Passato a Venezia 2024, El jockey è stato uno dei titoli più folli del concorso. Il film di Luis Ortega è la storia di due fantini, Remo e Abril, che devono scappare da criminali a cui hanno fatto un torto. Questa è la trama riassunta a grandi linee. In realtà si tratta di un racconto imprevedibile e complesso, in cui si parla di identità, famiglia, capacità di amare. Arrivato in sala grazie a Lucky Red.

I protagonisti sono Nahuel Pérez Biscayart e Úrsula Corberó (Tokyo nella serie La casa di carta). Come abbiamo potuto constatare nella nostra intervista, sono molto affiatati anche nella vita reale. E, a differenza di tanti attori americani o inglesi, non hanno paura di scherzare anche in modo pesante. Quando gli abbiamo chiesto come abbiano fatto a trovare la giusta atmosfera per le diverse scene di ballo che hanno in El Jockey, ci hanno infatti detto: "Alcol. E droghe! Droghe pesanti!".
"Abbiamo lavorato con il coreografo Manuel Attwell, ma lo scopo non era eseguire una vera coreografia. Abril ha vinto una gara, Remo invece l'ha persa. È una specie di combattimento sotto forma di ballo. In un certo senso si trattava di tradire e destrutturare i movimenti che la musica suggerisce. Abbiamo improvvisato molto". Ecco cos'altro hanno decostruito in questo film particolarissimo.
El jockey: intervista a Nahuel Pérez Biscayart e Úrsula Corberó
El Jockey mescola toni e generi: accanto a immagini e situazioni surreali, c'è azione, thriller, commedia. E anche dramma. A un certo punto Remo, a cui succede veramente di tutto, dice che "la disgrazia è la scuola migliore". Anche gli attori la pensano così?
Nahuel Pérez Biscayart: "Capisco perché lo dica, mi piace molto quella frase, ma non la prenderei come motto della mia vita. È vero però che impariamo molto, ovviamente, quando siamo nei guai. I problemi fanno parte della vita, che è piena di alti e bassi". Più decisa Úrsula Corberó: "Sono una persona molto ottimista, quindi non sono d'accordo. Penso che si tratti piuttosto di trovare la bellezza nelle cose brutte".
Tra famiglia e capacità di amare
Senza rivelare troppo, El jockey prende una svolta inaspettata. Diciamo che Ortega mette in scena un'idea molto moderna della famiglia. Cosa significa per gli attori la famiglia? Corberó non ha dubbi: "Per me è tutto. La mia famiglia di sangue è intoccabile. Sono una persona molto legata alla famiglia, ho bisogno di stare con loro. Anche perché sono sempre in viaggio e quindi ogni volta che torno a casa è come ritrovare le mie radici. Anche se a volte può essere un po' stancante, perché la famiglia è sempre molto intensa. Soprattutto una famiglia spagnola! Ma penso che l'intensità, a volte, sia una cosa positiva".

D'accordo Pérez Biscayart: "Metà della mia famiglia è italiana, quindi capisco perfettamente. La famiglia, per me, è costituita dalle persone con cui ho scelto di trascorrere la mia vita. La famiglia ti mette anche di fronte alle cose che non ti piacciono di te stesso. È uno specchio. Più odi una cosa della famiglia di qualcuno, più è così perché ti ricorda la tua. Stai lottando per riconciliarti con questa cosa. E non si smette mai di scoprire cose nuove sulla propria famiglia: è un ciclo infinito".
A proposito di amore: Remo dice ad Abril che lei ha imparato ad amare, mentre lui non sa come si faccia. È qualcosa che si può davvero apprendere? Per l'attrice: "Non credo sia qualcosa che si impara. Penso che sia qualcosa che hai dentro di te, o che non hai. È parte di te, naturalmente. Il fatto è che ci sono tanti modi di amare. E il modo di essere di Abril è così puro, bello, libero. Se prima non ami te stesso, non sei in grado di amare gli altri". Per il protagonista invece: "Penso sia questione di pratica. Imparare ad amare è un compito quotidiano. Credo davvero nell'amore, ma è qualcosa che nasce naturalmente. Oggi più che mai, l'amore esige, non coraggio, ma una sorta di incoscienza, ma vera nel profondo. Nel senso di non cercare di possedere le cose, ma di condividerle. E sì, l'amore è anche la felicità degli altri. E per noi stessi".
El jockey: la spiegazione del finale
Ci sono vari momenti rivelatori nel film. In uno di questi, una volta che il protagonista finisce in carcere, una persona gli chiede chi sia. Ma nessuno sa chi è veramente. Gli attori l'hanno capito grazie a El jockey? A quanto pare no. Nahuel Pérez Biscayart ci ha detto: "Non ho idea di chi io sia. E non mi interessa!". D'accordo Corberó: "Lo sapevo, ma ora non più. E forse è meglio così: in questo modo non si hanno aspettative".

Entrambi però hanno la loro interpretazione del significato del finale di El jockey. Da qui in poi attenzione: ci sono degli SPOILER!
Nel film il fantino Remo ha un incidente. Batte la testa e quando si risveglia è come se fosse un'altra persona. Una donna di nome Dolores, che si fa chiamare Lola. A un certo punto c'è anche un neonato. Nahuel Pérez Biscayart lo interpreta così: "È come se fossimo tutti collegati in modo molto speciale. Penso che l'ultima inquadratura sia davvero bella. Quando Abril bacia la bambina. È un ritrovarsi: è come se Remo fosse spiritualmente nella piccola. Quando c'è la scena di sesso tra Abril e Ana, e Remo si mette in mezzo, è un momento molto simbolico, in cui penso che il concepimento avvenga come una trasformazione". D'accordo Corberó: "Sì, per me Abril sa che Remo è nella bambina".