Coppia fissa nella vita, i giovanissimi Violante Placido e Fabio Troiano si ritrovano insieme sul grande schermo per interpretare due fidanzati alle prese con l'organizzazione del matrimonio: si può rinunciare al tradizionale rito in chiesa, alla lista di nozze e alle centinaia di invitati in favore di una cerimonia alternativa senza regali e vestiti destinati ad essere utilizzati una sola volta? Esce venerdì nelle sale Il giorno più bello, diretto dall'esordiente Massimo Cappelli, un film sul fatidico giorno del sì, tra tradizione e anticonformismo. A presentarlo alla Casa del cinema di Roma il regista, i due protagonisti e Shel Shapiro, storico musicista prestato al cinema, che nel film interpreta il padre della sposa.
Massimo Cappelli, perché ha scelto di esordire con un tema come il matrimonio?
Massimo Cappelli: Ci sono varie chiavi di lettura del film. La prima è senza dubbio quella del matrimonio e di ciò che comporta il suo rito, ma ciò su cui volevo puntare l'attenzione era la storia di una persona che pensa di essere padrone della propria vita e poi scopre che in realtà così non è, perché spesso sono le consuetudini, gli amici, la famiglia, ecc, che impongono certe scelte, sono le pressioni dell'esterno che la società fa su di noi che ci portano a scegliere certe strade. Pensavo che un tema come il matrimonio potesse traghettare questo discorso in maniera più semplice verso il grande pubblico.
Il suo film può essere considerato un affresco della società moderna? Massimo Cappelli: L'idea era proprio quella di fare un affresco di un certo tipo di società, con caratteri che rischiano di apparire stereotipati, ma che poi finiscono col rimanere impressi nella mente. Volevo fare qualcosa che potesse divertire e che contenesse questo messaggio sulle pressioni esercitate sulla libera volontà di ciascuno di noi.
Forse però i personaggi femminili rischiano di apparire un po' troppo stereotipati, con la ragazza che alla fine diventa una stupidina alle prese col matrimonio, le amiche perfide e le suocere insopportabili. Cosa ne pensano i due protagonisti?
Violante Placido: Nel film c'è un punto di vista piuttosto maschile, la storia è raccontata dal personaggio maschile e la sceneggiatura è scritta da un uomo. Se il film fosse stato scritto da una donna magari ci sarebbero stati i personaggi femminili in primo piano. Ma per quanto stereotipati, i personaggi femminili del film non sono così distanti dalla realtà. Per esempio, anche a me è capitato di avere amiche perfide. Quest'anno ho fatto un concerto a Roma e alla fine è venuta da me una mia vecchia amica d'infanzia che mi ha chiesto "ma tu sei felice?", e poi è andata da Fabio a fargli la stessa domanda e a dirgli "noi due dobbiamo parlare a lungo". Il suo è stato un modo di fare davvero morboso.
Fabio Troiano: La sceneggiatura ha senza dubbio un occhio più maschile, ma la donna, anche se è un po' uno stereotipo, non mi sembra una deficiente alla fine. All'inizio ha una certa idea, poi vira da un'altra parte, ma ha un obiettivo, mentre Leo, il mio personaggio, è in balia degli eventi, viene trascinato da tanti problemi a cui non sa trovare soluzione.
I protagonisti del film partono con l'idea di organizzare un matrimonio alternativo, ma finiscono poi col cedere alle convenzioni e alla tradizione. Qual è la vostra opinione sul matrimonio?
Shel Shapiro: La nostra generazione ha prodotto dei figli che cercano una realtà più normale e meno alternativa e così finiscono col dare più valore alle tradizioni. Finché non ti sposi stai benissimo, ma quando trovi la persona giusta l'idea di sposarsi diviene un gesto di tenerezza. Oggi si cerca di tenere l'impegno al minimo possibile. Leggevo l'altro giorno che si può considerare il matrimonio come un movimento politico a due e trovo che sia bellissima questa cosa, questo vedere il matrimonio come un impegno fisico e mentale. Oggi come oggi non so se mi sposerei, ma forse sì, perché significherebbe che ho trovato di nuovo la mia montagna.
Violante Placido: Dietro le pressioni degli altri rischi di perdere la tua identità. Iniziando questo cammino verso il matrimonio, Nina comincia a diventare ciò che non è mai stata e a vedere le cose in un'altra ottica, finendo poi con lo sposare un'idea più tradizionale del matrimonio. Facendo un film su questo tema ho iniziato a pensarci un po' di più, ma a me l'idea del matrimonio ha sempre spaventato e non mi ha mai convinto. Se dovessi sposarmi farei una cosa totalmente diversa dal solito, con sole quindici persone invitate su un'isola per tre giorni. Del matrimonio mi spaventa questa cosa di istituzionalizzare l'amore, che per tanti è una sicurezza, mentre a me destabilizza, mi mette ansia e mi da l'idea che tutto diventi scontato. Certo, non mi piacciono i rapporti precari e amo condividere tutto con una persona, ma come già detto mi spaventa quest'istituzionalizzare un rapporto d'amore.
Quali sono state le vostre fonti di ispirazione nel girare il film?
Massimo Cappelli: Il mio è un tipo di commedia che trae ispirazione da un certo genere americano che ha picchi di stereotipi funzionali alla storia, però mi sono ispirato soprattutto a due grandi autori italiani, Pietro Germi e Luciano Salce, che hanno raccontato l'Italia degli anni '60 e '70 in maniera grottesca e incredibilmente moderna.
Fabio Troiano: Inizialmente avevo intenzione di guardarmi tutte le varie commedie americane sfornate negli ultimi anni, per trarne ispirazione, ma poi ho preferito non guardare niente e fare tutto da me. Ho cercato soltanto di capire il mio personaggio e ho notato che l'idea del matrimonio di Leo è simile a quella di Fabio. Ho perciò voluto accompagnare Leo in questo suo percorso cercando di risolvere i suoi problemi.
Violante Placido: Voglio sempre trovare qualcosa di mio, una mia strada, quando giro un film. Ho lavorato sul mio personaggio insieme a Massimo e mi sono divertita ad ispirarmi a persone e amiche che hanno le stesse caratteristiche del mio personaggio. In particolare, ho pensato a certe mie amiche che mi ricordavano molto la Nina esaurita della parte finale del film.
Qual è stato il vostro giorno più bello?
Massimo Cappelli: Ce ne sono stati tanti: quando Amedeo Bagigalupo ha accettato di produrre il film, quando Violante e Fabio hanno deciso di mettersi nelle mani di un esordiente come me per girare una commedia e quando la Warner Bros. e la Videa-CDE ha deciso di distribuire il mio film, che è sempre lo scoglio più duro per chi vuole far cinema.
Violante Placido: Forse quando ho letto la sceneggiatura: mi sono entusiasmata molto, anche perché avevo voglia di interpretare una commedia. Inoltre, l'idea di fare un film con il mio fidanzato, Fabio, mi divertiva. Quando siamo andati a fare i provini Massimo non sapeva nulla della nostra storia e per i primi tempi glielo abbiamo tenuto nascosto per non mandarlo nel panico, poi glielo abbiamo svelato e non c'è stato alcun problema. Sono felice di aver lavorato con Massimo, perché è un regista che mi ha dato subito una certa sicurezza che poi si è concretizzata sul set, dove è riuscito a dare a tutti gli attori tanta fiducia.
Fabio Troiano: E' stata un'esperienza molto positiva, soprattutto quando mi avevano detto che ero stato scelto, perché significava il mio primo ruolo da protagonista. E' stato quello il mio giorno più bello. Fare il film con Violante è stato un valore aggiunto perché si trattava di una bella esperienza da condividere insieme.