Se la presenza di Donald Sutherland non è riuscita ad assicurare a Dirty Sexy Money più di due stagioni, non possiamo aspettarci che quella di Victor Gaber faccia miracoli in Deception. Potrebbe, però, almeno, interrompere la spirale negativa che lo accompagna dopo il successo di Alias. Justice - nel nome della legge, in effetti, era promettente, ma è stato interrotto dopo una manciata di episodi. Forse urtava la sensibilità del pubblico, instillando il dubbio che il sistema giudiziario a stelle e strisce potesse fallire in alcuni casi, condannando un innocente o scagionando un colpevole. Eli Stone aveva del potenziale grazie alla natura volutamente sopra le righe, eppure non lo ha dimostrato in tempo utile da convincere lo spettatore a restargli fedele.
Le bugie dei Bowers
E ora arriva Deception: i sotterfugi a cui fa riferimento il titolo promettono verità scomode e scottanti seppellite sotto un monumento di apparenze eleganti. Il Male, insomma, si traveste con cura dietro la facciata filantropica di un'industria farmaceutica gestita dalla famiglia Bowers, di cui Victor Garber è il capostipite Robert. I figli del primo matrimonio sono il latin lover Julian (Wes Brown), l'arrogante Edward (Tate Donovan) e la ribelle Vivian (Bree Williamson). L'omicidio di quest'ultima in circostanze misteriose punta i riflettori della stampa sull'intero clan, già al centro di scandali di ogni genere, e fa venire a galla segreti finora celati con la violenza e la corruzione, tra cui la verità su Mia (Ella Rae Peck), nata dalle seconde nozze con la segretaria Sophia (Katherine LaNasa).
"Siamo sopravvissuti a tragedie e pubbliche accuse finora - dice Robert ai figli - e lo faremo anche adesso". Non sono solo i paparazzi e i giornali scandalistici a prenderli di mira: anche l'FBI si interessa al caso e cerca di capire come l'assassinio possa essere collegato al lancio di un nuovo farmaco, il Lyritrol, per combattere il cancro senza l'uso della chemioterapia. Alcuni insabbiamenti sugli effetti collaterali della sperimentazione spingono l'agente federale Will Moreno (Laz Alonso) a richiedere sul caso la detective Joanna Locasto (Meagan Good), sua ex collega nonché breve flirt. Il motivo è semplice: Joanna è cresciuta con i Bowers perché la madre era una loro dipendente e durante gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza ha condiviso ogni momento con Vivian, sua migliore amica, che Sofia ora descrive come "drogata, narcisistico buco nero di necessità". A causa di un litigio, le due si sono allontanate perdendo i contatti negli ultimi 17 anni. La richiesta di Will spinge però Joanna a fare i conti con il passato e ad infiltrarsi sotto copertura a casa loro per scoprirne i segreti e gli orrori. Inizia, così, un pericoloso triangolo con Will e Julian, sua relazione segreta ai tempi del liceo, e un conflitto aperto con Edward, in passato sotto inchiesta per l'omicidio di una ragazza. "Torna a casa, Joanna - le dice con il suo solito piglio autoritario - questo non è il posto sicuro che credi che sia".
Tra crime e family drama
I vizi e le scorciatoie illegali dei Bowers ricordano molto i costumi spregiudicati dei Darling di Dirty Sexy Money, analizzati dalla lente morale del figlio (Peter Krause) di un ex dipendente, che invano ha cercato di tenersi a distanza da loro nell'età adulta. Anche Joanna ha sempre fatto parte del mondo dorato dei ricchi "amici", pur rimanendo comunque ai margini di questa favola senza lieto fine, ma ha deciso di staccarsi dalla corruzione e dalle falsità di quella ricchezza non del tutto lecita. Invece il passato ritorna, chiede il conto con gli interessi e inevitabilmente influenza la capacità di giudizio, come insegna - con più efficacia - Revenge. Le ambizioni e le premesse di questa serie tv, in onda da gennaio su NBC e creata da Liz Heldens (Friday Night Lights), la collocano a metà tra il crime e il family drama virando rovinosamente verso la soap opera, tra balli delle debuttanti e presentazioni farmaceutiche alle Bahamas. I colpi di scena si susseguono senza ritmo né logica, finendo per perdersi tra le miriadi di sottotrame e microdrammi che continuano a moltiplicarsi, episodio dopo episodio. I personaggi vengono tratteggiati in maniera a volte stereotipata, impedendo un reale coinvolgimento emotivo nel pubblico, che non riesce a capire per chi fare il tipo e con chi identificarsi. La confusione dei ruoli e delle situazioni genera noia e delusione, sentimenti che negli USA hanno già determinato un primo calo d'ascolti e di interesse e un conseguente taglio di due episodi sui 13 previsti. Ciò non esclude la possibilità di un cambio di scenario a metà stagione, capace di conferire a questo telefilm un ritmo a cui si è sempre aspirato senza mai raggiungerlo pienamente.