Per anni ha raccontato il difficile mondo del business cinematografico da prospettive diverse ed inusuali: quella di Vincent Chase (interpretato da Adrian Grenier), giovane attore proiettato verso lo star system Hollywoodiano, quelle dei suo allegri e spensierati compari (un fratellastro e due amici d'infanzia, rispettivamente Kevin Dillon è Drama, mentre Kevin Connelly e Jerry Ferrara sono E(ric) e Turtle) e infine il punto di vista del potentissimo e tragicomico "super-agente" Ari Gold, il cui ruolo ha reso celebre e pluripremiato il perfetto Jeremy Piven. Una premessa forse superflua se consideriamo che ormai Entourage è all'ottava stagione e chi segue questa serie fin dall'inizio conosce perfettamente le (dis)avventure dei nostri anti-eroi, ma una promessa doverosa, considerato che ci accingiamo a commentare l'inizio della fine per una serie che sebbene non sia mai esplosa veramente presso il grande pubblico ha comunque rappresentato in pieno lo stile provocatorio e libertino della HBO. E se è vero che a più riprese ci è stato promesso che nel prossimo futuro Vince & company approderanno sul grande schermo con Entourage - The Movie, l'unica cosa davvero certa al momento è che questa ottava stagione televisiva sarà l'ultima e che al termine di questi brevi otto episodi questo dissacrante e autoironico resoconto dei vizi (nemmeno tanto nascosti) di Hollywood saluterà i suoi fan.
Tutto questo per dire che capita sempre più raramente di sapere con così tanto in anticipo quando una serie tv sta per trovare la sua fine naturale, e non si può fare a meno di provare una certa nostalgia anche se in fondo le ultime stagioni dello show non avevano quasi mai convinto del tutto, anche perché lo spirito dissacrante del primo periodo è andato col tempo ad affievolirsi. E' un trend che in parte viene confermato anche dai primi due episodi di questa stagione, Home Sweet Home e Out with a Bang, due episodi perfettamente in linea con la struttura e i temi tipici della serie, che ovviamente non rinuncia alle solite autoironiche comparsate di guest star eccellenti come per esempio il controverso comico Andrew Dice Clay (noto negli anni '80/'90 per le sue performance molto politically incorrect, spesso al limite del razzista e omofobico) che probabilmente sarà una presenza più o meno fissa della stagione visto il suo ruolo di coprotagonista al fianco di Drama nel buffo cartoon Johnny's Bananas, ma soprattutto la star di The Big Bang Theory, Johnny Galecki, evidentemente molto interessato a scrollarsi di dosso quell'aria da impacciato nerd. Anche per quanto riguarda il plot si prosegue su binari fin troppo conosciuti; le conseguenze del finale shock della stagione precedente, ovvero l'arresto di Vince per possesso di stupefacenti in seguito ad una rapida discesa nel baratro dell'autodistruzione, vengono archiviate fin troppo rapidamente, con Vince in perfetta forma dopo alcuni mesi passati in rehab e subito pronto a ributtarsi, senza colpo ferire, a capofitto nel lavoro e nella sua vita di sempre. Anche per gli altri sembra quasi di vivere un deja-vu: Drama è alle prese con un nuovo progetto e nonostante tutto per ora sia filato liscio come l'olio, dietro l'angolo c'è sempre il rischio che finisca come sempre a rovinare il tutto (e la "cattiva" compagnia di Dice di certo non aiuta); Turtle come sempre è incapace di trovare un equilibrio tra la vita professionale e quella affettiva, e soprattutto ancora non sa gestire il rapporto con una donna bellissima e di maggior successo rispetto a lui (giustamente Dice senza peli sulla lingua gli domanda quello che si chiedono un po' tutti gli spettatori "Ma quella modella bellissima è la tua ragazza? E prima non stavi con la figlia di Tony Soprano? Devi averlo come quello di un cavallo!"); anche Eric ha problemi sentimentali, il tormentato rapporto con la splendida Sloan (Emmanuelle Chriqui) sembra giunto inevitabilmente a conclusione e sebbene per E ci sia quantomeno il successo professionale (grazie alla nuova agenzia ideata con Scott Levin, l'ambizioso agente interpretato da Scott Caan) con cui consolarsi, è evidente che anche per lui non è un momento particolarmente felice. Lasciamo per ultimo il solito esplosivo Ari Gold, anch'egli intrappolato in una storia virata al rosa, con la recente separazione dalla "Signora Ari" e la confessione da parte di quest'ultima di aver intrecciato una relazione con un misterioso rivale. Ma questo mistero dura ben poco, visto che il fedele Lloyd, ancora traumatizzato da questa improvvisa separazione ("Siete perfetti insieme. Come Lady Diana e Carlo!"), vede la signora da sola nel ristorante Flay's ed una volta informato il capo, inizia una sorta di investigazione che porterà prima al sospettare di un cameriere e poi a scoprire la verità, ovvero che il "colpevole" è nienteopodimenoche il celebrity chef Bobby Flay, star televisiva dei programmi culinari USA e proprietario di una vera e propria catena di ristoranti in tutto il paese. La reazione di Ari merita da sola la visione dell'episodio (l'idea che potesse essere un cameriere era già troppo, ma evidentemente una celebrità è anche peggio) e siamo certi che anche nei prossimi episodio questa bizzarra storyline potrà regalarci altri momenti esilaranti, d'altronde è da tempo ormai che la buona riuscita degli episodio della serie è spesso affidata alla riuscita degli "Ari moments". Lascia così un po' di amaro in bocca sapere che già un quarto di questo finale di Entourage è già alle spalle, e sebbene il secondo episodio sia stato decisamente migliore del primo, troppo statico e monotono, viene comunque da chiedersi se e quando verrà affrontato quello che dovrebbe essere il cuore della serie, ovvero la carriera di Vince.La sensazione che rimane è sempre quella già espressa più volte negli anni passati, ovvero che la serie di Doug Ellin avrebbe avuto un bisogno di un vero e proprio cambio di format, passare ovvero dal formato da 25 minuti a quello classico da 50 di altri serial targati HBO (vedi True Blood, Boardwalk Empire - L'impero del crimine, Game of Thrones) conferendo così alle tante storyline maggiore respiro e donando più spazio ai tanti personaggi memorabili creati in questi anni.
Movieplayer.it
3.0/5