Dito Montiel, da Riff Raff a Guida per riconoscere i tuoi santi: "La libertà? Tutto dipende dai nostri sogni"

E poi ancora Bruce Springsteen, Bill Murray, un "presidente pazzo" e quel giorno ad Astoria: mezz'ora di intervista esclusiva con uno dei nostri registi del cuore. Al Torino Film Festival con il suo nuovo film.

Dito Montiel al Torino Film Festival

L'appuntamento è alle dieci e trenta, in un albergo nel centro di Torino. Mattinata fredda, ma limpida. Classico cielo torinese, classico cielo tardo autunnale. Arriviamo con anticipo e lo aspettiamo nella hall dell'hotel. Ripassiamo le domande, indecisi da quale iniziare. Appena arriva, sguardo gentile e sorridente, ci presentiamo. Immediatamente, però, e spinti da una profonda stima, lo ringraziamo per Guida per riconoscere i tuoi santi. Un film, almeno per chi scrive, decisamente fondamentale per diverse ragioni. Ed eccoci allora con Dito Montiel, che al Torino Film Festival ha portato il suo ultimo lavoro, Riff Raff, black comedy scritta da John Pollono.

Riff Raff Dito Montiel
Dito Montiel in una foto in bianco e nero

Un film che parla di resa dei conti, ma anche e soprattutto di famiglia. Di quanto può essere a volte complicata, brontolona, ma pur sempre nevralgica. Che sia di sangue, oppure no. In fondo, il cinema di Montiel, fin dall'esordio del 2006, ha sempre trattato il tema della famiglia. "La mia era così incasinata", ci dice ridendo, durante la nostra intervista esclusiva. "Credo che la famiglia sia il nucleo di tutto. Amici e famiglia sono la stessa cosa per me".

Dito Montiel: l'intervista esclusiva

Riff Raff Bill Murray
Bill Murray e Pete Davidson in Riff Raff

Riff Raff, che fin dal titolo sceglie un ritmo sostenuto e quasi inesorabile, mettendo uno-contro-uno due attori giganteschi: Ed Harris e Bill Murray. Una resa dei conti criminosa ed esilarante, in cui ruotano nella stessa stanza interpreti meravigliosi: Jennifer Cooldge, Lewis Pullman, Gabrielle Union, Pete Davidson, Emanuela Postacchini, Miles J. Harvey. In fondo, da Robert Downey Jr. a Robin Williams, Dito Montiel è uno che, con gli attori, ci sa fare. "Non so come spiegare ma... giro e basta. Mi piacciono le persone, mi piacciono i personaggi, e la loro emotività. Non chiedo mai ad un attore cosa fare, guardo sempre prima, trovando i tratti interessanti. L'idea era mettere in una stanza una famiglia che si odia, e vedere cosa succede. È diventato quasi un western. Bill Murray? Non pensavo fosse così cattivo! L'ho adorato. Sono entusiasta. Questo mi rende un grande regista? Non lo so. Forse ci sono molte più persone di successo di me che potrebbero dirtelo meglio!".

L'importanza degli errori

Il regista Dito Montiel e Channing Tatum sul set del film Fighting
Montiel e Channing Tatum sul set di Fighting

Nel film c'è una frase rivelatrice, che arriva direttamente da Emanuela Postacchini: "Decidiamo noi cosa siamo". Tuttavia, oggi, è complicato portare avanti un'individualità, se poi il mondo ci costringe ad un omologazione artistica, e di pensiero. "Tutti sono critici, oggi", confida Dito Montiel, "Per quanto riguarda il cinema... Vorrei che ogni persona potesse realizzare film senza essere giudicato. Amo gli errori, amo gli sbagli delle persone. Mi è sempre piaciuto ascoltare band terribili, che solo io potevo apprezzare. Certo, è difficile non farsi influenzare. Ray Liotta, che era mio amico, mi disse: non leggere mai nulla che riguardi te. Perché se credi alle cose belle, allora devi credere alle cose brutte. È difficile, soprattutto per i ragazzi. Bisogna però provarci, e continuare a creare".

La libertà artistica, oggi

Riff Raff, come detto, è firmato da John Pollono, screenwriter e playwright attivo sia a teatro che al cinema (recuperato il suo esordio alla regia, Il garage - Small Engine Repair). "Originariamente questa era una commedia, ed era tutta in una stanza, e stavamo cercando di capire, come possiamo farla andare al cinema?", continua Montiel, dalla parlata svelta, tipica newyorkese. "È stato davvero molto divertente lavorare Pollono. Continuavamo ad andare avanti e indietro. Il testo si è poi adattato anche agli attori. Un personaggio per me diventa tale solo quando c'è l'attore scelto. Per esempio, non sapevo che Bill Murray fosse tanto alto! Per questo poi lo script si è evoluto. Ogni sua riga era pazzesca. John è un grande autore, penso avessimo una grande reciprocità".

Man Down: Dito Montiel abbraccia un commosso Shia LaBeouf alla fine della proiezione di Venezia72
Dito e Shia LaBeouf si abbracciano sul set di Man Down

Era il 2006 quando Dito Montiel portò Guida per riconoscere i tuoi santi alla Mostra del Cinema di Venezia (Leone d'Argento alla regia, Premio Speciale della giura: e scusate se è poco). Si impose immediatamente nel panorama cinematografico indipendente americano, con una storia (quasi) autobiografica. All'epoca, la libertà artistica era forse maggiore. E oggi? Tornerà quella libertà? Per il regista: "Per quanto ci si possa lamentare, oggi tutti possiamo fare film. Basta un cellulare. Fai recitare i tuoi amici, lo metti su internet. Ed ecco che esiste. Se sei un regista, gira. Che importa? Da questo punto di vista sei libero. Se vuoi un milioni di dollari, però, le cose cambiano. Magari sarò un sognatore, e questo oggi non funziona. Però penso che ci sia ancora libertà. Forse ci si arrabbia più facilmente? Amen, che si arrabbino e che se ne facciano una ragione".

Il nuovo cinema indipendente americano

Se oggi il cinema statunitense può essere definito ondivago (si sta asciugando un'egemonia narrativa durata sessant'anni), quali sono, per Dito Montiel, i nuovi paradigmi del cinema indie? "Guardo sempre tante cose, anche qui a Torino. Ogni giorno vedo film, oppure filmati, anche video stupidi. Ti racconto una cosa: un mio amico di New York, Harry Greenberger, ha appena realizzato un videoclip per Jesse Mallin, che si è ammalato ed è paralizzato dalla vita in giù. Tutti hanno fatto beneficenza. E Bruce Springsteen ha cantato una canzone, e il mio amico ha girato il video. È ottimo, devi vederlo, c'è Paul Bearer che balla! Mi ha molto ispirato, sono rimasto impressionato. Video, film, corti, cose strane. Sono costantemente impressionato".

Credendogli sulla parola, raccontandogli il nostro amore per il Boss e poi scrivendo questa intervista dopo aver visto il videoclip di cui parlava (She Don't Love me Now, lo trovate su YouTube, e sì, è splendido), chiediamo poi a Dito Montiel cosa pensa dell'America odierna, e cosa pensa del futuro. "Beh, spero che sopravviveremo. Questo presidente è pazzo. Non sono un suo fan, ma questo è il mondo in cui viviamo. È la vita".

Quel giorno ad Astoria: torniamo a casa

Quando mancano circa dieci minuti alla fine del nostro spazio, ben mezz'ora, viriamo tornando a parlare di Guida per riconoscere i tuoi santi. Confidiamo al regista quanto sia un'opera di profonda adiacenza umana, e quanto ci siamo ritrovati nella salvifica fuga che racconta nel film. Dito Montiel, che ha lasciato Astoria, nel Queens (che non era il Queens di oggi), per intraprendere la carriera artistica, è riuscito a fuggire da un'esistenza complicata.

Uno dei protagonisti del film Guida per riconoscere i tuoi santi
Channing Tatum in Guida per riconoscere i tuoi santi

Ma cosa direbbe, invece, a chi non riesce a scappare? "Puoi scappare. Puoi sempre, qualunque cosa accada. Anche se è solo nella tua testa. Sai, pensavo, e lo dico sul serio, non sto cercando di essere gentile o niente, ma che se fossi diventato uno spazzino, raccogliendo la spazzatura, sarei stato felice. Non dovevo allontanarmi da dove venivo. Dovevo solo avere una motivazione. Ad esempio, per me era scrivere. Adoro scrivere. Quindi, anche se dovessi fare un lavoro che odio, potrei tornare a casa ogni sera e scrivere. Potrebbe essere la tua via di fuga. Quindi puoi sempre scappare. Non è questa la parte difficile. La parte difficile è rimanere intrappolati. Non significa che devi andare fisicamente da qualche altra parte. Ci sono molte persone in situazioni peggiori di come erano le mie. La mia fuga era soprattutto mentale. Scrivendo, potevo scappare. E leggendo o scrivendo, puoi andare dove vuoi".

Dito Montiel Set Guida Per Riconoscere I Tuoi Santi
Dito Montiel sul set di Guida per riconoscere i tuoi santi

Prima di salutarci, confessiamo che qualche anno fa abbiamo attraversato tutta New York City per arrivare ad Astoria, ripercorrendo i set di Guida per riconoscere i tuoi santi. Dopo una risata, chiudiamo l'intervista chiedendo cosa prova, oggi, quando torna nel Queens. "È strano, sai, è come se a volte ti emozionassi troppo. Ad esempio, sono andato nella casa in cui sono cresciuto, la 2407, sulla 31esima Strada, e ora è come se fosse un rifugio per cani. Ho bussato alla porta, e un tizio mi ha fatto entrare, dopo avergli detto che vivevo lì. C'erano tantissimi cani che abbaiavano! Ero felice, almeno i cani si divertivano. Ma è sempre emozionante tornare a casa. È la vita per tutti, sai?". Sì, lo sappiamo bene.