Sfornare crime movie a base di serial killer che ambiscono ad alte vette tipo Seven non è cosa facile. Proprio per questo l'impresa riesce a pochi. Non è certo riuscita infatti a Terry McDonough, che con il suo Damaged appena uscito in streaming su Amazon Prime Video riesce a confezionare solamente un thriller poliziesco stereotipato e senza mordente, che nonostante le buone premesse non crea la necessaria tensione per questo tipo di prodotto.

Dispiace che un cast di così alto livello venga risucchiato in un vortice anonimo. Eppure fra Samuel L. Jackson, Vincent Cassel, Gianni Capaldi e John Hannah non si può certo dire che manchino talento e qualità, ma quando è il manico a non convincere allora le conseguenze che ne derivano cascano a pioggia su tutto il resto. E anche lo script a sei mani firmato da Paul Aniello, Koji Steven Sakai e lo stesso Gianni Capaldi, dopo una buona partenza e la costruzione di una discreta storia, perde via via il filo per deragliare in un finale molto discutibile.
Damaged: un serial killer da Chicago a Edimburgo

In Damaged Samuel L. Jackson interpreta Dan Lawson, detective di Chicago stropicciato e mezzo alcolizzato, che si reca in Scozia per indagare assieme ai colleghi del posto su un omicidio commesso a Edimburgo che assomiglia molto a quelli su cui cinque anni prima aveva indagato senza successo nella città americana, ovvero vittime femminili fatte a pezzi, decapitate, con gli arti staccati a formare una strana croce e con il tronco sparito. Ad accoglierlo l'ispettore Glen Boyd (Gianni Capaldi), ancora traumatizzato per la perdita della figlia piccola e per questo motivo in crisi con la moglie. I due cercheranno aiuto anche dal vecchio collega di Dan, Walker Bravo, interpretato da Vincent Cassel. Intanto a Edimburgo gli efferati crimini del serial killer proseguono, seppur con piccole differenze rispetto a quelli americani. Le indagini portano a investigare su alcune strane chiese con culti estremisti, e si inizia a sospettare di un inquietante ex della prima ragazza trovata uccisa, nei cui panni si cala John Hannah.
Buone premesse, ma la giusta tensione latita e la regia è piatta
L'intreccio di Damaged è interessante, le modalità delle uccisioni del serial killer particolarmente fantasiose ed efferate, anche se rappresentate solamente negli esiti finali. Anche l'assemblaggio delle vittime e la pista delle sette religiose, mescolata alle modalità differenti degli omicidi, erano forieri di spunti stuzzicanti. Insomma queste premesse avrebbero potuto dare vita a un altro e ben più teso tipo di film, e invece qui le atmosfere malsane latitano del tutto. Questo potenziale bollente viene infatti azzoppato da una messa in scena povera e da una regia totalmente piatta e anonima, quasi da episodio di una serie tv.

Non a caso questo per il regista inglese Terry McDonough era il suo esordio nel lungometraggio dopo tanti anni di esperienza e di successi nel settore televisivo. Ma qui non ci sono cambi di ritmo, manca la giusta tensione e a tratti spunta perfino un pizzico di noia, anche se rimane la curiosità per scoprire il colpevole dei crimini. A parte le scene dei delitti, come detto rappresentate in modo cruento ma a cose fatte, il resto è una sequenza di dialoghi un po' banali dove anche le crisi personali dei protagonisti hanno poco spessore e potevano essere maggiormente approfondite.
Spreco del cast, scelte illogiche e colpi di scena strampalati
Il rammarico è anche lo spreco di un grande cast. Qualcuno si mostra a dire il vero un po' svogliato, forse nemmeno convinto del film, ed è il caso di Samuel L. Jackson, che non sembra prendersi troppo sul serio e si diverte solamente a scolare bottigliette in qualsiasi situazione come nei peggiori cliché del poliziotto alcolizzato. Vincent Cassel appare invece più convincente nella sua sorniona e quasi inedita sobrietà nel ruolo, mentre Gianni Capaldi non riesce sempre a trasmettere tutti i guai che passano nella sua testa. A spiccare finisce per essere invece John Hannah, forse l'unico che riesce a trovare le corde giuste per il genere di film.

Tra l'altro se almeno la sceneggiatura si era dimostrata tutto sommato discreta fino a un certo punto, anche in questo reparto tutto sembra franare nell'ultima parte, quasi involontariamente comica per la serie di numerosi colpi di scena che si rivelano soprattutto strampalati, ma anche per la serie di eventi improbabili, scelte illogiche dei protagonisti e svarioni narrativi che ne derivano.
Conclusioni
Ambizioso thriller poliziesco a base di serial killer dalle buone premesse, il film di Terry McDonough approdato su Prime Video finisce per naufragare in una regia piatta e senza ritmo e in una confezione molto povera, che finisce per penalizzare anche l’ottimo cast. Le scene cruente dei delitti e il discreto intreccio finiscono per essere dimenticati di fronte a una parte finale esagerata, illogica e narrativamente discutibile.
Perché ci piace
- L’efferatezza e la fantasia dei delitti, seppur rappresentate solamente nelle conseguenze finali.
- L’intreccio iniziale crea delle buone premesse.
Cosa non va
- Una regia piatta e di stampo televisivo.
- Lo spreco di un cast di prim’ordine.
- La tensione latita.
- Un finale improbabile con diversi svarioni narrativi.