Quell'estate nasce come un film piccolino, quasi minuscolo.
Poi arriva al Festival del Film di Roma. I pochi critici e giornalisti che lo vedono ne scrivono buone recensioni, le proiezioni con le scuole dedicate alla sezione Alice nella città riscuotono applausi a scena aperta.
"Dopo questa buona accoglienza - confida fiducioso Pagano, il produttore - confidiamo di far arrivare presto il film in sala. Con una regia così fresca e un cast splendido, questa piccolissima produzione ha un buon futuro".
In effetti, la freschezza e l'entusiasmo della regista, traspaiono in modo evidente durante la conferenza stampa di presentazione: "Ho ambientato questo film in Toscana, mentre nella sceneggiatura c'era un'altra location - spiega Guendalina Zampagni, alla sua orera prima - Me lo sono portata lì per sentirmi a mio agio, anche perchè fin da subito ho avuto in mente questo paesino che poteva essere perfetto".
La Zampagni arriva a dirigere una pellicola dopo una lunga gavetta: "E' 10 anni che faccio l'aiuto regista - spiega la Zampagni - con il desiderio di fare un film mio. Ho cominciato con l'accademia di arte drammatica, poi ho incontrato Grimaldi e sono diventata la sua aiuto regista, e con lui ho imparato a fare questo mestiere. La sceneggiatura mi è subito piaciuta - continua - ho solo un pò approfondito le figure femminili, perchè le sentivo vicino a me. Avevamo pochi soldi per realizzarlo, per cui avevamo bisogno di un buon cast".
Primo ruolo di un certo peso per Diane Fleri, che con modestia si schernisce: "I_l film è un film corale, non potrei definirmi la protagonista, anche se è indubbio che mi sono sentita caricata di grandi responsabilità. E' il primo film in cui ho lavorato così tanto, perchè ero inserita in maniera totale nel film, girato in 4 settimane concentratissime. La prima esperienza così intensa per me. In realt, poi,à sembra estate ma facevano 3 gradi perchè abbiamo girato d'inverno, e gelavo. L'ultimo giorno mi è arrivata la febbre a 39, una volta scaricata tutta l'adrenalina. Però ce l'abbiamo fatta alla fine!".
Oltre a Diane, la Zampagni si è trovata dall'altra parte della macchina da presa un mostro sacro del cinema e del teatro italiano come Alessandro Haber.
"_Ero terrorizzata dal carisma dell'attore, perchè Haber è uno che ti assilla con mille consigli. Ma è una persona splendida, l'unico suo problema è un pò la memoria. Sono stata contentissima anche della Villoresi, che mi ha aiutato a disciplinare Haber!", conclude con una battuta.
L'andamento antico, come tempi e come struttura, del film, rispecchia i gusti e la sensibilità della Zampagni.
"Uno sceglie un ritmo per il proprio gusto - spiega quando le chiediamo il perchè di questo sapore un pò retrò - ed ho questo gusto qui. Poi per l'ambientazione negli '80, mi sembrava il ritmo giusto. E' un film ambientato in campagna, dove spesso non succede nulla, dove i ritmi sono più misurati".
Una favola lieve, segnata da una morte quasi improvvisa, che la regista spiega così: "Io come toscana forse sono un pò disincantata. Il toscano è un pò spietato, tagliente. Questa morte era principalmente qualcosa che cambiava la vita degli altri. Io amo però la dolcezza, mi piacciono i film che raccontano l'uomo, con la sua amarezza e allegria, non crediate che sia spietata nella vita".