Da Hereditary a Eddington: perché Ari Aster è tra i registi più importanti degli ultimi anni

Con il suo doppio dittico, il regista newyorkese è passato da innovatore dell'horror contemporaneo a cantore dall'eco mondiale dell'incubo americano. Nei cinema da oggi, venerdì 17 ottobre, distribuito da I Wonder Pictures. in collaborazione con WISE Pictures.

Il regista Ari Aster

Sezione Midnight del Sundance Film Festival 2018. Al pubblico presente nelle grandi sale del Park City in Utah viene presentato, in anteprima mondiale, quello che sulla carta era un più o meno classico dramma famigliare sulla tossicità di un lascito velenoso che si traduce nel lutto come compagno di vita assolutamente non richiesto.

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Eddington di Ari Aster.

Il titolo del film era Hereditary - Le origini del male, pellicola che avrebbe segnato un punto fondamentale nella creazione del cosiddetto elevated horror, un sotto (o sopra) genere che sta segnando una piccola parte della Storia del cinema in questi anni. Cosa ancora più importante, ha segnato il punto di partenza della carriera di Ari Aster.

Il regista newyorkese non solo è stato tra i capostipiti e grandi contributori di un immaginario straordinariamente efficace nel parlare al pubblico internazionale, ma è anche divenuto, specialmente con Eddington, uno dei principali cantori dell'incubo americano degli Stati Uniti contemporanei. Uno dei registi, senza ombra di dubbio, più importanti degli ultimi anni.

Ari Aster, l'innovatore

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Ari Aster e Toni Collette sul set di Hereditary - Le origini del male.

Prima del salto nel mondo dei lungometraggi, Ari Aster si è distinto per la sua incredibile produzione di corti, tutti improntati sullo sviscerare tematiche legate alla sfera intima, da quella individuale a quella domestica, attraverso la lente orrorifica. Una produzione all'interno della quale si possono ritrovare le basi per le sue pellicole elevated al punto che una di esse, Beau ha paura, contiene addirittura un richiamo diretto nel titolo.

Già in questa fase il cineasta stava tessendo una tela che aveva lo scopo di smontare quella patina di sicurezza e serenità che ogni statunitense vedeva vacillare nella propria esperienza personale. Hereditary - Le origini del male è un ritratto straordinario di questa nuova condizione e dell'orrore che essa nasconde, portato, ovviamente alle estreme conseguenze. Un ottimo preludio a Midsommar - Il villaggio dei dannati, continuazione naturale di un percorso che dopo aver distrutto il primo nucleo sociale, fa lo stesso con quello più grande attraverso la vicenda di un'orfana alle prese con un microcosmo ostile dal sapore molto metaforico.

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Ari Aster sul set di Midsommar - Il villaggio dei dannati.

In questa prima fase di carriera il regista riesce a coniugare una grande lucidità nell'individuare i temi "caldi" per il grande pubblico ad uno sguardo personalissimo, in grado di sia di creare un'impronta riconoscibile che di rinnovare il genere, destrutturandolo e ricomponendolo a propria immagine e somiglianza. Il suo è un approccio postmoderno e controcorrente rispetto al cinema pop contemporaneo e che cerca di agganciare lo spettatore con armi assolutamente anticonvenzionali. Prima tra tutti il richiamo al disagio e allo spaesamento, motori principali con cui ha avviato la sua interessantissima seconda parte di carriera in cui esplora altri generi.

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Ari Aster, il cantore dell'incubo americano

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Ari Aster e Joaquin Phoenix sul set di Beau ha paura.

Dopo il tema che lo ha lanciato, il regista decide di alzare l'asticella e di svelare le sue vere intenzioni: raccontare l'incubo americano contemporaneo. Un'impresa per certi versi impossibile da realizzare, visto che parlare con chiarezza del mare in tempesta, mentre si sta nuotando in mezzo ad esso, non è riuscito praticamente a nessuno. Il regista però "non lo sa e ci prova ugualmente" con un nuovo dittico che rilegge il precedente.

Il primo capitolo si concentra di nuovo su una cornice privata, stabilendo la portata del mare e tracciandone una rotta. Ecco allora la sua personalissima Odissea dell'uomo comune, il già citato Beau ha paura, con uno Joaquin Phoenix statunitense medio, assediato e fragilissimo, che cerca di realizzare la parabola del figliol prodigo assecondando un senso di colpa guidato dalla perdita di una madre che lo lega a se stesso, castrandolo, anche dopo la morte. Un ritratto impietoso che trova un estensione in Eddington.

Eddington Joaquin Phoenix Al Teefono
Joaquin Phoenix in Eddington.

Per il suo film più ambizioso, Ari Aster crea una bolla geografica all'interno di un'altra bolla, quella del COVID, dove dar vita alla rappresentazione della nuova realtà in cui gli USA vivono da allora, fatta di smarrimento dovuto alle fake news e alle personalità online, propulsori di una violenza che si ripercuote nelle estreme polarizzazioni politiche del Paese reale. Una Nazione in disfacimento controllata da interessi che nulla c'entrano con la vita dell'uomo comune, il quale è poco più che un ostaggio in guerra con qualcuno che neanche vede. Solo lui e un altro paio di colleghi statunitensi si sono spinti a tanto.