La stagione televisiva autunnale appena cominciata accoglie uno dei suoi protagonisti più attesi con un doppio episodio che si annuncia come spartiacque tra la vecchia versione di Gregory House e una nuova tutta da definire e scoprire.
Se fino a questo momento, infatti, abbiamo amato ed apprezzato il cinismo del dottore più interessante del piccolo schermo è lecito chiedersi in che modo la terapia impartita al Mayfield Institute abbia potuto cambiare l'approcciarsi di House alle persone e se tutto quello che accade tra le mura della casa di cura in Broken, appunto premiere della sesta stagione di Dr. House: Medical Division, sia determinante per l'ulteriore sviluppo del personaggio.
Prima però di esaminare questo lungo episodio, diverso da tutti gli altri per l'assenza dell'ambiente e dei volti familiari del Princeton, è utile riandare con la memoria alle ultime battute di Both Sides Now, puntata conclusiva della quinta stagione, per rivedere un esausto Greg sulla soglia del Mayfield Institute, convinto ormai che la via della terapia psichiatrica sia l'unica soluzione al dualismo che lo ha afflitto durante tutto l'epilogo della passata stagione.
Se la necessità di eliminare il Vicodin e quindi di intraprendere la via della disintossicazione può apparire legittima perché comunque non implicherebbe un sostanziale cambiamento nella visione del mondo da parte di Greg, preoccupa invece la possibilità di affrontare quei conflitti irrisolti che hanno reso così peculiare la personalità di House portandoci a temere una banalizzazione delle tematiche o comunque una sorta di abbassamento verso la conformità del rapporto interpersonale, conformità che in cinque stagione della serie non si è mai palesata ai nostri attenti occhi.
Per dirla in breve, un House che risolve se stesso e che impara a fidarsi del mondo esterno non è solo una violazione di quello che è stato il personaggio sino ad ora, ma è anche molto meno "interessante" (utilizzando un termine caro allo stesso Greg) dell'analisi nuda e cruda della realtà, punta di diamante della serie sin dagli albori. Ma riponiamo fiducia nelle scelte operate da David Shore e siamo sicuri che anche questa sesta stagione sarà all'altezza delle precedenti, rappresentando solo la naturale evoluzione dei personaggi a noi cari che di sicuro non vorremmo mai relegare in una vita di dolore infinito e senza speranza. In ogni caso Broken si apre proprio con le delicate prime fasi della disintossicazione che porta con se la necessaria crisi di astinenza con tutte le drammatiche conseguenze del caso. Non è però il disintossicarsi fisico il reale problema di Greg quanto, in realtà, l'abbandonare il suo consueto modus operandi: stabilire in un gioco di potere di essere sempre e solo lui al controllo della situazione.
Facciamo così conoscenza del microcosmo, ottimamente rappresentato, del Mayfield dove i camici bianchi dei dottori appaiono completamente diversi da quelli del Princeton perché è diversa la linea di demarcazione tra sanità e malattia che non investe più la sfera fisica, ma va ad intaccare quella delicata dell'equilibrio psicologico con un carico di problematiche non semplici da sviscerare, ma che vengono comunque trattate con poche e nette pennellate. Conseguentemente sono differenti anche le fragilità dei pazienti più facilmente manipolabili da House che a sua volta occupa una posizione lontanissima da quella a cui siamo abituati.
Declassato a paziente, obbligato a dividere la propria camera con un compagno di stanza nevrotico ed esagitato, costretto a collaborare e infine scoperte le sue menzogne per sottrarsi alla terapia, House è riconoscibile solo per il suo perseverare nel voler affermare la propria forza e volontà, anche a costo di compromettere i pochi traguardi che i compagni di reparto tentano di conquistare con fatica durante le sedute di gruppo, atteggiamento che lo pone nello status di sorvegliato speciale da parte del dottor Nolan (Andre Braugher), primario dell'istituto.
Ma è proprio l'interazione con i degenti ad operare il cambiamento in House perché dopo una serie di errori di valutazione dettati dall'egoismo che ben lo contraddistingue, Greg si rende conto che opporsi ad ogni tentativo di cura ha come unico risultato procurare dolore a se stesso e a chi lo circonda. Molte volte nel corso della serie è stata mossa ad House l'accusa di sostituirsi a Dio, ma questa volta l'argomentazione è più solida e tangibile al punto che lo stesso House comprende che non sempre è possibile gestire la vita secondo la propria convenienza e soprattutto che in caso di sconfitte, anche le più dolorose, la soluzione non risiede in droghe o Vicodin, ma nel confronto aperto con le persone che gli sono accanto.
Questa consapevolezza, che gli vale la tanto agognata lettera all'ordine dei medici per poter tornare ad esercitare la professione, è il punto di svolta ed il nodo di maggior cruccio per chi ha seguito la storia di Gregory House sin dall'inizio perché implica quel mutamento di rotta, già descritto nella prima parte dell'articolo, nella valutazione del rapporto sociale ed interpersonale.
Resta da dire solo che l'episodio, ottimamente scritto e carico di attenzione nel dettagliare anche i personaggi che fanno da sfondo alla vicenda centrale, si conclude con un autobus che porta via House dal Mayfield e ce lo riconsegna non più scisso, in attesa di riprendere il ruolo che gli è abituale all'interno del Princeton.
Resta per adesso impossibile stabilire quale sarà il reale cambiamento nelle sue attitudini e nei rapporti che ha con il suo staff una volta ripresa la vita reale, al di fuori del guscio ovattato dell'istituto, e per questo motivo ci appresteremo a seguire con l'interesse di sempre questa sesta stagione, convinti che le nostre aspettative non saranno deluse.