Che gran momento che sta vivendo il cinema sudamericano! Ormai anche quando non ci seduce con strabilianti piani sequenza e movimenti di macchina come nel caso di Iñárritu o Trapero, questa nouvelle vague dal sapore latino riesce a colpire nel segno con storie semplici ed emozionanti, eppure mai banali. È proprio il caso di Il cittadino illustre, nuova opera della coppia di registi argentini Mariano Cohn e Gastón Duprat che arriva in concorso a Venezia 73 e immediatamente conquista la stampa, prenotando un posto di rilievo nel palmarès.
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La storia del film è geniale nella sua semplicità: a cinque anni di distanza dalla vittoria del Premio Nobel per la letteratura e a quasi 40 dal suo esilio volontario, lo scrittore Daniel Mantovani torna a Salas, il paesino natale che si trova a circa 800 km di distanza da Buenos Aires e in cui ha ambientato tutti i suoi scritti fin dall'inizio della carriera. Daniel torna perché per la prima volta sembra essere in crisi creativa ma anche e soprattutto perché, nonostante i decenni trascorsi in Europa, anche lui proprio come i suoi personaggi in fondo non ha mai abbandonato quei luoghi poveri e deprimenti, eppure così ricchi di ispirazioni.
E anche perché l'idea di essere accolto come "cittadino illustre" e di essere celebrato non da perfetti sconosciuti ma dagli amici e dalla fidanzata di una volta, ha un valore romantico e sentimentale di gran lunga superiore a qualsiasi altro premio, Nobel incluso.
Una volta arrivato a Salas però, ed una volta svanito il piacere del ricordo, tutti i problemi e i difetti che lo avevano spinto a scappare riemergono, ed insieme ad essi anche altri nuovi, causati dala rabbia di coloro che negli anni si sono sentiti sfruttati ed offesi dalle sue tante opere. Un problema per il povero Daniel che invece aveva davvero le migliori intenzioni, ma anche una fonte di tante risate per noi spettatori.
Ironia de la suerte
Il primo grande pregio di questo Il cittadino illustre è proprio quello di riuscire a divertire come una commedia pur non rientrando esattamente nei canoni del genere: siamo molto lontani anche da quella scatenata e irriverente follia, sempre argentina, che era stata qualche anno fa Storie Pazzesche; in questo caso la comicità non è così grottesca e parossistica, ma semplicemente radicata negli inevitabili contrasti tra artista e pubblico, tra presente e passato, tra un uomo che ha vissuto tutta la vita a produrre alta letteratura e le origini molto umili da cui invece proviene.
Perché la città di Salas vede in Daniel non un artista difficile, snob e scontroso ma una superstar equiparabile a Diego Maradona, Messi o Papa Francesco ed è così che decide di tributargli improbabili statue, medaglie e perfino un giro sul camion dei pompieri con tanto di Miss locale al seguito, pur non capendo sostanzialmente nulla di quello che quest'uomo ha realizzato. Proprio grazie a questo paradosso, il film ci regala alcune sequenze che sono davvero delle perle di comicità, a partire dalla presentazione terribilmente kitsch (e presumibilmente in PowerPoint o programmi affini) che il sindaco ha dedicato al suo vecchio amico fino ad arrivare ad alcuni cittadini particolarmente folkloristici ed inopportuni. Lo sguardo dei registi non è mai particolarmente cinico, eppure la sceneggiatura praticamente perfetta riesce a risultare tagliente e mai sprezzante, oltre che a restituire benissimo i due punti di vista opposti del protagonista e dei suoi "antagonisti".
"La semplicità è generosità artistica"
Il vero valore del film risiede però innanzitutto nella grandiosa performance del protagonista Oscar Martínez, che dà vita ad un personaggio sfaccettato, amabile ed odioso al tempo stesso. E talmente ben caratterizzato che ci sembra di conoscerlo da sempre. Ed in seconda battuta, nei discorsi affascinanti e profondi che pronuncia lo stesso protagonista e che parlano di arte e cultura a tutto tondo, di cosa voglia dire essere artisti e vivere e vedere il mondo attraverso la scrittura e l'arte. Non sono poche le lezioni che Daniel elargisce, volenti o nolenti, ai suoi vecchi concittadini, ma è lecito immaginare che nessuna riesca a colpire nel segno considerati i trascorsi e il contesto. Ma è molto probabile invece che lascino il segno su noi spettatori e che, alla fine, di questo bellissimo film ancor più delle risate sincere e genuine rimangano impresse proprio le sue malinconiche e provocatorie parole. Quasi fossero quelle di un vero ed illustre scrittore.
Movieplayer.it
4.0/5