Enzo, recensione: un grande Pierfrancesco Favino e la confusione giovane

Il film di Robin Campillo, da un progetto dello scomparso Laurent Cantet, è la storia di formazione di un ragazzo benestante che rifiuta gli agi della famiglia. Apertura della Quinzaine a Cannes 2025.

Eloy Pohu è il protagonista di Enzo

Cambia il contesto economico e sociale, ma i problemi degli adolescenti rimangono sempre gli stessi. Da I pugni in tasca di Marco Bellocchio a La rabbia giovane di Terrence Malick, il cinema ha sempre trovato un grande fascino nelle storie di teenager tormentati. Forse perché quel momento della vita di ognuno di noi è davvero speciale, anche se spesso chi ci si ritrova lo vive con uno spirito completamente differente. È quella fase in cui non si è più bambini, ma nemmeno adulti, e niente è ancora completamente definito. Un periodo di potenzialità assoluta: si può ancora diventare qualsiasi cosa si desideri. Il problema è capire cosa. È la stessa domanda che si fa il protagonista di Enzo, film di Robin Campillo scelto come apertura della Quinzaine des cinéastes 2025.

Enzo Elodie Bouchez Pierfrancesco Favino
Élodie Bouchez e Pierfrancesco Favino in Enzo

È quindi una storia di formazione quella di Enzo, progetto che inizialmente avrebbe dovuto essere diretto da Laurent Cantet, regista vincitore della Palma d'Oro nel 2008 con il film La classe, scomparso prematuramente ad aprile 2024 dopo una lunga malattia. Campillo, montatore di sei film del collega, ha quindi deciso, d'accordo con lui, di portare avanti l'opera. Lo stesso Cantet è una vecchia conoscenza del Festival di Cannes: nel 2017 ha infatti vinto, con il bellissimo 120 battiti al minuto, sia il Gran Prix che la Queer Palm. È quindi logico (e anche commovente) che il film venisse presentato in anteprima proprio sulla Croisette. A produrre è anche la nostra Lucky Red, che lo distribuirà prossimamente in Italia.

Una storia di formazione, dicevamo. Il protagonista (Eloy Pohu, all'esordio come attore) ha 16 anni e non sa quale sia il suo talento. Disegna bene, ama la musica, ma non ha una vera e propria passione verso cui indirizzare tutto il proprio impegno. Una cosa però la sa: non gli piace l'ipocrisia della sua famiglia. Padre professore universitario (Pierfrancesco Favino), madre ingegnere (Élodie Bouchez), Enzo è un ragazzo benestante: vive a La Ciotat, in una villa vista mare con piscina. Eppure ha deciso di fare il muratore. Questa scelta è incomprensibile per i genitori, specialmente per il padre.

Enzo e l'eredità di Luca Guadagnino

Enzo Film Pierfrancesco Favino
Favino e Bouchez in una scena del film

Ci sono almeno due temi interessanti e originali nel film di Campillo che meritano di essere sottolineati. Se per quanto riguarda la trama pura e semplice non ci sono grandi sorprese o novità (vediamo il protagonista confuso non soltanto sulla strada da intraprendere dopo il liceo, ma per quanto riguarda la propria identità), è inedito il desiderio di questo adolescente di tornare alla manualità, al contatto fisico. Lo dice lui stesso: i genitori vivono in un mondo astratto, fatto di parole, lui invece vuole fare qualcosa di pratico. Impilare mattoni e impastare il cemento gli dà un senso di sicurezza, di vita realmente vissuta. Non è un'idea campata in aria: moltissimi giovani oggi si sentono sommersi dai social, dall'apparenza di plastica, dalla distanza sempre più grande, anche fisica, tra le persone. Molti stanno quindi tornando a un passato "vintage" se vogliamo: il vinili sono tornati a essere oggetti del desiderio, così come vestiti usati e la passione per la cucina. C'è grande voglia di tangibilità.

Enzo Film Robin Campillo Eloy Pohu Maksym Slivinskyi
Eloy Pohu e Maksym Slivinskyi in Enzo

Il secondo elemento da notare è quanto sia stato grande l'impatto del film di Luca Guadagnino Chiamami col tuo nome nella cinematografia contemporanea. Nonostante nel nostro paese il regista sia ancora, inspiegabilmente, guardato con sospetto da molti, all'estero la sua influenza si nota sempre di più. Questo Enzo è un figlio diretto di quella pellicola: c'è un adolescente confuso, che si sente attratto da un ragazzo più grande (Vlad, muratore ucraino interpretato da Maksym Slivinskyi), una famiglia di intellettuali ricchi, un'estate calda, una piscina, i primi turbamenti erotici. E un padre molto attento: Pierfrancesco Favino offre la prova più intensa del film, con uno sguardo allo stesso tempo pieno d'amore e preoccupazione per un figlio che rinnega tutto ciò che è stato fatto pensando al suo bene. Bravissimo anche in francese, confermando ancora una volta il suo talento per le lingue.

Il film di Cantet non ha la stessa forza e non possiede la carica sensuale del film di Guadagnino, ma comunque tratteggia in modo sincero e senza retorica le angosce di un ragazzo che sente che la vita reale non si può trovare in un mondo senza difficoltà. Certo, lui può sempre contare sull'aiuto dei genitori, mentre Vlad è straziato da un paese in guerra, quindi, all'atto pratico, la distanza tra i due è enorme, ma almeno Enzo è un 16enne che si fa delle domande. E nel mondo di oggi, sempre più veloce e insensibile alle atrocità che vediamo scorrere ogni giorno sui nostri schermi, non è poco.

Conclusioni

Enzo è un film che piacerà a tutti gli amanti di Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, di cui potrebbe essere un figlio diretto. I turbamenti di un 16enne che non sa cosa fare dopo il liceo e quale sia la sua identità, ricordano molto quelli di Elio nel film del regista italiano. Vero e proprio percorso di formazione, Cantent racconta senza retorica e con sincerità un momento delicato nella vita di ognuno di noi e può contare su un'ottima prova di Pierfrancesco Favino.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • L'interpretazione di Pierfrancesco Favino.
  • L'amore con cui Campillo ha portato a termine il progetto del collega Cantet.
  • L'aver colto la voglia di un ritorno al contatto fisico di un'intera generazione.

Cosa non va

  • Il ritmo non è di quelli travolgenti.
  • La trama in sé non è particolarmente nuova o sorprendente.