Dovlatov – I libri invisibili, la recensione: una vita in pochi giorni

La recensione di Dovlatov - I libri invisibili, il film che Aleksei German Jr. ha dedicato al celebre scrittore russo.

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Dovlatov - I libri invisibili: una foto del film

Correva l'anno 2018, quando a Berlino, in occasione della 68. edizione del festival che nel mese di febbraio trasforma la capitale tedesca in meta imprescindibile per cinefili e addetti ai lavori, scoprivamo in concorso il nuovo lavoro di Aleksei German Jr., oggetto di questa recensione di Dovlatov - I libri invisibili. Un film che arriva nelle sale italiane dopo quasi quattro anni, periodo in cui la pellicola ha girato un po' ovunque (anche nel nostro paese, per l'esattezza fuori concorso al Torino Film Festival), approdando persino su Netflix in alcuni territori. Arco di tempo che però non ha danneggiato il potenziale dell'opera di German Jr., anzi: il suo - parziale - messaggio di opposizione alla censura è molto attuale, cosa di cui il regista è perfettamente consapevole poiché anche il suo film successivo, presentato a Cannes 2021, parla di oppressione nei confronti di chi ha opinioni scomode (in questo caso con le conseguenze, essendo praticamente l'intero lungometraggio ambientato nella casa in cui il protagonista si trova agli arresti domiciliari).

Vita da emarginato

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Dovlatov - I libri invisibili: un momento del film

Dovlatov - I libri invisibili è ambientato nel 1971, nella fase finale della vita russa di Sergei Dovlatov, romanziere e giornalista che finì per emigrare e trasferirsi negli Stati Uniti dato che nessun editore ufficialmente approvato in Unione Sovietica voleva pubblicare i suoi scritti. Nel film lo incontriamo mentre un suo amico, il poeta Joseph Brodsky, si appresta a lasciare il territorio sovietico in quanto malvisto dal governo (Brodsky si trasferì nel Michigan nel 1972 e divenne un popolare professore in varie università statunitensi). Dovlatov, dal canto suo, preferisce rimanere a Leningrado con la moglie e la figlia, convinto che prima o poi tutto si possa risolvere, nonostante i suoi manoscritti siano costantemente osteggiati dalle autorità competenti. E così lui continua a vivere come autore "invisibile", le cui opere sono note solo in circoli clandestini (e Il libro invisibile è, guarda caso, il titolo del suo primo romanzo a vedere la luce in forma ufficiale, nel 1977, dopo la trasferta americana).

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Intrattenimento letterario

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Dovlatov - I libri invisibili: un'immagine

Da sempre interessato a vari aspetti della Storia del proprio paese, Aleksei German Jr. mantiene intatto il suo occhio notevole per la ricostruzione storica, che la giuria della Berlinale ha premiato con l'Orso d'Argento per il contributo artistico (per i costumi e le scenografie), ma c'è anche un lato molto umano sotto la scorza formale ineccepibile. E se da un lato qualche riferimento culturale potrà sfuggire a chi non conosce bene quel periodo storico e sociopolitico, dall'altro è universale la battaglia di Dovlatov contro chi lo vuole silenziare, ed è significativo che a raccontare la sua storia sia un film russo, date le varie difficoltà dello scrittore in patria. È un racconto furente e al contempo spassoso, dove lo humour condisce con fare laconico l'esistenza culturalmente frustrata di Dovlatov, una penna magnifica che ai tempi pochi potevano apprezzare nonostante avesse le qualità giuste per farsi ammirare anche all'estero (l'amico Brodsky lo definì una volta l'unico autore russo le cui opere sarebbero state lette per intero, complice uno stile asciutto e conciso simile a quello di Hemingway).

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Dovlatov - I libri invisibili: una scena

E da quel punto di vista è forse un bene che il film arrivi solo ora nelle nostre sale, in occasione dell'involontario cinquantennale degli eventi narrati: a distanza di tre anni e mezzo dal debutto berlinese, la storia di Dovlatov non ha perso nulla della sua carica vitale e della sua attualità, raccontando sfide che anche oggi sono parte del quotidiano per artisti e intellettuali in diverse parti del mondo. E proprio adesso, quando comincia a diventare buio più presto, è il periodo ideale per recarsi in sala, se si ha voglia di cinema d'autore, e gustarsi un affascinante dramma umano ambientato nelle fredde notti sovietiche. E poi, a visione ultimata, andare a (ri)leggersi il corpus dell'autore, firma imprescindibile della letteratura mondiale del secolo scorso, a cui il film restituisce la dignità che gli fu negata cinque decenni fa dai suoi connazionali.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Dovlatov - I libri invisibili ribadendo come si tratti di un'appassionante spaccato di vita incentrato sul grande scrittore russo, qui nel periodo, ottimamente ricostruito visivamente, in cui gli veniva negata la possibilità di pubblicare in patria.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • La ricostruzione d'epoca è impeccabile.
  • Il cast è sopraffino.
  • La scelta di non raccontare tutta la vita di Dovlatov è molto interessante sul piano drammaturgico.

Cosa non va

  • Alcuni riferimenti culturali possono sfuggire a chi non conosce benissimo il contesto storico.