogliono (sul piano psicanalitico, sociale, politico, economico e così via), a me ha interessato il lavoro sull'animazione. Con l'acquarello, con delle pennellate che danno il movimento e il ritmo della storia. A cui si aggiunge la colonna sonora di Vincent Courtois! Purtroppo non ho visto totalmente il film doppiato e non posso giudicare l'appropriazione di Claudio del personaggio, perché sono molto curioso.
Com'è stato il lavoro con l'equipe di disegnatori?
Ho raccontato ai disegnatori lo script in due ore e loro sono restati in silenzio, seguendomi e prendendo appunti. Almeno a me sembravano appunti, invece avevano praticamente realizzato lo storyboard di Ernest & Célestine.
Quali sono le voci originali?
Lambert Wilson per Ernest e Pauline Brunner per Célestine. È curioso che il padre della Brunner, il produttore del film, leggesse le favole di Gabrielle a sua figlia esattamente come facevo io con la mia. Noi eravamo gli Ernest e loro le nostre Célestine.
Ci può parlare dl romanzo di Ernest e Célestine di prossima uscita?
Sì, è molto diverso dalla sceneggiatura, non volevo che fosse la stessa cosa. La storia di Ernest e di Célestine si sviluppa come un meta-romanzo, visto che discutono con l'autore e anche il lettore interviene, lamentandosi del fatto che la narrazione si blocchi.
Daniel Pennac: Ora racconto uno scoop! Diciassette, diciotto anni fa, non so più in che città fossimo... Claudio doveva intervistare un autore che non si era presentato. Mi prega quindi di presentarmi al suo posto, anche se io detesto andare in tv. Comunque accetto e chiedo cosa dovessi fare: "Niente!" mi risponde "Assolutamente niente: ti siedi, io faccio le domande e tu non rispondi". Va bene, dico io, e mi promette che manderà qualcuno a prendermi poco dopo. In albergo si presenta poi questo tipo coi capelli lunghi, che bofonchia se ricordavo cosa dovesi fare e lo seguo fino allo studio, finché non capisco che era lui!
Claudio Bisio: Per la cronaca, il programma era "Mai dire goal!" e interpretavo Micio.
Che fine ha fatto il progetto di realizzare un film da un romanzo della saga dei Malaussène?
Claudio Bisio: Mi piacerebbe dire che dopo averci lavorato per anni, ci sto ancora lavorando. Però non è così, il progetto si è arenato per tutta una serie di traversie. Poi so bene che ci hanno già provato e Daniel era rimasto deluso dal risultato... so quanto ci tenga e, di conseguenza, voglio che si realizzi seguendo determinati criteri.
Daniel Pennac: Il problema dei Malaussène è che sono romanzi pochissimo descrittivi e pieni di metafore. Quindi la gente pensa di aver afferrato un'immagine, invece, manca il bersaglio. Poi si fissano sui messaggi e cose così, distraendosi dai punti essenziali e viene fuori un disastro. Ultimamente dei giovani ci stanno riprovando con Il paradiso degli orchi: il regista, Nicolas Bary, pensa per immagini, lavora direttamente sulle immagini, perché è immerso in questo mondo fin da quand'è nato. Ho letto la sceneggiatura, ho proposto delle correzioni e loro ne hanno accettato solo alcune, perché volevano subito iniziare a girare. Non so, però il loro entusiasmo mi fa ben sperare. Vedremo.