Dark Matter, la recensione: Tra i misteri dell’universo e l’infinitamente umano

La recensione di Dark Matter, thriller psicologico diretto da Stefano Odoardi. Un film di padri e figli, ricerca di sé e scomparse dolorose.

Dark Matter, la recensione: Tra i misteri dell’universo e l’infinitamente umano

Le atmosfere plumbee e gelide di un thriller, il mistero e i silenzi dell'universo, l'indagine sull'umano. La nostra recensione di Dark Matter non può che partire dalle suggestioni di un'opera che cavalca le regole del genere nel tentativo di rappresentare l'inafferrabile rapporto tra l'uomo e il cosmo.

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Dark Matter: Orso Maria Guerrini, Giulio Cecchettini in una foto

Si presenta così il nuovo film di Stefano Odoardi, artista visivo formatosi sotto l'influenza di maestri come Marina Abramovich o Peter Greenaway, che dal 4 maggio porta in sala questa co-produzione italo olandese proseguendo il cammino iniziato nel 2007 con Una ballata bianca e consolidatosi con la trilogia Mancanza, il cui terzo capitolo è ancora in fase di produzione. È un film sospeso Dark Matter, non perfetto, anzi spesso affogato in didascalismi eccessivi e qualche ingenuità di troppo, ma capace di rivelare una sua originalità soprattutto nei risvolti più esistenzialisti e thriller.

I misteri dell'universo, la ricerca di sé e il giallo psicologico

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Dark Matter: Orso Maria Guerrini, Giulio Cecchettini in una foto

"Tutto può essere spiegato. La particelle della materia oscura che nessuno ha mai visto sono il collante che tiene insieme il nostro universo. Se la materia visibile dovesse rappresentare tutto ciò che conosciamo le stelle dovrebbero volare via". È la voce fuori campo del protagonista a parlare e a dichiarare il tema di cui si occuperà Dark Matter, un'indagine che corre su più binari: quello metafisico e più intimo dei rapporti umani, quello della realtà che ruota attorno alla scomparsa di un bambino e infine quello della scienza che chiama in causa la teoria della Materia Oscura. A muoversi in bilico tra i tre diversi livelli è Antonio (Alessandro Demcenko), un fisico affermato alle prese con alcuni esperimenti sulla Materia Oscura, di cui sappiamo poco o nulla, la parte invisibile della materia che compone quasi il 95% del nostro universo.

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Dark Matter: Alessandro Demcenko in una scena

Il progetto a cui sta lavorando lo assorbe completamente e crea non poche tensioni in famiglia soprattutto nel rapporto con il figlio Thomas, un bambino appena undicenne introverso e di poche parole, che trova invece nella figura del nonno paterno (Orso Maria Guerrini) la complicità negata dal padre. Antonio è un uomo di scienza, uno che "ama risolvere problemi", guidato più dal rigore e dalla ragione che dai sentimenti, poco incline all'emotività che tiene a debita distanza. Ma quando suo padre muore sarà costretto a fare i conti con se stesso e con il rapimento del figlio, scomparso improvvisamente nel giorno del funerale del nonno, rapito da una donna, Elena, che lavora per conto di una banda al centro di un traffico di minori e di un probabile giro di pedofilia.

Un'occasione persa

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Dark Matter: Alessandro Demcenko, Eleonora Giovanardi, Giulio Cecchettiniin una scena del film

Il regista lo ha definito un film che si offre a "molteplici chiavi di lettura da parte dello spettatore", ma la resa non è sempre all'altezza delle intenzioni ed uno dei problemi principali è forse questa ostinata stratificazione. La necessità di porre l'attenzione su un argomento come quello della scomparsa dei minori - in Italia in media ne scompaiono 47 ogni giorno - porta spesso Dark Matter lontano dalle suggestioni esistenziali e metafisiche che regalano invece i momenti migliori del film. Accompagnato a tratti da un rigoroso realismo che si nutre via via delle atmosfere thriller dei boschi di un'anonima provincia italiana, è qui che il film rivela il suo punto di forza giocando per sottrazione, nutrendosi di rimandi tra il reale e il surreale, restituendo alla storia l'essenzialità e l'asciuttezza perse per eccesso di didascalismi quando poche scene prima ad esempio prevale l'urgenza di sottolineare il tema della scomparsa dei minori attraverso un posticcio servizio al Tg.

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Dark Matter: una foto del film

Efficaci i duetti tra Elena e il piccolo Thomas, una boccata d'ossigeno in una girandola di personaggi con i quali diventa difficile empatizzare. Ma Dark Matter è anche un film di padri: ingombranti e violenti come il padre di Elena, discreto quasi un'ombra come quello del protagonista, o assente e anaffettivo come Antonio. Peccato per i molti (troppi) piani di significato da tenere insieme, per una spinta esistenzialista che si consuma troppo velocemente e per quella intima connessione tra l'umano e il sovrumano che finisce a dispetto delle premesse per essere marginale.

Conclusioni

Concludiamo la recensione di Dark Matter ribadendo quanto detto fino a questo momento. Stefano Odoardi realizza un film che dà il meglio di sé nei momenti in cui è capace di giocare con le sottrazioni, i silenzi e le atmosfere sospese del thriller psicologico. Meno riuscito invece nella resa dei personaggi con cui risulta difficile empatizzare, percepiti più come figure distanti e prive di sfumature che non come esseri umani mossi da emozioni qualsiasi esse siano.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • La dimensione del thriller psicologico.
  • Il focus sull’intima connessione tra l’umano e i misteri dell’universo.
  • La relazione tra Elena e il piccolo protagonista, costruita abilmente dai due interpreti nello spazio claustrofobico e gelido di quello che diventerà il loro bunker.

Cosa non va

  • Troppi piani di significato da tenere insieme, il film rischia di deragliare.
  • La scarsa empatia verso i personaggi si traduce in un livello di coinvolgimento nella storia quasi nullo, se non nell’ultima parte del film.
  • Le premesse esistenzialiste dell'intera storia finiscono per perdersi per strada, a favore di un corollario di sequenze posticce.