Eleonora Giorgi, la storia fuori dal comune di un'icona del cinema italiano

Cinque titoli e cinque capitoli per raccontare una delle attrici simbolo degli anni '70 e '80, che ha attraversato il cinema italiano in lungo e in largo, entrando nell'immaginario collettivo per una bravura e uno spirito fuori dal comune.

Eleonora Giorgi in Borotalco.

Eleonora Giorgi è scomparsa per una malattia che la accompagnava da tempo. Condizione di cui non ha mai fatto mistero e, anzi, di cui ha parlato spesso e volentieri, com'era d'altronde l'abitudine di una donna e una professionista che non si è nascosta praticamente mai. Le sue sono state una vita e una carriera tempestose per diversi motivi, che l'hanno portata a rimettersi in gioco diverse volte, costringendola a reinventarsi e mettersi in discussione.

Eleonora Giorgi in una scena di Mani di fata (1983)
Eleonora Giorgi in una scena di Mani di Velluto.

La sua storia ci parla delle difficoltà di doversi affermare in un ambiente cinematografico com'era quello italiano a cavallo tra gli anni '70 e '80, che la voleva come una giovanissima sex symbol (lei stessa si è definita una "Lolita italiana"); di amori che l'hanno portata a confrontarsi con l'elaborazione di dolori profondi, come la perdita del suo fidanzato Alessandro Momo e l'accanimento dovuto alla rottura con Angelo Rizzoli. Evento che le precluse diversi ruoli di rilievo in un momento in cui sembrava potesse ottenere l'exploit a lungo rincorso. Momenti da cui si è risollevata grazie ad un'energia e un animo invidiabili, gli stessi che le hanno infine permesso di esprimere in toto una statura umana non comuni.

E per fortuna, perché il viaggio di Eleonora Giorgi ci racconta anche e soprattutto di un'attrice straordinaria, che ha lavorato con Federico Fellini, Dario Argento, Luciano Salce, Liliana Cavani, Alberto Lattuada, Steno e Carlo Verdone e che è riuscita ad entrare nell'immaginario collettivo con quasi 50 film all'attivo e due regie, l'ultima nel 2009. Una vita e una carriera non banali che potevano appartenere solamente ad una persona sensibile e talentuosa. Forse il segreto è stato proprio quello di non nascondersi mai. Abbiamo provato a ripercorrere la sua carriera delineando 5 tappe fondamentali con altrettanti film.

Storia di una monaca di clausura (1973)

Storia Di Una Monaca Di Clausura
Eleonora Giorgi in Storia di una monaca di clausura.

Eleonora Giorgi si affaccia nel mondo del cinema ad appena 18 anni, comparendo in dei ruoli piccolissimi in Roma di Federico Fellini e La tarantola dal ventre nero di Paolo Cavara. Quest'ultimo fu solo il primo di numerosi set di film erotici che l'attrice calcherà. La grande opportunità arriva con Storia di una monaca di clausura del 1973, diretto da Domenico Paolella, dove recita come protagonista al fianco di Catherine Spaak.

Una prova molto importante non tanto per la pellicola in sé, che si ascrive al filone conventuale molto in voga nel cinema italiano di quell'anni, senza andare molto oltre le solite tematiche sul rapporto conflittuale tra sacro e profano e il suo riflesso nella società e nella natura umana, quanto perché regalò un posto all'attrice nel panorama dell'epoca.

La sua Carmela riassume le caratteristiche che lanciarono la carriera di Giorgi, facendola diventare fin da giovanissima un oggetto del desiderio enigmatico e splendente. Una veste che l'attrice seppe non solo gestire, ma indossare con grande efficacia, cucendola, nel corso del tempo, addosso a donne molto diverse tra loro, spesso protagoniste di storie non solo drammatiche o erotiche, ma anche grottesche, come quella che la vita protagonista insieme a Paolo Villaggio in Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno di Luciano Salce.

Cuore di cane (1976)

La sua intraprendenza e poliedricità la porta a lavorare a pellicole estremamente particolari come Cuore di cane di Alberto Lattuada, un film di fantascienza dall'intento fortemente satirico, in cui divide le scene con niente poco di meno che Max von Sydow. Una prova che la vede al centro di un titolo estremamente cervellotico, che adatta l'omonimo romanzo di Michail Bulgakov, per parlare delle derive della scienza superomistica e il vuoto che porta a chi la insegue, oltre a denunciare le meschinità dei nuovi intellettuali padroni della tecnica economica, che utilizzano i poveri come cavie da laboratorio.

Cuore Di Cane
Eleonora Giorgi e Max von Sydow in Cuore di cane.

Un contesto quindi piuttosto complicato, ma che Eleonora Giorgi governa abilmente, regalando un'interpretazione tra il mestiere e la volontà di mettersi in gioco attraverso i generi. Generi come il poliziesco, protagonista di diversi suoi film successivi, film come Liberi armati pericolosi di Romolo Guerrieri (scritto da Fernando di Leo), L'ultima volta di Aldo Lado oppure Un uomo in ginocchio di Damiano Damiani.

La sua carriera che si è quindi notevolmente evoluta dopo il ruolo di Zina nel film di Lattuada, anche se è anche in questa fase è sempre la commedia (più o meno) sexy e i suoi derivati vari ed eventuali a costituire un posto sicuro per l'attrice romana. Filone che la porta alla prima collaborazione con Castellano e Pipolo in Mani di Velluto con Adriano Celentano.

Inferno (1980)

Inferno
Eleonora Giorgi in Inferno.

L'inizio degli anni '80 costituiscono un momento molto importante nella filmografia di Eleonora Giorgi grazie a due film sulle streghe incredibilmente diversi. Il primo è Inferno di Dario Argento, il secondo capitolo della Trilogia delle Tre Madri, in cui interpreta il ruolo di Sara, protagonista di una delle sequenze più riuscite (e probabilmente più terrificanti) della pellicola.

Si trattava di una produzione di pregio e un titolo di grande richiamo. In primis perché rappresentava l'operazione più attesa dell'intera carriera del regista romano maestro del brivido nostrano per eccellenza fino a quel momento perché arrivava appena dopo la consacrazione finale ottenuta grazie a Suspiria appena tre anni prima, più o meno.

Oltre questo, sul set come aiuto regia erano presenti Mario e Lamberto Bava (il primo autore anche degli effetti visivi) e tutto ciò rendeva la pellicola anche una sorta di santuario del cinema horror italiano, In più sullo schermo sarebbero stati presenti attori straordinari come Daria Nicolodi, Alida Valli e Gabriele Lavia. Le cose poi non andarono esattamente bene come fu per il titolo precedente, ma questa è un'altra storia.

Mia moglie è una strega (1980)

Il successivo film a "tema streghe" che segnò in modo incontrovertibile il percorso di Eleonora Giorgi è la sua seconda volta insieme a Castellano e Pipolo. Parliamo di Mia moglie è una strega del 1980, dove fa coppia con Renato Pozzetto (con cui poi tornò a dividere il set in Mani di fata di Steno appena 3 anni dopo).

Mia Moglie E Una Strega
La celebre scena della scopa in Mia moglie è una strega.

La pellicola è un remake non dichiarato di Ho sposato una strega del 1942 e fu un grande successo commerciale. Quest'ultimo fattore, insieme alla naturalezza e al fascino con la quale Giorgi riuscì a ritagliarsi un ruolo femminile profondo, diverso, brillante e leggero, fece fare il salto definito alla sua credibilità e spendibilità. Nel solito gioco della coppia maschio - femmina di quel cinema italiano ora era lei a comandare il gioco.

Questo la portò divenire la prima scelta per duettare con dei giganti del cinema nostrano dell'epoca, non a caso le pellicole successive a cui partecipò furono Nudo di donna, nel quale recitò al fianco di Nino Manfredi (in quel caso anche regista), e Oltre la porta di Liliana Cavani, in cui condivise le scene con Marcello Mastroianni. Fu però un altro il "compagno" con il quale ebbe il rapporto più proficuo.

Borotalco (1982) & Compagni di scuola (1988)

Borotalco
I due protagonisti di Borotalco.

Parliamo ovviamente della collaborazione artistica con Carlo Verdone, con il quale Eleonora Giorgi prese parte a due delle pellicole rimaste di più nella mente degli spettatori, anche anni e anni dopo la loro uscita. Borotalco, nel quale interpreta la meravigliosa Nadia, un personaggio femminile ancora una volta al di fuori dei caratteri tipici dell'epoca, anche nell'ambito della commedia. Prova che consentì all'attrice di vincere il suo primo e unico David di Donatello.

L'altro film (e l'ultimo di cui vi parliamo) è Compagni di scuola, ovvero uno dei titoli più complessi, amari e celebrati di Verdone, quello in cui probabilmente più l'autore riuscì a sintetizzare la sua capacità di mischiare ironia e dramma. Un ritratto generazionale disincantato e fuori tempo, in cui la nostalgia diventa veramente quel sentimento di impossibile riconciliazione come solo l'amore per il passato può essere.

Compagni Di Scuola
Eleonora Giorgi in Compagni di scuola.

Eleonora Giorgi con la sua Valeria Donati è esattamente la personificazione di questo struggimento senza soluzione di continuità, anche se la pellicola le concede infine un'opportunità e uno spiraglio per il lieto fine. La sua è una prova di grande maturità e intelligenza, delicatezza e tatto, una prova in cui ancora una volta l'attrice si rimette in gioco, cercando l'equilibrio tra la curiosità e la misura.