Ancora una volta, è stato l'anno de Il trono di spade. Un trionfo annunciato, quello per la sesta stagione della serie fantasy HBO, reduce dall'incredibile record della scorsa edizione (dodici Emmy su ventiquattro nomination), e che riconferma la mostruosa popolarità, anche fra la critica americana, delle sanguinarie avventure nei Sette Regni: altri dodici Emmy, fra i nove premi tecnici della settimana scorsa e i tre trofei ottenuti ieri notte, su ben ventitré candidature. Attualmente, con un impressionante bottino di trentotto Emmy vinti in sei anni, Il trono di spade può vantare il primato di serie TV più premiata di sempre dall'Academy of Television Arts & Sciences.
Ma andiamo a scoprire di seguito i momenti salienti della cerimonia per la 68° edizione degli Emmy Award, fra battute, discorsi di ringraziamento e omaggi doverosi, e ad analizzare l'elenco dei vincitori in una serata che ha regalato pochissime sorprese (prevalentemente fra gli attori supporter, categorie in cui è più difficile fare previsioni), replicando in più occasioni i vincitori delle passate edizioni, ma trovando posto pure per qualche importante novità del panorama televisivo.
L'inverno è arrivato (di nuovo): un'altra "sporca dozzina" per Il trono di spade
Dodici Emmy, dicevamo, proprio come l'anno scorso (fra l'altro, si tratta del record per il maggior numero di vittorie per una serie TV in un'unica edizione), inclusi i trofei come miglior serie drammatica (il secondo di seguito in questa categoria), per la regia di Miguel Sapochnik, al timone dello stupefacente episodio La battaglia dei bastardi, e miglior sceneggiatura per la medesima puntata. Autentico fenomeno di massa, capace di unire la potenza della narrazione e dei personaggi di George R.R. Martin con le sue innegabili qualità tecniche, Il trono di spade ha travolto la concorrenza, come da copione; il kolossal della HBO, tuttavia, dovrà saltare la prossima edizione degli Emmy per motivi di programmazione, lasciando finalmente spazio anche ad altri titoli meritevoli di attenzione. Ma prima di parlare degli altri vincitori, qualche parola a proposito dello show condotto dal presentatore Jimmy Kimmel (lui stesso, fra l'altro, in gara per l'Emmy con il proprio talk show).
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Uno show fra politica, commozione e... masturbazione
L'apertura, come da tradizione, ha rovesciato in parodia alcuni dei principali candidati, nello specifico il famigerato inseguimento in autostrada di O.J. Simpson e un 'passaggio' nell'auto presidenziale di Veep. In un election year, e a meno di due mesi di distanza dalle attesissime presidenziali americane, Kimmel non ha risparmiato qualche frecciata all'indirizzo del candidato repubblicano Donald Trump (e non è stato l'unico), prendendo di mira in particolare la cultura dei reality show, trampolino di lancio mediatico per il milionario con ambizioni da Presidente. Di natura diversa, invece, le battute nei confronti de Il trono di spade: "La televisione ha l'abilità di farci ridere e piangere, e durante certe scene chiave de Il trono di spade pure di farci masturbare. Ciao, Jon Snow!".
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Qualche gag, a dire il vero, è apparsa un po' fiacca e ripetitiva, come quella (peraltro già vista in passato agli Oscar) del cibo distribuito in sala ai vari invitati. Durante la serata, oltre al consueto segmento in memoriam, sono stati tributati poi due omaggi postumi a due grandi personalità televisive scomparse nei mesi scorsi: all'autore ed attore Garry Shandling, pioniere della comicità nella TV americana con il suo The Larry Sanders Show, e al regista Garry Marshall, creatore per il piccolo schermo di storiche sit-com come Happy Days e Mork & Mindy.
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Rami Malek miglior attore per Mr. Robot, fumata nera per House of Cards
La prima stagione di Mr. Robot, intrigante capolavoro trasmesso da USA Network, può festeggiare la sacrosanta vittoria dell'Emmy Award come miglior attore per il suo magistrale protagonista Rami Malek, vincitore grazie al ruolo del giovane hacker schizofrenico Elliot Alderson, nonostante la concorrenza del grande Kevin Spacey (a mani vuote per il quarto anno di fila). Malek ha suscitato le risate del pubblico quando ha aperto il suo discorso di ringraziamento citando una delle frasi chiave di Elliot: "Ditemi che lo vedete anche voi!". Forte di sei nomination, Mr. Robot si è portato a casa anche un secondo Emmy per l'elettrizzante colonna sonora di Mac Quayle. L'Emmy per la miglior attrice è andato invece a Tatiana Maslany, mattatrice della serie sci-fi Orphan Black, dove interpreta vari personaggi; per la Maslany si trattava della seconda nomination consecutiva per la serie. Kit Harington e Peter Dinklage, in lizza entrambi per l'Emmy come miglior attore non protagonista, si sono visti superare a sorpresa dall'australiano Ben Mendelsohn (non presente alla cerimonia), ricompensato per la sua intensa performance del tormentato Danny Rayburn nella seconda stagione di Bloodline.
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E neppure le tre attrici candidate per Il trono di spade hanno potuto nulla di fronte all'eterna beniamina di tutte le giurie dei premi, l'intramontabile Maggie Smith: alla leggendaria attrice britannica è stato infatti assegnato il quarto Emmy Award in assoluto della sua carriera, nonché la terza statuetta conquistata grazie alla parte dell'altezzosa Contessa Violet Crawley per la stagione conclusiva del serial in costume Downton Abbey, dieci nomination e tre Emmy in tutto (miglior attrice non protagonista, scenografia e acconciature). Nel corso della serata Jimmy Kimmel ha affettuosamente preso in giro Maggie Smith, che a dispetto delle quattro vittorie non ha mai ritirato di persona alcun Emmy durante le relative cerimonie, dichiarando: "Se vuoi il premio, alza il culo!". L'acclamato The Americans, per la prima volta in lizza nelle categorie più prestigiose, su cinque nomination ha portato all'incasso soltanto l'Emmy Award per Margo Martindale come miglior attrice guest star (il secondo consecutivo), sperando che almeno i suoi splendidi protagonisti abbiano occasione di rifarsi negli anni a venire. Delusione completa per Better Call Saul (sette nomination) e soprattutto per la quarta stagione di House of Cards, a mani vuote a dispetto delle ben tredici candidature.
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Verdetto unanime per American Crime Story, tra i film vince Sherlock
È stata la sorpresa televisiva dell'anno: una miniserie in otto episodi scritta, diretta e recitata superbamente, capace di adoperare la vicenda giudiziaria di un vecchio e arcinoto caso di cronaca per creare una messa in scena vibrante di tensione e per parlare delle contraddizioni tuttora al cuore della società americana, come il razzismo, il sessismo e la deriva del cosiddetto infotainment. Su ventidue nomination The People v. O.J. Simpson, prima stagione della serie antologica della FX American Crime Story, prodotta dal 'solito' Ryan Murphy, ha ricevuto nove Emmy Award: miglior miniserie, miglior sceneggiatura per l'episodio Marcia, Marcia, Marcia, miglior casting, miglior montaggio, migliori acconciature, miglior sonoro e ben tre statuette per i suoi interpreti: a cominciare da una strepitosa Sarah Paulson, ricompensata finalmente con un meritatissimo Emmy Award come miglior attrice per il suo ritratto del pubblico ministero Marcia Clark. La Paulson, alla sesta nomination e al primo Emmy, ha dedicato il premio proprio alla Clark, seduta fra gli invitati, e al suo "nume tutelare" Ryan Murphy. Courtney B. Vance, premiato come miglior attore per la parte dell'avvocato della difesa Johnnie Cochran, ha colto l'occasione per elogiare Barack Obama e Hillary Clinton, mentre l'eccezionale Sterling K. Brown ha ritirato, visibilmente commosso, l'Emmy come miglior attore non protagonista.
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Per quanto riguarda le altre categorie, la regista danese Susanne Bier ha conquistato l'Emmy come miglior regista per la miniserie di spionaggio The Night Manager, con Tom Hiddleston, in tutto due premi (miglior regia e colonna sonora) su dodici nomination. Regina King, già premiata lo scorso anno, ha bissato la vittoria dell'Emmy Award come miglior attrice non protagonista per la seconda stagione della serie antologica American Crime, quest'anno per la parte dell'autoritaria e classista madre di famiglia Terri LaCroix. L'Emmy per il miglior film TV è andato invece a Sherlock - L'abominevole sposa, nuovo capitolo delle avventure del detective interpretato da Benedict Cumberbatch (sei nomination e un secondo trofeo per gli effetti speciali). Fumata nera per il TV movie a sfondo politico All the Way, otto nomination ma nessun premio, mentre la seconda stagione di Fargo deve accontentarsi di due Emmy tecnici (miglior fotografia ed effetti sonori) su ben diciotto nomination. Idem per American Horror Story: Hotel, con due Emmy (costumi e trucco) su otto nomination.
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Nell'election year è ancora trionfo per Veep
E pure quest'anno, la tendenza degli Emmy alla ripetizione dei passati vincitori (quando possibile) appare quanto mai evidente nelle categorie riservate alle serie comiche. Lanciatissimo ai nastri di partenza con diciassette nomination, Veep, altro gioiello della scuderia HBO, replica la vittoria del 2015 come miglior serie comica e guadagna in tutto tre Emmy, inclusi quelli per il miglior casting e la miglior attrice. A tal proposito, ieri notte si è consumata una quinta, storica vittoria consecutiva per Julia Louis-Dreyfus, eletta ancora una volta miglior attrice grazie al suo ironico ritratto della Vice Presidente Selina Meyer; la Louis-Dreyfus, commossa, ha dedicato il trofeo a suo padre, scomparso venerdì. Altra conferma, quella per lo straordinario Jeffrey Tambor, premiato per il secondo anno di fila con l'Emmy Award come miglior attore per il suo toccante ritratto della transgender Maura Pfefferman nel dramedy Transparent; dal palco, Tambor ha espresso il proprio sostegno agli attori transgender affinché possano avere maggiori opportunità di lavoro.
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E poco prima Jill Soloway, creatrice della serie, si era aggiudicata il secondo Emmy consecutivo come miglior regista di serie comica, un premio che la Soloway ha dedicato alla comunità transgender. La seconda stagione di Transparent ha ottenuto in tutto tre Emmy (miglior regia, attore e scenografia) su dieci nomination. L'Emmy come miglior attore supporter è andato a sorpresa a Louie Anderson per Baskets, candidato per la prima volta e per un ruolo femminile: Christine Baskets, madre di una coppia di fratelli gemelli. Contro i pronostici anche l'Emmy per la miglior interprete non protagonista, attribuito a un'emozionatissima Kate McKinnon (una delle star del controverso reboot Ghostbusters) per i suoi sketch nel varietà Saturday Night Live, in cui ha raccolto grandi consensi grazie alla sua esilarante imitazione di Hillary Clinton; sempre per il Saturday Night Live, una settimana fa erano già state premiate in coppia Tina Fey e Amy Poehler come migliori attrici guest star. Infine, la statuetta per la miglior sceneggiatura è stata attribuita a Master of None, nuovo dramedy targato Netflix, in un'edizione in cui lo spazio per le novità è stato piuttosto ristretto.