Un cartello apre il film, tenendoci a sottolineare che ciò che staremo per vedere è tutto vero ma anche tutto falso. In mezzo, un giro per l'Europa seguendo la traccia sporca del denaro. El Correo di Daniel Calparsoro è come ce lo aspettiamo: voce fuori campo che spiega situazione e contesto, personaggi loschi, estetica preconfezionata, umorismo ruspante, e poi le feste, le discoteche, le sniffate, la corruzione e il solito cosmo sfrenato che tanto tira e attira. Un universo sfrenato che ammicca ad un cinema pop, fulgido e gagliardo, ma che forse ha già impressa una data di scadenza decisamente veloce, com'è veloce la narrativa del film, che inizia con l'Euro e finisce (quasi) con la bolla scoppiata della crisi del 2008.
Del resto, sono i soldi i veri protagonisti del film dello spagnolo Calparsoro, arrivato a rimpinzare il catalogo Netflix. Film di "opportunità che non vanno lasciate scappare", si potrebbe riassumere, ma anche film di scorciatoie e di musica sincopata (quasi ad 8 bit, bravo il compositore Carlo Jean), di caratteri e caratteristi, per quello che sembra essere pensato come uno dei titoli spagnoli più ambiziosi (nel cast c'è pure Luis Tosar, vero e proprio fuoriclasse) distribuiti da Netflix.
El Correo, la trama: storia vera e storia falsa
Ma qual è il centro de El Correo? Tutto il film si poggia su Iván (Arón Piper), che non vuol passare la vita a fare il parcheggiatore per i ricchi signori di un golf club. Iván vuole tutto, e lo vuole subito. Vuole fare festa, vuole le belle donne, vuole un aereo privato e vuole guadagnare tanto. Come? Iniziando a fare il corriere per un'organizzazione che ricicla denaro, spostando soldi tra Bruxelles e Ginevra, fino alla Costa del Sol. Sono gli Anni Duemila, e l'Euro è appena diventata la valuta continentale: un'occasione unica per inserirsi in un contesto criminoso, capace di fruttare un guadagno tanto rapido quanto ingente. Iván, poco a poco, inizierà una vera e propria scalata criminale, diventando il punto di riferimento di politici corrotti (un tema sempre attuale!), di imprenditori senza scrupoli, di avidi banchieri e delle associazioni mafiose cinesi, che gestiscono gli affari in Europa.
Un film dall'intrattenimento veloce
El correo, dunque, è una lunga corsa: simile a quell'Icaro che volò troppo vicino al sole, l'epopea di Iván è inserita in un film colorato e di sicura comunicabilità (in particolar modo per il pubblico Netflix), che sfrutta al meglio le proprie carte. Crime movie piacione e piacente, che in un'ora e quaranta si rivela essere un grosso miscuglio di situazioni teoricamente arzigogolate ma comunque sciolte dal voice-over del protagonista, pronto a raccontare quelle che sono le gesta di uno ragazzo tanto scaltro quanto poco incline alla canonicità (potrebbe sembrare un ribelle, ma resta un criminale).
Una storia vera, però, mascherata da storia falsa: i nomi cambiano (non tutti, basti pensare a Julián Muñoz, politico spagnolo arrestato per affari illeciti), ma non cambia la sostanza di quanto sia spregevole l'uso e il consumo della corruzione ad ogni livello. In questo senso, El Correo spettacolarizza a dovere il concetto (fotografia dai toni acid, a cui si aggiunge pure un inseguimento in macchina, e le solite sequenze di uso e abuso di cocaina, che fanno tanto bad buy), cucendo una storia sulle misure precise di un film pensato per lo streaming. Del resto, oggi queste sono le portate principali e, tra le tante, ce n'è anche qualcuna che riesce a catturare (brevemente) la nostra attenzione. Come nel casto di El Correo.
Conclusioni
Ritmo incalzante e tonalità pop per El Correo, film Netflix di matrice spagnola che ci porta all'inizio del Millennio, in una storia di criminali incalliti e soldi facili. Quella raccontata sembra una storia vera, però mascherata da storia falsa: tutto gira secondo i piani, e il tono generale convince, nonostante la visione sia leggera e totalmente dimenticabile. Dall'altra parte, riesce ad intrattenere il tempo necessario. E di questi tempi, non è poco.
Perché ci piace
- Una storia dall'approccio pop.
- Un buon cast.
- L'estetica, pur abusata, funziona.
Cosa non va
- Nel complesso, niente di davvero memorabile.