Crescendo #Makemusicnotwar, la recensione: è la musica che salva il mondo

La recensione di Crescendo #Makemusicnotwar, pellicola tedesca che racconta il tentativo di pace tra ebrei e palestinesi grazie al potere della musica.

In ogni epoca c'è bisogno di messaggi positivi, oggi più che mai. Ce lo ricorda la recensione di Crescendo #Makemusicnotwar, pellicola a sfondo musicale che racconta l'incontro tra due culture in conflitto, israeliani e palestinesi. L'occasione è un progetto umanitario per favorire il processo di pace, la formazione di un'orchestra composta da arabi ed ebrei riunita allo scopo di eseguire un solo concerto. Un evento unico coordinato da un direttore d'orchestra che ha alle spalle una storia personale altrettanto dolorosa e che farà di tutto per favorire l'integrazione dei suoi musicisti anche quando l'odio e l'amore metteranno i bastoni tra le ruote al progetto.

Crescendo 1
Crescendo #Makemusicnotwar: una foto del film

Liberamente ispirato alla storia della West-Eastern Divan Orchestra, creata da Daniel Barenboim e Edward Said con lo scopo di favorire il dialogo fra musicisti provenienti da culture storicamente nemiche, Crescendo #Makemusicnotwar è una produzione tedesca che riunisce un cast internazionale, per lo più giovanissimo. A dirigere il film è l'israeliano Dror Zahavi, che vive e lavora in Germania. Tra i pochi adulti presenti nel film spicca l'austriaco Peter Simonischek, che interpreta il saggio maestro Eduard Sporck, mentre tra i giovani si distinguono l'intensa Sabrina Amali, lo spavaldo Daniel Donskoy, che si era già fatto notare e soprattutto Mehdi Meskar, star di Skam Italia.

Integrazione, politica e gioventù

Crescendo Makemusicnotwar 2
Crescendo #Makemusicnotwar: una foto dal set

Che tipo di prodotto è Crescendo #Makemusicnotwar? Sicuramente un'opera indirizzata a chi ama la musica e i buoni sentimenti. Più incisivo nella prima parte rispetto alla seconda, il film solletica la curiosità dello spettatore soprattutto quando mette a confronto le vite dei musicisti palestinesi con quelli israeliani, le difficoltà e i rischi insiti anche solo nel superare uno dei posti di blocco che separano la Cisgiordania da Israele per raggiungere Tel Aviv, dove si tiene l'audizione per l'orchestra della pace. Con tutte le dovute differenze del caso, l'arrivo dei musicisti all'auditorium, l'audizione alla cieca e gli incontri/scontri tra i giovani strumentisti a tratti riportano alla mente la serie Rai La compagnia del cigno.

Crescendo
Crescendo #Makemusicnotwar: una scena del film

Dror Zahavi dirige Crescendo #Makemusicnotwar con precisione. Il regista mette il suo mestiere al servizio del mondo da cui proviene, l'ultramoderna Israele che fa da contrappunto alla polverosa Cisgiordania, per raccontarlo senza risparmiare uno sguardo all'altro mondo, che lo ha accolto in età adulta, l'Europa pacifica rappresentata dal lindo Alto Adige. Ma il conflitto israelo-palestinese è troppo complicato per essere raccontato in un singolo film, seppur per tratti sommari, così il regista allarga il proprio orizzonte introducendo altri temi nella storia. Quando arriva il momento di concludere, però, gli eventi precipitano velocemente impedendo un adeguato approfondimento psicologico dei personaggi principali che risultano per lo più stereotipati (l'arabo giovane e ingenuo, l'israeliana superficiale e disinibita, il musicista talentuoso, ma spaccone che si redime, etc...). Nonostante una narrazione sbilanciata sul versante dell'emotività facile e prevedibile, la visione resta comunque piacevole.

Le ingenuità narrative di una storia strappalacrime

Crescendo Makemusicnotwar 1
Crescendo #Makemusicnotwar: una scena

Focus di Crescendo #Makemusicnotwar sono, infatti, le relazioni tra musicisti rese complicate dall'odio politico che li vede contrapposti gli uni agli altri, ma a tratti c'è spazio anche per rivalità artistiche, insicurezze, amicizie e amori. Il modo in cui viene risolto il problema dell'integrazione non è particolarmente originale. Tutto ruota attorno alla figura di Eduard Sporck la cui dolorosa vicenda personale, di cui veniamo messi al corrente nel cuore del film, aiuta ebrei e palestinesi a venire a patti col passato nel tentativo di costruire un presente e un futuro in armonia. La rieducazione musicale di Sporck si rivela utopica nonostante l'idilliaco ambiente in cui l'orchestra viene portata a provare e a integrarsi, la ridente Vipiteno, dove i giovani suonatori trovano il tempo per tuffarsi nei laghetti montani e godersi qualche corsa in bicicletta tra i prati.

Conclusioni

La recensione di Crescendo #Makemusicnotwar evidenzia pregi e difetti della pellicola tedesca che propone un tentativo alternativo di integrazione tra israeliani e palestinesi attraverso la musica. L'orchestra multietnica che riunisce i giovani talenti da due paesi in guerra rappresenta una concreta possibilità di pacificazione ben presto distratta dalle intemperanze della gioventù. Tanta carne al fuoco per un tema delicato che viene semplificato aprendo la strada a stereotipi e ingenuità narrative.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.1/5

Perché ci piace

  • Buoni sentimenti e musica la fanno da padrone in un film che prova a raccontare il conflitto israelo-palestinese da una prospettiva inedita.
  • Intriga la figura del direttore d'orchestra interpretato dal carismatico Peter Simonischek.
  • La prima parte del film racconta con incisività la situazione precaria vissuta dai giovani arabi.

Cosa non va

  • Tante le ingenuità contenute nello sviluppo della trama.
  • Il precipitare degli eventi nel finale impedisce l'adeguato sviluppo psicologico dei personaggi più interessanti.