Eraserhead - La mente che cancella: dentro l’esordio di Lynch c'era già tutto Lynch

Il debutto, tornato sul grande schermo, è ancora oggi la sintesi artistica della sua percezione bipolare del mondo e forse il film migliore per sbirciare oltre il velo del suo cinema oscuro.

Locandina di Eraserhead - La mente che cancella.

Svelare l'enigma di David Lynch è stato uno dei passatempi più divertenti degli ultimi quarant'anni della vita di ogni cinefilo. Nessuno come il regista del Montana è stato la personificazione del mistero dietro l'ispirazione artistica legata alla Settima Arte, nonostante egli non sia mai stato un personaggio ermetico nel rapporto con gli altri o refrattario a raccontarsi, anzi. Lui, in prima persona, ha molte volte parlato di ciò che lo ispira. A dir la verità è stato anche quello che ha parlato dell'inutilità di discutere di un film.

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David Lynch sul set di Eraserhead - La mente che cancella.

La forza con cui quest'aura si è creata intorno a Lynch, sebbene alimentatasi nel corso degli anni grazie alla sua filmografia così unica, la si deve alla folgorazione collettiva rappresentata dal suo primo film, Eraserhead - La mente che cancella. Questo non solo per quello che la pellicola ha suscitato nello spettatore e nella critica al momento della visione, ma anche per tutto ciò ha continuato a suscitare. Questo ha interessato sia analisi di settore, sia interpretazioni provenienti da altre discipline e sia letture che avevano come scopo la scoperta di Lynch stesso.

Tutto ciò ha contribuito a rendere il film uscito del 1977 un oggetto di culto a 360 gradi, che ancora oggi rappresenta la quintessenza del cinema sperimentale nella sua accezione moderna, la chiave per cercare di entrare in sintonia con la percezione bipolare del mondo di Lynch e, in fin dei conti, la via preferenziale per provare a capire da dove provenga quella scintilla immaginativa da cui è nato (e ha continuato a rinascere) il suo universo visionario.

Eraserhead - La mente che cancella: il primo sguardo dietro il velo

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Jack Nance in Eraserhead - La mente che cancella.

David Lynch è un figlio degli anni '50 nordamericani, quindi del boom economico, del sogno della middle class manifatturiera con la villetta a schiera e il barbecue. Quello dell'americano self made man con il mondo nel taschino. Una realtà tranquilla, serena, confezionata, linda e pinta. Una realtà che il nostro, ci dice, nasconde qualcosa di diverso, basta soffermarsi sui dettagli, basta vedere le cose piccole da vicino, trovare le impercettibili chiavi d'accesso al perturbante. L'incubo intimo dietro il sogno artificiale, "la stanza accanto" che parla al regista, sussurrandogli visioni, suoni e luoghi.

Una dimensione doppia e parossistica che permette al giovane Lynch di vivere per quasi cinque anni come un padre di famiglia e anche come creatore di un allucinatorio lungometraggio sperimentale. Un lungometraggio che doveva essere un cortometraggio finanziato con una borsa di studio di appena diecimila dollari, ma che poi si è ampliato nella sua mente fino a raggiungere dimensioni inimmaginabili all'inizio. Un lungometraggio di cui il nostro ha fatto tutto e di tutto, arrivando a dormire sul set e spendendosi in qualsiasi lavoro potesse essergli utile a proseguire il suo proposito.

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Sempre Lynch, nei suoi trent'anni.

Eraserhead - La mente che cancella fu il primo sguardo dietro al velo, la prima possibilità di dare un'occhiata a ciò che cela la patina dell'America industriosa, dove le ansie di un uomo qualsiasi (come l'angoscia della paternità, la tensione sessuale verso il non consentito e il rifiuto nei riguardi del lavoro alienante e la famigliola tradizionale) diventano delle deformità oniriche impossibili da mostrare, se non attraverso il cinema. Il cinema è l'universo immaginativo dove poter rendere lucido l'incubo (o gli incubi) a patto che si deleghi all'ordine narrativo logico per far spazio per far emergere l'inconscio. Lynch lo sa e dà vita a qualcosa di diverso da tutto ciò che uno spettatore possa aver visto.

Il Lynch che sarà

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La prima Marilyn di Lynch.

Forse (anzi, probabilmente) questa unicità permette a Eraserhead - La mente che cancella di raggiungere il successo nonostante la sua natura non possa che farlo distribuire come un midnight movie. Dentro l'esordio di David Lynch c'è quasi già tutto Lynch, perché dentro il suo esordio Lynch è riuscito a raggiungere una sintesi tra la sua visione artistica e il suo modo di stare nel mondo. Da lì in poi queste cose non si sono più separate e, nonostante le evoluzioni e i ripensamenti, hanno sempre conservato la medesima matrice. Lo testimoniano non solo le tematiche affrontate, ma anche le ossessioni formali e le tecniche cinematografiche. In primis l'uso del sonoro ("il 50% di un film"), una delle grandi rivoluzioni nel cinema di Lynch insieme al montaggio e alla sovversione delle regole narrative canoniche. Anche in questo caso il film contiene già tutto, vantando un comparto in cui il regista e il suo storico sound designer Alan Splet ricrearono i rumori dell'industria di Philadelphia, flirtando continuamente con il confine che separa suoni diegetici ed extradiegetici. Il famoso colore sonoro che il regista del Montana utilizzava per creare la dimensione estraniante dei suoi incubi.

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Un'immagine emblematica di Eraserhead - La mente che cancella.

Nel film, insomma, troviamo proiezioni di ciò che sarà. Ci sono i freak che custodiscono il dono di percepire la bellezza nel mondo, tra i quali la prima delle sue molteplici Marilyn Monroe, martiri trasfigurate dall'oscurità, ma comunque ritratte per la propria sacra essenza. C'è la fecondazione dell'uomo (e del suo mondo) da parte delle macchine, che ululano, fischiano e fumano e che con il loro orripilante seme deformano la progenie, come si rivedrà nella famosa ottava puntata di Twin Peaks - Il ritorno. Twin Peaks sarà anticipata nella pellicola anche dai motivi interni di un teatro a cui mancano solo un paio di elementi per divenire una loggia nera ante litteram. Punto zero ed eterno ritorno, questo, ancora oggi, è Eraserhead - La mente che cancella.