Arriva, anche in Italia, il (settimo) finale di stagione di Dr House: Medical Division, in onda in chiaro il 17 luglio su Italia 1. Mentre da noi ancora si fatica per abituarsi a un Hugh Laurie con la voce di Luca Biagini in sostituzione a quella di Sergio di Stefano (lo stesso problema affligge Burn Notice - Duro a morire, dove Di Stefano doppiava Bruce "Ash" Campbell), gli americani metabolizzano l'esasperante season finale. Una serie medical "character driven" come Dr. House - che attrae il pubblico con casi medici curiosi senza mettere in secondo piano le vicende dei protagonisti - si basa sulla miscela ben dosata degli elementi, tuttavia nella stagione 7 dello show - rinnovato per un'ottava e probabilmente ultima - la creazione di David Shore è quasi totalmente rivolta alla sfera privata del protagonista. Per chi temeva questa prevaricazione sugli altri aspetti delle serie, i peggiori auspici sembrano materializzarsi.
Nonostante discrete guest nei panni dei pazienti - tra cui il massiccio Donal Logue, la caustica Candice Bergen e l'esotica Shohreh Aghdashloo -, i casi sono meno che memorabili nonostante alcuni si leghino a interrogativi morali, prerogative delle primissime stagioni di Dr. House.
I passi successivi sono tutti lungo il sentiero della distruzione: la pretesa scellerata di Lisa di creare un rapporto tra House e la figlia e tra House e la madre, l'annullamento dell'identità del medico che si dice disposto a rinunciare alla sua infallibilità professionale pur di vivere felicemente con Cuddy, l'incapacità di lui di mettere da parte le paure per assumersi le responsabilità di partner in un frangente drammatico, e di lei nell'accettare veramente un compagno di cui ha sempre conosciuto i difetti. L'aftermath della separazione - propinata in fretta e furia in un episodio dalla dimensione onirica imbarazzante ("Hollywood, Hollywood") e tuttavia reso cult dall'esibizione canora di Laurie (Forget Your Troubles, Come On Get Happy) - affossa una serie che per anni ha lottato al fine di scongiurare l'effetto soap, solo per finire tradita dai suoi personaggi più cinici. L'epilogo della relazione demolisce - letteralmente - lo show, avvilito dalla violenta irruzione nel soggiorno di Cuddy da parte di un House (e della sua auto) fuori controllo. Una regia arrabattata, un montaggio incoerente, una sceneggiatura folle rendono ancora più difficile capire il comportamento di House e definire il grado di consapevolezza dell'ex geloso che rischia di ammazzare Cuddy e i suoi ospiti in quello che è il peggiore finale di sempre della serie (per anni graziata da molte chiusure strepitose). Un epilogo frustrante soprattutto nell'ottica di una stagione che ha saputo regalare puntate ben confezionate e coinvolgenti , come "Indagine" - impreziosito da alcuni intermezzi brillanti legati alla sfida con l'odioso avversario in erba di House e da un'ottima Olivia Wilde capace di creare un'atmosfera di intimità con il suo capo -, e "Nella notte" - contenitore del momento forse più alto dell'estro recitativo di Laurie, quello da brivido dell'intervento chirurgico casalingo. Occasione sprecata il confronto tra la paziente della finale di stagione, l'artista estrema Afsoun Hamidi, e il medico, che rimanda ai dilemmi morali del primo Dr. House ma con esiti opposti che rimarcano la nuova posizione edonistica del protagonista. Altri pazienti che vale la pena di menzionare, il vincitore della lotteria in cerca dell'amore perduto di "Cambiamenti" interpretato dal Donal Logue di Terriers - Cani sciolti, l'impavido salvatore Matthew Lillard di "Il coraggio delle piccole cose", la cameriera dalla memoria infallibile di "Il dolore di ricordare" con il volto della Tina Holmes di Persone sconosciute e l'ottimista campione di rodeo (e sorta di Anti-House) che fa colpo sulla Masters con le fattezze del Chad Faust di The 4400.
Equamente divisa tra detrattori e sostenitori, l'opinione circa la figura dell'ultima arrivata nel team di House: Martha Masters, ingenua e incorruttibile genio in gonnella, ruolo affidato alla brava Amber Tamblyn di The Unusuals. La giovane sostituisce 13 nella posizione vacante di figura femminile del team e al contempo è la versione 2.0 di Cameron, essenza di purezza e integrità non intaccata dall'influenza malefica e dispettosa del diagnosta, di solito sempre vittorioso nel manipolare chi lo circonda. La Masters è l'unica con un quoziente intellettivo tale da competere con quello del capo; la sua incorruttibilità la rende un personaggio indigesto a molti spettatori, eppure è l'unico personaggio che abbandona House prima di esserne completamente travolta, consapevole di essere l'ennesimo giocattolo che affascina il medico ma destinato a venire buttato via dopo essere stato smontato pezzo per pezzo.
La dipartita della Masters coincide con il ritorno di 13, definitivamente spogliata della presunta alterigia in favore dell'umanità evocata dalla sua grave condizione di salute. Ermetica e introversa, impermeabile al fascino di House, torna definitivamente in veste di cartina tornasole del protagonista: la sua spaventosa malattia ne fa un personaggio oscuro e stoico che stona con il vittimismo del superiore e quasi ne impersona la morale ormai sbiadita. Purtroppo di questa presenza, nella settima stagione, ce n'è poca (la vita professionale e privata in fermento della Wilde concedono poco al set della serie), e le storyline sviluppate intorno agli altri comprimari sembrano inserite a forza con il risultato di diventare ancora meno interessanti per lo spettatore, soprattutto nel caso di Taub. Il chirurgo plastico è interpretato da un ottimo attore come Peter Jacobson, cui tocca patire l'involuzione di un personaggio simpatico ed eternamente indeciso in un improbabile seduttore di giovinette vittima di un "plot twist" finale (in)degno della più grottesca telenovela. Insipida anche la storiella sviluppata intorno a Chase, sciupafemmine che riceve una bella lezione da una fanciulla inafferrabile, mentre Foreman si limita a dividere casa con Taub e dargli ripetizioni, tanto per fare qualcosa. Scampato il rischio che Robert Sean Leonard non rinnovasse la sua presenza nell'ottava stagione - senza di lui avremmo dovuto dire addio ai siparietti di Wilson e House e a sfide esilaranti come la scommessa dei polli di "L'ultima tentazione" - la serie si gioca quella che si dava per scontato fosse il terzo membro dell'intoccabile trinità housiana. La dolce attrice vegana Lisa Edelstein dice infatti addio al suo personaggio, stravolto dalle recenti improbabili riscritture, e si trasferisce a The Good Wife. Ufficialmente per ragioni economiche legate al rinnovo del contratto, ufficiosamente per screzi con la casa di produzione, se ne va dopo un finale di stagione che manifesta la chiara volontà di Cuddy di non avere più alcun legame, personale o professionale, con House.
Chi sostituirà una figura femminile così volitiva e ricca a livello umano ancora non si sa, per ora sono note solo la data della première dell'ottava stagione - il 3 ottobre - e il nome dello sceneggiatore incaricato di scrivere la puntata di apertura: lo stesso Peter Blake responsabile, assieme a Kath Lingenfelter e al mefistofelico Greg Yaitanes, della finale di stagione e del suo improponibile (anche come series finale) epilogo "tropicale". Salvate House!