Arriva su MUBI Eight Postcards from Utopia, documentario di montaggio realizzato dal regista rumeno Radu Jude col supporto del filosofo Christian Ferencz-Flatz. Una satira politica pungente che racconta la corsa sfrenata al capitalismo seguita al crollo del Socialismo e alla caduta del regime di Ceasescu attraverso gli spot pubblicitari dell'epoca. Un'opera accurata, quasi maniacale, nata dalla voglia di evocare piuttosto che raccontare esplicitamente attraverso un lavoro certosino di montaggio, che accosta, taglia e accavalla spot di varia natura - alimentare, energetica, tecnologica, economica ed erotica - invitando lo spettatore a trarre le sue conclusioni.

Strutturato in otto capitoli, Eight Postcards from Utopia si apre con una prima parte dedicata alla storia dei rumeni per poi "sparare" una dietro l'altra sezioni dedicate alla corsa al capitalismo, allo sviluppo tecnologico e al rapporto tra i sessi. Non manca un breve capitolo in cui vengono riuniti gli spot promozionali che fanno leva sulla dimensione magica e onirica. Il tutto si conclude con un breve epilogo naturalistico dedicato all'apocalisse verde. Un montaggio di animali, paesaggi suggestivi, colline, prati e cascate che funge da monito preconizzando la catastrofe futura.
Come nasce la struttura di Eight Postcards from Utopia?
Come spiega Radu Jude, l'esigenza di creare una struttura a capitoli per il suo documentario "nasce dalla natura stessa del materiale, così vario e disomogeneo. Ogni spot è così diverso dall'altro che dovevamo trovare un modo per organizzarli mettendo in luce la natura frammentaria del progetto". Provvidenziale l'intervento di Christian Ferencz-Flatz, che ha ideato la struttura in otto capitoli, "fondamentale quando hai tante idee e vuoi utilizzarle tutte. Ma l'idea che ci guidava era, per l'appunto, la rappresentazione della Romania anni '90".

Le immagini sgranate e deformate di alcuni spot denunciano la varietà, anche nel formato, dei materiali usati e delle fonti. La ricerca degli spot è stata lunga e complessa perché, come spiega Radu Jude, "non esistono archivi ufficiali di questo tipo di materiali se non da parte delle compagnie produttive che realizzano anche questi prodotti. Ma ci siamo rivolti anche a privati collezionisti, che hanno fornito gli spot perfino in 8 o 16mm. È stato un po' come alle origini del cinema, quando i film non venivano conservati o venivamo stampati solo per ottenere il permesso di essere proiettati". Il regista, che in passato ha diretto oltre 100 spot pubblicitari per mantenersi mentre cercava di imporsi nell'industria rumena, nega di considerare gli spot al pari del cinema, ma questo non significa che non siano privi di valore, "anche se nel mio film li vedete male perché sono copie di copie di copie".
Si può ridere con intelligenza della politica e della società

Fotocopiatrici che funziona bene come frati amanuensi, mogli insoddisfatte, ammiccamenti sessuali in spot di birre, detersivi e Pepsi. L'immagine della Romania anni '90 che emerge dall'accostamento tra annunci pubblicitari è quello di un paese che oscilla tra passato e presente, tra frenetico sviluppo tecnologico ed economico e pulsioni represse. Il tutto filtrato attraverso un'irresistibile patina di ironia che, come chiarisce Christian Ferencz-Flatz, "è implicita nel materiale. Gli spot sono divertenti spesso a livello involontario. È difficile prendersi gioco di qualcosa che è ridicolo di per sé". Per Radu Jude, "l'effetto del passare del tempo e il cambiamento del contesto veicolano un senso di ottimismo che, visto attraverso lo sguardo moderno, trasmette un senso del ridicolo. Penso agli spot sulle privatizzazioni che non hanno dato vita a quella terra promessa immaginata dagli spot. Lo humor nasce proprio dallo scontro tra le aspirazioni e la realtà dei fatti".

Questa visione buffa e caotica della Romania post-socialista che emerge dagli sport pubblicitari solleva una domanda: Eight Postcards from Utopia contiene una critica al passato o un monito al futuro? Per gli autori "nessuna delle due. Il film riguarda il passato, ma non vuole essere una critica anche se analizza i cambiamenti sociali. Oggi è difficile da capire, ma l'impatto delle pubblicità nella Romania degli anni '90 è stato immenso, ha plasmato il nostro linguaggio e il nostro rapporto con gli oggetti. Non riguarda il futuro perché gli spot pubblicitari intensi nel senso di piccoli film sono un medium oggi per lo più estinto". Con l'arrivo del documentario su MUBI, non resta che chiedere se, di fronte a un bacino potenziale di pubblico di oltre 90 paesi, Radu Jude non abbia pensato a uno spettatore ideale per un prodotto così specifico. -"L'intera umanità!" esclama lui. "Non ho mai pensato a un pubblico ideale. Come un musicista vuole che tutti lo ascoltino, spero che il film sia visto dal maggior numero di persone possibile"_.