Autunno 2019, prima della pandemia, del lockdown e di un mondo, il nostro, in cui consegne, rider e corrieri sarebbero diventati protagonisti. Prima, perché è quello che fanno i grandi autori: osservano, anticipano, raccontano quel che verrà oltre a ciò che già ci circonda. Questo aveva fatto Hideo Kojima con il suo Death Stranding, anticipandoci un mondo che di lì a qualche mese avremmo saggiato sulle nostre spalle, seppur senza le derive più soprannaturali e inquietanti dell'ambientazione che ci raccontava nel suo particolare videogioco. Non abbiamo avuto le CA, ovviamente, il collegamento con l'aldilà né altri dettagli del mondo post-apocalittico che ci raccontava, ma quel focalizzarsi su un corriere come protagonista, il Sam "Porter" Bridges di Norman Reedus, era così significativo e potente.

A distanza di quasi sei anni, Kojima ci riporta in quel mondo, ancora segnato dall'evento cataclismatico che ha creato la situazione che ben conosciamo, dalle Creature Arenate e dall'isolamento da superare, aggiungendo ulteriori sfumature e dinamiche. Death Stranding 2: On the Beach, che arriva su PS5 dal 26 giungo, è naturale prosecuzione di quel mondo, di quell'ambientazione, di quei temi e del percorso dei suoi personaggi, un gioco che conferma una narrativa potente e cinematografica che porta avanti la personale idea di gioco (e di cinema) del suo incredibile autore. Piaccia o meno, Hideo Kojima rappresenta un'unicità nel panorama dell'intrattenimento attuale, da tener stretta e seguire con attenzione per la sua capacità di andare oltre il singolo media di riferimento. Una ricchezza incredibile in un mondo dell'intrattenimento sempre più interconnesso (e la scelta lessicale non è affatto casuale)!
Di nuovo in cammino
Sono passati dei mesi dagli eventi del primo gioco, da quell'intenso finale che ci aveva emotivamente (s)travolti. Sam e Lou vivono pacifici, ma sappiamo che succederà qualcosa che ci farà rimettere in cammino. E inevitabilmente succede e siamo pronti a caricarci lo zaino in spalla per consegnare merci e unire luoghi, sviluppare quel tessuto connettivo, emotivo e chirale, che dalle UCA del primo gioco ci porta in un nuovo territorio inesplorato, in Australia, per continuare l'opera ed evocare solidi dilemmi morali che riguardano le parti coinvolte.
Dovevamo davvero connetterci?
La domanda, quella posta già in fase di promozione, ci accompagna nel corso di questo viaggio compiuto ordine dopo ordine, per consegnare, recuperare. Conoscere. Perché è quello che facciamo passo dopo passo, una nuova location e relativo occupante dopo l'altro: conosciamo dettagli, risvolti, esigenze, ricchezza di un mondo che è ancor più ricco di sfumature e, anche, possibilità di gioco. Perché Death Stranding 2: On the Beach aggiunge anche varietà sul piano del gameplay, negli avversari da affrontare e in un Combat System più versatile e coinvolgente, in attività da compiere (come la cattura di animali da accompagnare al Rifugio per animali).

Non vi stiamo dicendo molto, ne siamo consapevoli, ma è una scelta, perché abbiamo vissuto l'esperienza di gioco come una continua scoperta e così ci piacerebbe che facessero tutti. Ma è ovvio che qualcosa in fase di recensione dobbiamo spiegarvi, quindi ci preme sottolineare come il gioco sia in definitiva molto coerente con il precedente, riuscendo allo stesso tempo a smussare gli angoli di quello che era stato il primo Death Stranding: la storia è portata avanti con cutscene meno impegnative e prolisse, che si ritagliano uno spazio giusto, dilungandosi solo quando necessario; l'azione è, come detto, più coinvolgente ma sempre relegata alle missioni che la richiedono; la selezione di oggetti è più immediata, pur sfruttando lo stesso sistema di ghiere. Insomma l'evoluzione naturale di quello che il gioco era, traslata a un secondo capitolo.
Un cast ancora più ricco per Death Standing 2

Abbiamo parlato dell'idea di cinema di Kojima ed è una sensazione che ci viene confermata dal casting, che ai grandi nomi del primo capitolo ne aggiunge altrettanti, per una produzione che se fosse un film andrebbe oltre il blockbuster. Norman Reedus, ovviamente, con accanto Lea Seidoux, Guillermo del Toro, Nicolas Winding Refn e altri dei volti già visti, a cui si aggiungono i già annunciati Luca Marinelli, Alissa Jung, Alastair Duncan, Debra Wilson, ma anche George Miller, Fatih Akin, Shioli Kitsuna, Elle Fanning. Non vi anticipiamo i ruoli, ma possiamo dirvi che alcuni di loro non si limitano a una comparsata ma danno vita a personaggi che accompagneranno in vari modi il nostro cammino.

E torniamo al cinema anche in un altro aspetto: la presentazione di alcuni dei nomi citati poco sopra sono veicolate da sequenze animate da grande film, da classico del cinema. Ce ne è torna una in mente mentre scriviamo, che si muove sulle note di Raindrops Keep Falling on my Head e che farebbe invidia a tanti titoli arrivati sul grande schermo negli ultimi anni. Una su tutte citata, ma non l'unica.
Il ruolo della musica
Non è un caso se citiamo quella sequenza in particolare, perché il modo in cui le immagini si sposano alla musica è ancor più forte, intenso, preponderante che nel primo titolo. Il modo in cui le canzoni partivano per accompagnare porzioni del nostro cammino ci aveva già colpiti nel primo capitolo, in Death Stranding 2 si va oltre dando alla musica una funzione narrativa, per come viene usata anche, e non solo, a supporto dell'antagonista principale del gioco.
We Must be More than Animals in Chains
Senza dimenticare l'apporto di un musicista come Woodkid, il cui singolo To the Wilder ci accompagna mentre scriviamo queste righe, a ricordarci la magia che abbiamo affrontato per le oltre 30 ore necessarie per completare la storia principale (ma da allora ne abbiamo impegnate almeno altre 10 per continuare a esplorare un mondo che ci affascina e ci strega).
Un mondo che si conferma affascinante
Perché al di là di un comparto tecnico incredibile, che avrete già intuito da alcuni frammenti che stanno girando online, dalla suggestiva e impressionante sequenza iniziale a quell'ambientazione tempestata di scintille, dalle tempeste di sabbia a quelle di neve, quel che lascia il segno è il mondo di gioco nella sua totalità, non solo in quanto a mera ambientazione ma a tono, atmosfere e senso di incantevole angoscia che accompagna ogni passo. Un cammino lungo ma soddisfacente, doloroso e tragico, asfissiante ma emozionante, che ci ha conquistati ancora una volta e condotti in un viaggio di domande e riflessioni, fino ad arrivare a un finale sontuoso, epico. Magnificamente estenuante nella sua trascinata, emozionante bellezza.

Provati, scossi, travolti arriviamo alla fine e vorremmo ripartire subito per un altro viaggio. Zaino in spalla, pad alla mano, per unire e creare quelle connessioni che al nostro mondo mancano. Grazie Hideo Kojima per avercelo ricordato e fatto vivere.
Conclusioni
Tornare nel mondo post-apocalittico di Death Stranding è sempre suggestivo, per compiere un altro affascinante viaggio per unire e connettere l'umanità. Death Stranding 2: On the Beach conferma l'approccio e il gusto cinematografico di Hideo Kojima e porta avanti la storia in modo coerente ed emozionante, tra dinamiche consolidate e rifinite, vecchio e nuovi personaggi ad accompagnarci nel cammino. Tecnicamente incredibile, artisticamente elevato, musicalmente ancor più ricco, con idee di cinema che spesso non troviamo nei film che arrivano sul grande schermo.
Perché ci piace
- La componente artistica in ogni suo aspetto, dalla musica al taglio cinematografico alle prove degli interpreti.
- Il cast, ancora più ricco e da far tremare i polsi a tanti Blockbuster.
- La componente tecnica, che in un videogioco non possiamo ignorare.
- Il maggior equilibrio tra i diversi aspetti delle dinamiche di gameplay...
Cosa non va
- ... che però continuerà a non convincere chi con l'opera di Kojima non era entrato in sintonia.