Il nuovo, sospirato, atteso, rimandato capitolo della saga di 007 sta - pian piano - prendendo forma. Dopo l'annuncio che sarebbe stata Amazon a prendere il controllo creativo del franchise - la famiglia Broccoli ha "passato la mano" dopo sessant'anni -, con tutti gli annessi e connessi del caso, ecco l'altro grande annuncio: a dirigere il nuovo film di James Bond c'è Denis Villeneuve. In un comunicato dalle poche righe traspare tutto l'entusiasmo (?) del regista canadese (quindi Commonwealth), "Per me James Bond è territorio sacro. Lo guardavo con mio padre fin da 'Agente 007 - Licenza di uccidere', con Sean Connery. È un onore immenso", scrive il filmmaker. Ancora senza titolo, il nuovo capitolo è il numero 26 e, come sappiamo, arriva dopo il commiato di Daniel Craig, che ha lasciato il personaggio in No Time to Die.
Denis Villeneuve forse non è la scelta giusta per 007

Tutti felici e contenti? Non proprio. E pure chi scrive potrebbe avere dei dubbi sulla scelta perpetrata. La prima scelta, ricordiamo, del nuovo (e probabilmente definitivo) corso targato Amazon/MGM. Insomma, gli effetti già si sentono. E non è mancato il tumulto social post-annuncio. C'è chi pensa che Villeneuve abbia uno stile fin troppo compassato, e c'è pure chi avrebbe preferito Christopher Nolan. Aggiungiamo noi che l'arrivo del regista di Dune, rispetto alla saga, potrebbe snaturare il personaggio stesso. Spieghiamo: i precedenti registi che hanno segnato il recente corso targato Craig si sono messi al servizio del personaggio (dall'ottimo Martin Campbell, regista del capolavoro Casino Royal, all'ovvio Sam Mendes, fino al sottovalutato Marc Forster e Cary Fukunaga), innovandolo ma, intanto, passando inosservati. Una presenza fondamentale, ma anche invisibile. Per dire, Skyfall è un film di James Bond diretto da Sam Mendes, e non un film di Sam Mendes con James Bond. Un'equazione non così scontata.
Troppi franchise?
Non così scontata perché basta (ri)vedere i due capitoli di Dune. A proposito, secondo una regola, un attore, se vuol essere James Bond, non deve aver interpretato altri personaggi legati ad un franchise/saga/universo condiviso. Il teorema non varrebbe per i registi, ma è chiaro che l'opzione Denis Villeneuve - legato sia a Dune che a Blade Runner - getterebbe le basi per un cambio di paradigma anche nel cast (e infatti in lizza c'è Aaron Taylor-Johnson, che abbiamo visto comparire nell'MCU).

Il punto focale, però, richiama l'equazione citata poco sopra: Villeneuve è un autore estremamente riconoscibile (come lo è Nolan, e infatti anche lui, almeno per chi scrive, non sarebbe stato il nome giusto), legato ad una poetica estetica ed estetizzante (pensiamo a Dune, in cui si sfiora la noia), e anche, a giudicare da certe reazioni all'annuncio, anche fin troppo "glaciale", poco incline al trasporto e alla sfrontatezza (il suo film più caldo potrebbe essere Arrival, che infatti è anche il suo migliore). Elementi, questi, che hanno contraddistinto gli ultimi capitoli, ri-disegnando l'immaginario che ruota attorno alla spia di Sua Maestà.
Un regista autore

Certo, sono predisposizioni solo ipotetiche, e certamente "intenzionali", ma la scelta di affidare la regia a Villeneuve è un chiaro cambio di prospettiva. Mettiamoci pure che James Bond è un personaggio votato all'azione, mentre l'autore canadese non pare essere avvezzo all'action (anzi). Il rischio, in questo caso, è che la tradizionalità ricercata da Amazon potrebbe star stretta a Villeneuve, impossibilitato nello scendere - troppo - a compromessi. In più, viste le implicazioni, potrebbe risultare un'operazione d'ufficio, tracciata secondo rigorosi paradigmi, in cui la personalità viene smussata. Gli stessi paradigmi che, con successo, sono stati infranti dai film con Daniel Craig. Direte, basta rifugiarsi nel passato? Vero. E allora perché non scegliere un regista meno blasonato, ma con un'identità comunque definita che possa essere prestata e non imposta ad uno dei personaggi più influenti della storia popolare?