CTRL, la recensione: come ti sfascio l'influencer in un film dai riverberi interessanti

Quello di Vikramaditya Motwane è un film squilibrato, con una bella intuizione visiva e una certa difficoltà nell'impostare la sua anima da thriller, ma con una coerenza tematica da non scartare. In streaming su Netflix.

La protagonista di CTRL

Con CTRL continua la proficua collaborazione tra Netflix e Vikramaditya Motwane, uno dei nomi più conosciuti del cinema indiano pop, oltre che un professionista dall'indubbia esperienza, che ha visto (ormai 14 anni fa) un suo film addirittura selezionato per Un Certain regard. Produttore, sceneggiatore e regista, un nome che si è distinto nel corso della sua carriera per la volontà di sperimentare con il linguaggio e per la capacità di lavorare con i drammi adolescenziali. Entrambe le cose sono rintracciabili nel suo ultimo lavoro.

Ctrl
Ananya Panday in CTRL

La pellicola con protagonista Ananya Panday (figlia d'arte e anche lei, come il regista, molto conosciuta in patria) ha il pregio di unire le ambizioni e la visione artistica di Motwane, l'indole tutta indiana di lavorare con i generi cinematografici (in questo caso romance, coming of age e il thriller) non preoccupandosi di espanderli quasi al punto da renderli caricaturali e il linguaggio pop che la piattaforma del Tu Dum esige per i suoi prodotti, in modo che siano spendibili sempre e comunque su mercato internazionale.

Un ibrido stratificato che, nonostante sia potenzialmente nocivo, viene sopportato (pur con qualche scricchiolio) da una pellicola che vanta un'ottima trovata visiva e si basa su un immaginario narrativo piuttosto collaudato, anche da altri originali dello stesso streamer. Il film quindi, anche se poco compatto nel tono, risulta coerente sia da un punto di vista visivo che da politico con in più una postilla finale piuttosto tetra e poco consolatoria.

"La vita che sogni è tutta un pacco"

Ctrl Cover
Ananya Panday è Nella

La vita da influencer è tutto un gioco di sovraesposizione in cui la realtà piano piano non diventa più un fattore rilevante, scartata dal sacro algoritmo il cui buon funzionamento fa tutta la differenza tra successo e sconfitta, tra realizzazione e disfatta. Ma siamo certi che sia una realizzazione autentica e pienamente soddisfacente?

Ovviamente no, almeno questo ci dice CTRL, mostrandoci la nascita, l'ascesa e la caduta di una coppia di creator di successo, Nella (Panday) e Joe (Vihann Samat, detto anche il David Schwimmer indiano), partendo dal loro colpo di fulmine al momento in cui la ragazza sorprende il suo lui baciare un'altra davanti a milioni di followers. Da questa premessa la vera storia parte, mantenendo sempre il punto di vista della ragazza, che è costretta a rifarsi una vita (cioè una vita online) al di fuori del ragazzo, considerato da tutti (anche da lei) la colonna portante del duo.

Ctrl Scena
Se mi lasci ti cancello... dall'online.

Troverà un alleato in un IA di un app chiamata, appunto, CTRL, la quale, dal compito assegnatogli di cancellare Joe dalla memoria in rete di Nella, passerà con il gestirle piano piano l'esistenza, rilanciandone la carriera, ma condannandola a qualcosa di peggio. Intanto Joe non se la passa meglio, anzi, per qualche motivo sparisce improvvisamente (forse la IA ha recepito il comando troppo alla lettera?), lasciando dietro di lui una traccia flebile, ma dalla risonanza potenzialmente esplosiva per tutto il Paese.

CTRL, non CTRL-Z

Ctr Protagonisti
Le prime vittime di CTRL

Il gioco su cui si basa CTRL è quello di gettare un'ombra oscura sulla vita mostrata sui social dagli influencer, adottando il punto di vista di una di loro per renderla la prima vittima di questo sistema e destrutturandone completamente la sua figura, anche in maniera probabilmente piuttosto semplicista, soprattutto quando parla della sua riaffermazione dopo la scissione della coppia.

La trovata di riprendere (per il 90% del minutaggio) la protagonista attraverso occhi che non sono quelli diretti della cinepresa è un'ottima trovata perché permette di sentire l'artificiosità della vita che il film denuncia a gran voce fin dall'inizio, ma, come ogni thriller dall'eco politico che si rispetti, la posta in gioco è sempre più alta. Ecco allora che una pellicola più piccola diventa un trattato dalle ambizioni quasi antropologiche, alzando costantemente il tiro. Qui c'è il momento in cui il titolo traballa sul serio, ampliando le proprie dimensioni in modo irruento e non propriamente calibrato, peccando dal punto di vista dello sviluppo logico della trama.

Ctrl Ananya Panday Vihaan Samat
I protagonisti del film

Se però, arrivati alla svolta, il film deficita dal punto di vista narrativo, si riafferma dal punto di vista tematico. CTRL fa della sua protagonista l'archetipo di una figura appartenente ad un sistema che ti conquista con l'idea di darti gli strumenti per realizzare i tuoi sogni per poi rivelare come ti possieda e possa fare di te ciò che più gli aggrada. Non c'è possibilità di ribaltamento, e non c'è modo di tornare indietro. Non si possono cancellare le azioni passate e non c'è via di uscita, neanche nella realtà, talmente trasfigurata nella sua versione digitale da averne assorbito tutto il contenuto emotivo. L'unica illusione a cadere è quella di poter fare ancora una distinzione concreta.

Conclusioni

Su Netflix arriva CTRL, un film che ha l'ambizione di fare il salto internazionale pur mantenendo le caratteristiche della sua dimensione cinematografica di riferimento. Cerca di farlo con una tematica ormai socialmente universale, con una protagonista forte come Ananya Panday e un regista stracollaudato come Vikramaditya Motwane. Non tutto è calibrato al millimetro, ma il titolo riesce ad essere sempre coerente, pur con i suoi sbalzi e i suoi cambi di registro, grazie soprattutto ad un'ottima trovata visiva e ad un'ambizione tematica che serve fino alle estreme conseguenze.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • La buona prova recitativa di Ananya Panday.
  • La trovata visiva è funzionale e intelligente.
  • Il cammino tematico e politico è coerente.

Cosa non va

  • Ci sono dei problemi nel cambio di registro.
  • Il film scricchiola a livello di costruzione narrativa.
  • C'è un disequilibrio tra volontà pop e la propria dimensione culturale.