Nonostante il suo non portare niente di nuovo sul fronte dell'amatissimo e contro-femminista topos cinematografico "lei giovane vergine inesperta si innamora di lui bello e dannato (e lo rende un uomo nuovo e migliore)", Dalla mia finestra, film diretto da Marçal Forés e tratto dai romanzi di Ariana Godoy aveva avuto, nel 2022, un successo notevole nelle fila del pubblico dei teenager di Netflix. Le ragioni stanno nell'aver adattato le stesse dinamiche di titoli dal grande seguito come 50 Sfumature o meglio ancora After, dandogli una dimensione più europea, concreta e più attenta a quelli che sono il linguaggio e le interazioni degli adolescenti di oggi. I protagonisti di Dalla mia Finestra, Raquel Mendoza (Clara Galle) e Ares Hidalgo (Julio Peña Fernández) sono belli ma non troppo, e per questo credibili il giusto, e vivono con un piede nella fantasia e l'altro dentro un po' di verosimiglianza. Il successo e le saghe vanno, si sa, maneggiate con cura ma fare un prodotto che si distacchi veramente dagli altri non è interesse del regista o di Netflix ed ecco che, dal 23 giugno sulla piattaforma, è arrivato il secondo capitolo della tormentata storia d'amore tra Raquel e il suo Dio greco: Dalla mia finestra 2 - Al di là del mare, ancora una volta diretto da Forés. Attraverso la recensione di questo sequel e secondo tassello di una trilogia, proveremo sia a individuare tutti i punti in cui il film copia e incolla senza fare il minimo sforzo di inventarsi niente e sia ad elogiare, invece, le poche cose che in positivo mette in atto per provare a fare la differenza.
Ritroviamo Ares e Raquel alle prese con un anno di università che li vuole separati. Lui a Stoccolma per studiare medicina e lei a Barcellona per lanciare la sua carriera di scrittrice. Mail, messaggi, sesso telefonico, tanta malinconia, nostalgia e finalmente le vacanze estive che possono riunirli... o dividerli? Nel tentativo di ampliare lo sguardo oltre i due protagonisti per rendersi più appetibile e corale, Dalla mia finestra 2 sembra diviso in due parti, due film in uno, deviando il fuoco e puntando soprattutto sulle storie di Yoshi (Guillermo Lasheras), Artemis (Eric Masip), Apolo (Hugo Arbues), perdendosi così per strada, abbandonando il pathos tra i suoi protagonisti per seguire troppi percorsi. Se il punto di forza del primo film era la forte e struggente relazione tra i suoi protagonisti che faceva sorvolare sul già visto, il secondo capitolo, non potendo più puntare del tutto su questo, lasciandolo ai margini, gira a vuoto.
Un film patchwork
Ormai è una moda, ormai è un business: portare sul grande schermo o più spesso, in streaming, le saghe letterarie young adult, specialmente quelle romantico-erotiche, è quasi un investimento automatico. Nonostante le critiche (spesso le nostre) per niente entusiaste, le trasposizioni al cinema funzionano ma ancor meglio fanno scintille sulle piattaforme con Netflix in pole-position a investirci. È il caso di Dalla mia finestra, che all'evento TUDUM ha già annunciato l'arrivo del terzo capitolo come a sigillare un patto con i fan. Quel che per noi è mancanza di originalità è per questo franchise probabilmente un marchio di fabbrica. Non abbiamo letto il romanzo ma è facile immaginare che sia un patchwork da altri libri come lo è, soprattutto, questo secondo film. La similitudine più grande, Dalla mia finestra la condivide con After, film americano con Josephine Langford e Hero Fiennes Tiffin che sta quasi per inaugurare il quinto capitolo, in uscita a settembre 2023. Sebbene il punto di partenza tra i film sia diverso, visto che, nel nostro caso, come il titolo evoca, è Raquel ad avere l'ossessione per il vicino di casa, ricco, viziato e sciupafemmine Ares, l'ombrosità di base del protagonista maschile è la stessa così come l'inesperienza e la genuinità dell'interprete femminile. Stessa dinamica la vediamo gestita nella relazione sessuale tra i due, lei vergine viene iniziata alle gioie del sesso da lui.
Il cinema spagnolo ha sempre però avuto una positività, molto europea, di mostrare corpi più liberamente e articolare meglio le emozioni, componente vincente nel primo capitolo. Cosa ne resta in questo secondo? Da After, si passa direttamente ad una situazione in stile sequel di The Kissing Booth, altro successo netflixiano. Nel loro tanto agognato incontro per le vacanze estive, Raquel e Ares dovranno fare i conti con i compagni dell'università e un'amica sospetta di Ares, Vera (Andrea Chaparro) proprio come accadeva a Noah ed Elle con l'affascinante Chloe. Avanti con il film patchwork perché nel suo diventare film corale, Dalla mia finestra: Al di là del mare poi prende altre vie tra cui quelle che ricordano addirittura My Girl - Papà ho trovato un amico ( con delle quasi citazioni-imitazioni) e l'immancabile Bella in Rosa perché i migliori amici innamorati non ricambiati come Yoshi (Guillermo Lasheras) sono sempre dei discendenti di Duckie (Jon Cryer), sempre.
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Da film di coppia a corale
Forse consapevole che il tira e molla tormentato tra Raquel e Ares non avrebbe potuto reggere per tre film (o tre libri), Dalla mia finestra 2 si apre alla voglia di espandere il suo universo narrativo e rimette in campo personaggi che nel primo capitolo erano rimasti sullo sfondo, a partire da Yoshi. Riuscirà il ragazzo a rassegnarsi ad una vita da amico fraterno e non fidanzato di Raquel ed emanciparsi da questo legame per trovare un amore tutto suo?
Il film prova a dargli una possibilità così come dà spazio ad una relazione adulta, quella tra l'impeccabile e rigidissimo primogenito della famiglia Hidalgo, Artemis e una dipendente dei suoi, Claudia, uno squarcio di luce (forse?) in una vita segnata dal dovere. Ed ancora, infine, il piccolo degli Hidalgo, Apolo: gay? etero? timido ma pronto a sbocciare. Con tutti questi personaggi e questi archi narrativi aperti e tentativi maldestri di chiuderli, forse la serie tv sarebbe stata l'idea migliore. La trama inconsistente e sfilacciata avrebbe avuto uno sfogo naturale.
Lo stile che intrattiene
Spesso ci siamo interrogati sulle ragioni del successo di questi prodotti e di queste operazioni e Dalla mia finestra - Al di là del mare risponde continuamente a questi quesiti con uno stile che intrattiene sempre, una messa in scena ricca di sesso, linguaggio senza filtri, inquadrature patinate e un tocco di musical. Fin dai primi minuti, tutto è curato nel minimo dettaglio, sembra sempre di stare dentro un videoclip e si passa da atmosfere trap a Laguna Blu con tanto di esaltazione e sfoggio di corpi nudi abbandonati al piacere ed alla contemplazione.
Per ben tre volte ci sono degli inaspettati intermezzi musicali che simpatizzano con il musical e sfoggiano le arti canore di alcuni degli interpreti del film. Ci sono parolacce, espliciti riferimenti sessuali e un'interazione tra i ragazzi che rende giustizia, almeno in parte, agli adolescenti di oggi. Per poter godere di queste positività al meglio e andare oltre l'ovvia rappresentazione di una relazione tossica, consigliamo la visione in lingua originale per una resa di accenti e intenzioni concreta e verosimile.
Conclusioni
A fine recensione di Dalla mia finestra - Al di là del mare, sequel del film tratto dalla trilogia di romanzi di Ariana Godoy, riponiamo un po’ di speranza nel terzo capitolo che arriverà’ poiché questo secondo, allontanandosi dalla relazione tossica e tormentata tra i due protagonisti, Raquel (Clara Galle) e Ares (Julio Peña Fernández) per spaziare nella coralità, non fa altro che un copia-copiarella da altri film e gira a vuoto, non portando nulla a conclusione.
Perché ci piace
- Ha uno stile curato tra videoclip e musical.
- Non ha paura di mostrare sesso e linguaggio dei “giovani” senza censure.
Cosa non va
- Fa il solito copia incolla per una trama patchwork di altri film.
- Si apre alla coralità spostando il fuoco del film senza riuscire a reggere una coerenza nella narrazione.
- Sospende tutto, non sforzandosi a concludere niente, per portare lo spettatore ad aspettare il terzo film.