Diciamolo subito: il cambiamento c'è stato. Impercettibile, forse, non eclatante, ma ci troviamo comunque davanti ad un diverso Dottor Gregory House e i suoi fedeli seguaci non possono ignorarlo sia per la scomparsa del Vicodin, sia per il diverso approccio che il nostro ha nei confronti del mondo esterno.
Restano costanti le metodologie, la sfrontatezza accompagnata da cinismo, ma se prima tutto era volto a dipanare matasse mediche senza tener conto delle reali conseguenze, questo adesso non esclude l'aver relazioni più intime con le persone che lo circondano.
Ed è proprio il lavoro il nodo cruciale del cambiamento perché i timori di House sono focalizzati sulla cattiva influenza che il Princeton può avere su di lui. Le responsabilità e le pressioni, la tensione nel dover trattare con pazienti e familiari, il dover gestire la propria sofferenza prescindendo dal Vicodin, sono tutti elementi che contribuiscono a tenerlo lontano da quella che è invece l'unica efficace terapia: avere la mente impegnata nella soluzione dei casi clinici.
Per comprendere l'importanza di ciò c'è bisogno di tempo e House deve rendersi conto da solo che la sua vita senza la medicina non è completa.
Accettare questo è complicato, ma a rendere il passaggio graduale contribuisce uno stravolgimento all'interno del team di diagnostica con Foreman che richiede per sé il posto che apparteneva ad House, Taub che si licenzia perché senza House il lavoro non è più stimolante e Thirteen che si dimette dopo aver capito di non poter lavorare agli ordini del suo compagno.
Questo segna il ritorno di Chase e Cameron, adesso alle dipendenze di Foreman, ma con un osservatore speciale, lo stesso House che si diverte a risolvere i casi medici senza doversi assumere alcuna responsabilità. In questo quadro generale si muove il nuovo House intento non solo a praticare l'arte medica, ma anche a dispensare consigli per poter risolvere i problemi di coppia di Foreman e Thirteen o di Chase e Cameron ed è proprio questo nuovo ruolo, dove Greg non è più solo caustico censore, ma seriamente preoccupato dello stato mentale dei suoi collaboratori, a sorprendere maggiormente perché appare comunque estraneo al personaggio da sempre diffidente ad ogni apertura verso le relazioni umane.
E sorprende anche il desiderio di voler riallacciare i rapporti con Lisa Cuddy visto nell'episodio andato in onda lo scorso lunedì (Known Unknowns) e che segnava il ritorno di Dr House: Medical Division sul piccolo schermo dopo due settimane di pausa.
Ma questa sesta stagione non è fatta soltanto di House perchè intorno alla figura del geniale diagnosta ruotano sempre personaggi di grande intensità, a volte chiamati sulla scena solo per un episodio. E questo è il caso di James Earl Jones nello splendido ruolo di uno spietato dittatore africano ricoverato al Princeton che intreccia la sua vita e la sua morte con il destino di Cameron e Chase, dimostrandoci che il peso delle decisioni prese il più delle volte rischia di essere insostenibile. Proprio la scrittura complessa degli episodi rende anche in questa stagione Dr. House Medical Division una serie a tutto tondo, capace di sollevare questioni cruciali non solo in ambito di deontologia medica, ma anche in quello dell'etica generale, mostrando come l'individuo è sempre inserito in una catena di scelte e conseguenze che formano la personalità e ne determinano il ruolo nel mondo.
In questo quadro è contestabile solo l'uscita di scena affrettata del nuovo team a favore di quello vecchio, va anche detto che tenere Chase e Cameron come sottotrame marginali sarebbe stato comunque uno spreco di risorse.
Resta comunque la curiosità di capire se in futuro Taub e Thirteen torneranno ad affacciarsi al reparto di diagnostica ormai di nuovo saldamente nelle mani di House. L'evoluzione della trama passa per cinque episodi che, come sempre nella serie, prendono spunto da un particolare caso clinico che però coinvolge, direttamente e per le tematiche che affronta, House e i membri del suo team.
Ecco quindi il paziente di Epic Fail, sviluppatore di videogiochi intenzionato a discutere dei suoi sintomi su internet che proprio attraverso la discussione che si sviluppa online riesce a far capire ad House che solo il praticare la medicina può tenere agganciata la sua attenzione, sviandola dal dolore. Greg infatti è l'unico a riconoscere la patologia di cui soffre l'uomo e suggerisce, da casa, al team la risposta giusta. E' The Tyrant, però, l'episodio superbo che si avvale della partecipazione di James Earl Jones e che investe le coscienze del team con una decisione impossibile da prendere senza poi subirne le conseguenze: curare l'uomo responsabile del massacro di migliaia di civili inermi o ucciderlo per poter rendere la libertà ad un paese oppresso.
Nel corso dell'episodio vengono vagliate entrambe le possibilità, confrontate con la deontologia medica che impone di curare ogni paziente senza tener conto della sua identità e la scelta finale, quella che poi comporterà un evitabile deragliare delle vite delle persone coinvolte, resta non giudicabile perché lo spettatore, come dall'interno i protagonisti, non è in grado di fornire una risposta univoca. Instant Karma, episodio numero quattro, affronta invece il tema del destino e del suo dipendere dalle nostre scelta, appunto il concetto di karma che ci premia per le buone azioni compiute e punisce per il male arrecato.
In questo caso c'è tutto il dramma di un padre, uomo d'affari ricchissimo, vero Re Mida della finanza, capace di trasformare in denaro qualsiasi attività e che lotta contro la malattia del proprio figlio fino a scegliere di vendere ogni sua proprietà, convinto che la sua ricompensa sarà la guarigione del bambino.
In questo episodio si manifesta gran parte del cambiamento di House, che in tempi passati avrebbe deriso le convinzioni dell'uomo, ma che in questa occasione si limita a prendere atto della scelta dell'uomo. Al centro di Brave Heart, quinta puntata di questa sesta stagione, c'è l'ereditarietà che pesa come una maledizione sulla vita di un poliziotto quarantenne che volutamente evita di avere una famiglia per timore di una morte certa in tempi rapidi, come era appunto capitato a suo padre e a suo nonno. Ma non solo, sempre di più c'è il tormento di Chase che rischia di compromettere il suo rapporto con Cameron tenendole nascoste le sue responsabilità nel caso del dittatore Dibala. Known Unknowns, infine, ci mostra più che il caso clinico il lato umano di House nel suo tentativo di ricostruire un rapporto con Lisa Cuddy arrivando anche al punto di proporsi come babysitter della bambina della donna per dimostrare quanto sia diventato affidabile nella gestione delle relazioni. E pure nei confronti di Wilson c'è una cura ed un'attenzione che in tempi passati non sarebbero state presenti, anche se il modo di occuparsi dell'amico è sicuramente conforme alle attitudini del vecchio Greg.
Possiamo dire quindi che la serie ci sta traghettando verso un diverso modo di percepire le relazioni da parte di House senza però snaturare, e questo non può che fare piacere, quegli aspetti che hanno reso caratteristico il personaggio nel corso delle passate stagioni, segno che si può continuare a fare affidamento in David Shore e nel suo team di autori per continuare ad avere un prodotto di alto livello nel panorama televisivo.