Cosa sarebbe un film senza musica? Molto spesso gran parte del successo di un personaggio, o di una saga, si deve alla sua colonna sonora. Pensiamo all'iconico tema di Star Wars, a quello di Indiana Jones o Ritorno al Futuro. Un'immagine accompagnata dalle giuste note è molto più potente di una in cui si dicono parole. Non fanno eccezione i film della Pixar, che da vent'anni hanno instaurato una fruttuosa collaborazione con Thomas Newman: sono sue le colonne sonore di Alla ricerca di Nemo (2003), Wall-e, Alla ricerca di Dory (2016) e ora anche di Elemental.
Nelle sale italiane dal 21 giugno, Elemental è il secondo lungometraggio di Peter Sohn. Dopo Il viaggio di Arlo (2015), il regista racconta la storia di una grande metropoli, Elemental City, in cui convivono i quattro elementi: aria, terra, acqua e fuoco. Ember è fatta di fuoco e aiuta il padre nel suo negozio, mentre Wade è d'acqua, vive in un grattacielo lussuoso e fa l'ispettore. Sembra una coppia improbabile, eppure, nonostante gli elementi non si mescolino, sono attratti l'uno dall'altra.
Il brano portante della colonna sonora di Elemental è Steal the Show, che nella versione italiana, intitolata Per sempre ci sarò, è cantato da Mr. Rain. Abbiamo parlato della musica del film Pixar proprio con il compositore Thomas Newman.
Elemental: Mr. Rain canta Per sempre ci sarò
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Elemental: trovare il suono degli elementi
Peter Sohn ha detto che per creare la lingua degli elementi ha esplorato suoni arcaici. Ha fatto lo stesso per la musica?
Ho adottato lo stesso approccio che uso per tutti i film: comincio associando tanti suoni diversi alle immagini e mi chiedo cosa funziona e perché. Mi creo un vocabolario di suoni adatto a quel film. Personalmente preferisco essere l'ascoltatore e lo spettatore più del compositore. A Elemental ho cominciato a lavorare la scorsa estate e ho provato tantissimi suoni. A settembre e ottobre ho collaborato molto con Peter: è venuto nel mio studio, mi ha dato diversi input.
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Quando si capisce che la musica è quella giusta? Quando lo dice il regista o il compositore?
Entrambi. A volte uso una musica che mi sembra incredibile per le immagini, poi la fai ascoltare al regista e ti smonta tutto. È un equilibrio tra cosa piace a me e cosa al regista. Comporre per il cinema è un processo estremamente collaborativo. Bisogna venire a patti con il gusto degli altri. Se suono qualcosa per te e non ti piace, non c'è modo di convincerti. Anche per i registi non è facile: magari di un pezzo gli piacciono 20 secondi e gli altri 90 no e devono dirtelo. Ci vuole fiducia reciproca.
Thomas Newman: la Pixar, la musica e l'empatia
Elemental non è il primo film della Pixar di cui ha composto la colonna sonora: la vostra collaborazione dura da 20 anni, da Alla ricerca di Nemo. La Pixar prima raccontava grandi avventure, oggi si concentra su storie più intime, non ci sono veri e propri villain. Anche la sua musica è cambiata per adattarsi a questo nuovo corso?
Probabilmente sì, ma perché è il film che ti dice qual è la musica giusta. Non credo di aver pensato che la Pixar sia diversa da come era una volta, semplicemente ho trovato la giusta voce per quella determinata storia. Anche ai miei studenti dico sempre di non romanticizzare questo lavoro: si tratta di mettere insieme delle idee e di trovare quelle giuste insieme al regista.
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Ember è sempre arrabbiata e le persone non la capiscono, mentre Wade è calmo e crea empatia. Lei glielo chiede esplicitamente: come si fa a creare empatia? Secondo lei?
Creare empatia è esattamente ciò che facciamo come compositori: dobbiamo osservare il personaggio e dare ai suoi sentimenti maggiore profondità. Diamo più sfumature all'interpretazione di un personaggio. Empatia è una bella parola: per me è lavoro quotidiano. Perché cerco sempre di entrare in empatia con le immagini attraverso la mia musica. In realtà nella pratica è un processo noioso: se ho per le mani una scena romantica cerco di trovare il suono che la renderà ancora più romantica. Anche qui: si tratta di sperimentare e provare.
Riesce ancora a godersi la musica? O quando la ascolta si fa distrarre da cosa funziona e cosa no, magari pensando a cosa avrebbe fatto di diverso?
Me lo chiedo spesso anche io: in cosa consiste per me oggi ascoltare musica? Quanto siamo coinvolti oggi quando ascoltiamo qualcosa? Quando c'è qualcosa che mi coinvolge sono contento: la musica mi assorbe. La musica ora è così facilmente accessibile: andiamo su Spotify, mettiamo una canzone e abbiamo un sacco di input. Siamo diventati più impazienti. Sì, penso di essere diventato un ascoltatore più impaziente di un tempo. Ma certamente amo ancora ascoltare musica: per me è importantissimo.
Elemental: emozioni e sogni
Ember non riesce a piangere, mentre Wade lo fa sempre. Ed è lei a essere considerata strana. Il punto di vista è cambiato: nel film piangere è normale e qualcosa di cui non vergognarsi. Esprimere le proprie emozioni senza vergognarsene è una grande conquista?
La vergogna è qualcosa che non mi piace provare. Provare sentimenti e decidere quanto mostrarli in pubblico penso sia una scelta personale. Se qualcosa mi commuove non mi piace farlo vedere agli altri. Farmi vedere vulnerabile non mi piace. Sono pronto e aperto alle emozioni, ma sono timido quando si tratta di mostrarle.
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Ember non ha la stessa libertà che ha Wade di seguire i propri sogni. E glielo dice: seguire liberamente i propri sogni è un lusso, un privilegio. Oggi effettivamente, in generale, ci sono più possibilità, soprattutto grazie a internet. Secondo lei, se bisogna faticare meno per seguire i propri sogni, cambia anche il modo di sognare?
Quella scena è fondamentale: è lì che ho capito che i due personaggi sono molto diversi. La distanza più grande tra loro cosiate proprio in cosa ha Wade e cosa invece non ha Ember. È una scena triste: si capisce quanto siano lontani. È vero: alcune persone hanno più risorse e possono quindi dedicarsi più facilmente ai propri sogni. C'è molta verità in quella scena e in quella battuta. Mi ha fatto male: è triste pensare che ci sia così tanta differenza a causa di come si viene cresciuti e quindi a quali possibilità si riesca ad accedere o no.