Fa un po' strano vedere quella N rossa all'inizio del film di cui si parla nella recensione di Due agenti molto speciali 2, sequel della commedia di successo del 2012. La stranezza deriva dal paradosso di un paese come la Francia, dove l'esperienza della sala è molto importante, che per il seguito di un successo cinematografico la sala la evita completamente, preferendo Netflix. Questo soprattutto alla luce del rapporto notoriamente complicato fra il gigante dello streaming e il mercato transalpino, le cui leggi sulle finestre di sfruttamento di un film rendono impossibile l'uscita al cinema dei lungometraggi della piattaforma (ed è il motivo per cui Cannes non ammette in concorso i film Netflix dopo la débâcle del 2017). E come se non bastasse, in questa sede sono nuovamente coinvolti i produttori del primo film, Eric e Nicolas Altmayer, che in Francia sono praticamente sinonimo di successo in sala (a loro dobbiamo la trilogia di OSS 117 che ha fatto la fortuna di Jean Dujardin sul grande schermo).
La strana coppia si riunisce
Dieci anni fa, in Due agenti molto speciali, c'era l'alleanza bislacca ma in fin dei conti efficace tra Ousmane Diakité (Omar Sy), poliziotto di Bobigny (comune della periferia nord-est della regione parigina), e François Monge (Laurent Lafitte), attivo nella capitale francese. Un'alleanza che si riforma in Due agenti molto speciali 2, dove i due si ritrovano dopo anni senza vero contatto, a causa di un caso che teoricamente coinvolge entrambi, poiché un cadavere è stato tagliato a metà, con i pezzi situati in due posti diversi. Ben presto si rendono conto di avere a che fare con una resa di conti tra narcotrafficanti, e la cosa potrebbe avere un impatto a livello burocratico, poiché difficilmente certe attività sarebbero possibili senza l'aiuto di qualcuno all'interno del sistema giudiziario. E nel corso dell'indagine riemergono le tensioni che tuttora esistono tra i due amici, dato che il privilegio parigino di Monge non può che scontrarsi con la semplicità provinciale di Ousmane, il quale non apprezza particolarmente essere usato dalle alte sfere a fini politici come esempio di immigrato che è riuscito a integrarsi nella società francese.
Due agenti molto speciali: Omar Sy, un piedipiatti a Parigi
La storia si ripete, con stanchezza
In apertura di articolo ci siamo chiesti come mai il film andasse direttamente su Netflix, dal momento che i francesi raramente rinunciano alla sala se è lecito aspettarsi un successo, anche quando la materia prima non è eccelsa (vedi Non sposate le mie figlie!, il cui terzo episodio è ora al cinema in patria). E la risposta sta forse nell'aria stantia che attraversa l'intero sequel, privo di energia malgrado la presenza in cabina di regia di Louis Leterrier, regista che di azione e ritmo si intende. C'è un clima di già visto e fuori tempo massimo, con Sy e Lafitte che ci si mettono d'impegno ma sono evidentemente intrappolati in un copione che dà poco spazio per situazioni e battute che non siano scontate e prive di spirito. E da quel punto di vista non è irragionevole pensare che sia in gioco un certo astio dell'industria nei confronti della piattaforma, con un sequel fiacco e vetusto che viene buttato direttamente in streaming per alimentare un catalogo discontinuo e spesso oggetto di critiche per la qualità altalenante dei suoi Originals. Ma anche senza queste possibili dietrologie, rimane la constatazione che, rispetto al prototipo, questo secondo capitolo rientra perfettamente nella logica, per quanto stereotipata, del film da vedere direttamente in casa.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Due agenti molto speciali 2, sottolineando come si tratti di un sequel stanco e prevedibile che spreca due ottimi interpreti comici e salta le sale per approdare direttamente su Netflix.
Perché ci piace
- L'intesa comica fra Omar Sy e Laurent Lafitte è ancora presente...
Cosa non va
- ... ma nemmeno il loro carisma può compensare del tutto un copione fin troppo elementare.
- La storia procede con il pilota automatico, senza ritmo.