Donald Sutherland, 10 film per ricordare un fuoriclasse del cinema

Da MASH a Gente comune: 10 film da vedere con Donald Sutherland, attore prolifico, ma anche poliedrico, trasformista, mai banale e sempre sorprendente.

Donald Sutherland sul red carpet.

Da giovane Donald Sutherland ha studiato ingegneria all'università di Toronto, come tanti ragazzi canadesi della sua generazione, ma durante gli studi decise di seguire la sua passione per la recitazione e di trasferirsi a Londra, alla "London Academy of Music and Dramatic Art", per poi debuttare a teatro sui palchi scozzesi, come pochi attori canadesi della sua generazione. Ecco, parafrasando Moretti, "Donald Sutherland è stato sempre parte di una minoranza."

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Donald Sutherland a Venezia.

Sebbene fosse uno degli attori più prolifici e importanti della sua generazione (più di 180 pellicole al suo attivo) non è mai stato facilmente inquadrabile perché mai icona di un genere piuttosto che un altro, volto di una corrente cinematografica, esperto di un ruolo nello specifico e via discorrendo. Un attore canadese che si fa le ossa in Gran Bretagna per poi fare il suo secondo film su suolo italiano (terra a cui rimarrà molto legato), una pellicola horror gotica in salsa Hammer con Christopher Lee dal curioso titolo Il castello dei morti vivi, e che poi fa la storia della New Hollywood negli Stati Uniti.

Interprete sempre spiazzante ed elegante, mai banale, mai facilmente leggibile e per questo difficile da amare per il grande pubblico come diversi suoi colleghi, ma in grado come pochi altri (appunto) di attraversare silenziosamente la Storia del Cinema lasciando su di essa una firma indelebile. Solo nel 2017 l'Academy gli tributò un riconoscimento con un Oscar alla carriera tra i più meritati di sempre. Donald Sutherland è scomparso il 20 giugno 2024 all'età di 88 anni e noi proviamo a ricordalo con dieci delle pellicole con cui può essere ricordato, perché non c'è stata una prova che non sia stata superlativa in 60 anni di carriera, dai camei per John Landis ai discorsi in Hunger Games fino ai suoi ultimi duetti.

1. Quella sporca dozzina (1967)

Quella Sporca Dozzina Donald Sutherland
Donald Sutherland in Quella sporca dozzina.

Fu Roger Moore, conosciuto sul set de Il Santo, serie televisiva britannica che andava in onda negli anni '60 su ITC, a consigliare un allora trentenne Donald Sutherland a partecipare al casting per un ruolo in Quella sporca dozzina. Sliding door fondamentale visto che Robert Aldrich decise di girare il film a patto di avere carta bianca nella scelta degli attori che avrebbero dovuto comporre il suo gruppo di antieroi (c'erano Lee Marvin e Charles Bronson, ma anche un giovanissimo John Cassavetes).

Miglior incasso MGM dell'anno 1967 e una pietra miliare del genere bellico che originò tre sequels e decine di remake non ufficiali, proprio perché nelle mani del regista divenne un mix esplosivo non solo antimilitarista, ma antiautoritarista. Tragico, intenso, ma anche anarchico, ricco di spunti da commedia e di una naturalezza spontanea che ha permesso agli attori di risplendere, creando da tra loro una chimica speciale.

La scrittura spregiudicata e libera, la regia misurata per integrare vari registri linguistici e, parallelamente, esaltare gli interpreti permette a Sutherland di brillare e ritagliarsi uno spazio nell'immaginario collettivo già alla quinta pellicola.

2. MAS*H (1970)

Non ci sarebbe stato un Donald Sutherland in MAS*H se non ci fosse stato un Donald Sutherland in Quella sporca dozzina. Un altro film bellico e un'altra pietra miliare, oltre ad essere quella che lanciò definitivamente la carriera di un gigante come Robert Altman facendogli vincere la Palma d'oro nel 1970.

#100AnniFox: una foto del film MASH
Una partita di golf in un zona in cui si bombarda.

Rifiutato da personalità come Stanley Kubrick e Arthur Penn, lo script di MASH fu portato in scena dal regista di Kansas City per la volontà di opporsi al governo statunitense che all'epoca ancora mandava giovani americani a combattere in vietcong immersi nell'oscurità di una giungla da cui spesso non emergevano più. Lo stile altmaniano nasce con questo film non solo grazie alla trovata metaforica di trasportare il fronte sui tavoli operatori o lo stile goliardico, ma incredibilmente efficace nel suo essere satirico, ma anche grazie agli attori.

Donald Sutherland è un mattatore ancora più di Elliot Gould, perché forse nel contesto si sente più a casa sua e quindi gioca con la regia, attirandola e respingendola, quasi sfuggendo costantemente l'inquadratura pulita o la facile leggibilità espressiva, ma si lascia inseguire, guidando al tempo stesso. La sua prova è straordinaria e inaugura una stagione lunghissima di personaggi complessi e sempre sorprendenti.

3. Una squillo per l'ispettore Klute (1971)

Una squillo per l'ispettore Klute: un momento del film
Sutherland e Fonda.

Un altro importantissimo film della New Hollywood da annoverare nella filmografia di Sutherland è Una squillo per l'ispettore Klute del 1971, il secondo film di Alan J. Pakula, un maestro del thriller politico dell'epoca dai forti echi hitchcockiani (come tra l'altro ammise lui stesso)e primo della cosiddetta "trilogia della paranoia".

Per l'occasione l'attore canadese condivise lo schermo con una giovane Jane Fonda, trascinandola, in un certo senso, all'interno di una pellicola in origine pensata per ruotare intorno al personaggio del detective maschile, ma poi sempre più incentrata sul percorso della prostituta interpretata dall'attrice statunitense.

Sutherland diede prova della sua capacità di danzare intorno ai suoi partner, permettendo loro di risplendere e di trovare gli strumenti per affrontare sfide recitative molto impegnative (Fonda parlò spesso della scena finale e di come costruì il suo personaggio insieme all'attore canadese sul set). Un attore enorme anche quando si doveva mettere maggiormente al servizio del film, rubando comunque spesso la scena.

4. A Venezia... un dicembre rosso shocking (1973)

Donald Sutherland in una scena drammatica di A Venezia... un dicembre rosso shocking
Una delle scene con Sutherland ad essere entrate nella Storia del cinema.

Parlavamo del grande rapporto tra Donald Sutherland e il nostro Paese e, infatti, iniziamo con il primo dei tre film della nostra lista in cui l'attore canadese recita in terra italica. Stavolta per il regista inglese Nicolas Roeg che si appoggia sulle sue spalle per portare in scena il libro Non dopo mezzanotte di Daphne Du Maurire con A Venezia... un dicembre rosso schocking.

La partner dell'attore canadese è stavolta Julie Christie, con la quale instaura una chimica talmente potente da divenire il motore empatico di un film a metà tra diversi generi e dal tono fortemente evocativo. La Venezia di Roeg è spettrale, tetra e opprimente, ma al contempo splendida e misteriosa. I coniugi Baxter hanno perso la loro figlioletta e ora sono costretti a vagare in una nebbia esistenziale come quella che avvolge le due sorelle sensitive e l'indagine nei riguardi un pericoloso omicida.

Sutherland regala un'interpretazione leggendaria, coronata da delle scene iconiche in cui la sua presenza e la sua mimica la fanno da padrone, restituendo quel senso di disperazione raggelante che inonda lo spettatore, eco di quella che avvolge tutta la città. Personaggio che vive e parla principalmente attraverso il suo volto.

5. Novecento (1976)

Rimaniamo in Italia per un altro film iconico come Novecento di Bernardo Bertolucci, il film summa del regista che approda al cinema impegnato cercando però di farlo dialogare con la sua ambizione, i suoi gusti e i suoi interessi artistici, dal teatro all'opera, cercando di accordarli al meglio.

Novecento Sutherland
E se non fa paura quest'uomo...

I due volti principali sono quelli di Robert De Niro e Gerard Depardieu, ma la gestione attoriale permette di far risplendere tutti, da Burt Lancaster a Stefania Sandrelli, passando per un Donald Sutherland mefistofelico, dal sorriso allo sguardo. Il lavoro espressivo dell'attore canadese esplode in una recitazione *"da palcoscenico" in cui riesce a farsi apprezzare anche in un ruolo più piccolo e che lo vede al centro di una delle scene più agghiaccianti del film.

Il suo monarca fascista riesce ad essere il simbolo sia di un male politico che di uno esistenziale, senza mai perdere la credibilità che si deve ad un personaggio in quanto singolo e probabilmente il terrore che si porta dietro è riuscito a riempire gli incubi degli spettatori per un diverso numero di notti.

6. Il Casanova di Fellini (1976)

Chiudiamo la trilogia nostrana con Il Casanova di Federico Fellini, in cui l'importanza della prova di Donald Sutherland sta nella sua capacità di far dialogare la finzione della messa in scena con la veridicità dello spirito del Settecento che la pellicola è intenzionata a cogliere.

Casanova
Sutherland irriconoscibile alla corte di Fellini.

Edulcorato (con trucco e vestiti) come non mai, l'interprete canadese accetta di divenire la proiezione funerea del regista riminese, che immagina il suo Casanova come metafora del tramonto di un'epoca che vorrebbe vivere ancora di una sessualità sfrenata, nella quale invece affoga.

Una prova maiuscola, vera e sincera, in un film di artifici, maschere e proiezioni. Ancora un viaggio nella mente di un bimbo truccato a festa che deve combattere contro il vuoto delle sue giornate e il decadimento delle sue emozioni. Un volto mostruoso e mostruosamente agghindato, dietro la quale c'è un'anima pura alla ricerca spasmodica di un sogno dove rifugiarsi. Sutherland brilla all'interno di una struttura oscura e opprimente.

7. Terrore dallo spazio profondo (1978)

Se ci fosse un manuale che elenca ricette per creare un buon remake probabilmente in esso troverebbe spazio l'operazione effettuata da Philip Kaufman in Terrore dallo spazio profondo, rifacimento del leggendario Invasione degli ultracorpi di Don Siegel. Il motivo è piuttosto semplice: per riproporre un testo in un'epoca diversa dal suo concepimento originale bisogna capire prima di tutto come farlo parlare di nuovo.

Terrore Dallo Spazio Profondo Donald Sutherland In Una Scena
Una scena iconica

L'idea di Kaufman è essenziale, ma geniale, cioè cambiare contesto da una piccola comunità ad una grande città, in modo da trasformare un dramma collettivo che ha il suo centro nello stravolgimento della propria casa ad una metafore dell'alienazione che avviene nelle metropoli, in cui siamo tutti più soli. Trionfa quindi l'intimità, il dramma del singolo e questo fa gioco ad un attore come Donald Sutherland, che diviene il perfetto simbolo di questa complessa simbologia.

Il film è surreale, ironico e spiazzante, registri che l'attore canadese accompagna, immaginandosi la via di accesso allo spettatore all'interno di una realtà così simile alla nostra in cui l'orrore è nascosto in bella vista. E poi c'è una scena finale con quell'urlo, che solo Sutherland poteva interpretare.

8. Gente comune (1980)

La prima pellicola da regista di Robert Redford è Gente comune del 1980, vincitore di quattro premi Oscar (tra cui miglior film e miglior regia davanti a titoli come Toro Scatenato e Elephant Man) su 6 candidature di cui nessuna per Donald Sutherland. Un peccato se lo chiedete a noi, visto che il suo personaggio è l'unico in grado dii ribellarsi allo status quo del film.

Ordinary People 2
Un personaggio comune? Manco per idea.

Si tratta di un dramma che da borghese diventa familiare in un sento più intimo e meno sociale, che gira tutto intorno al senso di colpa di un adolescente che si sente responsabile per la morte del fratello e non riesce più a comunicare con il resto dei cari, subendo il rifiuto della madre. Un film teorico che ha la sua idea strutturale nel trattato, ma che brilla soprattutto per il lato umano nelle sue interpretazioni.

I personaggi di Timothy Hutton, Judd Hirsh e Sutherland costituiscono un blocco unito che cerca di riattivare il dialogo e quindi sbloccare un dolore altrimenti cementificato, ma solo quest'ultimo ha l'incarico di farlo facendo da anello di congiunzione tra tutti i membri familiari, scontrandosi con il diniego della sua compagna di vita. La sua è una prova riflessiva, misurata, composta e di grande impatto che cela un dolore reale e tangibile.

9. La cruna dell'ago (1981)

Il caso spesso gioca un ruolo fondamentale nei thriller, esso è l'ingrediente che può far saltare il banco ad una storia, cambiandole tono, prospettive e linguaggio. Sempre che si decida di vederlo come un'opportunità e assecondarlo. Questo è ciò che fa Richard Marquand nel suo La cruna dell'ago, tratto dall'omonimo romanzo storico di Ken Follett, scegliendo di affidarsi al suo protagonista interpretato da Donald Sutherland.

La Cruna Dell Ago Donald Sutherland
Le spie naziste hanno (quasi) sempre i baffi biondi.

L'attore canadese qui chiamato quasi ad un assolo d'autore in cui dover portare in scena un antieroe per definizione "assoluto" (parliamo di una spia nazista), oltre che un uomo spigoloso, fragile ed estremamente solo. Un assassino professionista imprigionato dalla Storia dentro un gioco di cui è lui stesso a dettare le rigide regole. Un naufragio cambia poi tutto.

Sutherland muove il film, sorprendendo continuamente lo spettatore e costruendo con lo scorrere dei minuti un personaggio sempre più complesso, sfidante e sfuggente. La sua capacità di cambiare rimanendo sempre coerente è il segreto di un adattamento che vive molto sulle mille sfaccettature del protagonista. Freddo, cinico e senza cuore e poi improvvisamente disperso, imbarazzato dal suo essere intruso, poi, ancora, innamorato, bisognoso di evasione e, infine, impaurito, fragile e in preda all'istinto di autoconservazione.

10. JFK - Un caso ancora aperto (1991)

Della serie "la grandezza di un attore non si misura con la durata del minutaggio in cui è in scena" abbiamo deciso di chiudere questa nostra lista di dieci film con JFK - Un caso ancora aperto, una delle "pellicole magne" di Oliver Stone, che per l'occasione riaccende le indagini cinematografiche sul famigerato omicidio del presidente degli Stati Uniti.

Nel film Donald Sutherland è presente in una sola scena (comunque piuttosto lunga, se proprio vogliamo spaccare il capello) e tanto gli basta per rimanere impresso nella mente dello spettatore dato che dà probabilmente vita alla sequenza che alza il livello (almeno recitativo) dell'intero film. Se volete è disponibile integralmente su YouTube in versione originale.

Questo ci consente di affermare come l'attore canadese sia stato uno di quelli che è stato in grado con poco di regalare tantissimo alle pellicole nelle quali ha partecipato, una cosa di cui si accorse prima di tutti Landis, che lo ha voluto per ruoli piccoli, come quello di Animal House e, in un certo senso, anche quello di Ridere per ridere. Parte della grandezza di Sutherland e del suo appartenere ad una minoranza di attori sta anche in questo.