Ne Il Paradiso delle signore, la soap diventata un cult su Rai1, è Matilde Frigerio, una donna "anticonformista e contro le regole", come lei stessa la definisce, "una che non si lascia condizionare troppo dalla situazione". "La Rai", dice, "è una grandissima palestra", ma nel frattempo Chiara Baschetti si gode anche il primo ruolo da protagonista in Credimi!, un film di Luna Gualano disponibile dal 3 ottobre su Prime Video, Google Play e Apple TV e pronto a conquistare il pubblico del Romics di Roma. Un'incursione nel cinema indie, tra fantasy e denuncia sociale, in cui interpreta il ruolo di Vittoria, madre single alle prese con un ex violento e che farà di tutto per proteggere suo figlio Salvatore (Matteo Amici), un ragazzino di appena dieci anni che da quella realtà si difende nell'unico modo che conosce: immaginare un mondo parallelo fatto di supereroi che al momento giusto sapranno salvarli entrambi.
La sfida di interpretare Vittoria e la voglia di sporcarsi
Sei quasi sempre in scena da sola con un bambino e la macchina da presa che non ti molla mai. Come è andata?
Non mi sono mai concentrata troppo su questo aspetto, ma piuttosto sul tentativo di portare quanta più verità possibile, con tutte le difficoltà del caso. Credimi! è un film particolare, con un co-protagonista giovanissimo, Matteo Amici, che non avevo mai conosciuto prima. Ho avuto poco tempo per fare tutto il lavoro di cui il mio personaggio aveva bisogno e non ho subito ben realizzato che il film sarebbe stato effettivamente tutto su noi due. Ma ho avuto la grande fortuna di essere diretta da Luna, che ha un'umanità incredibile e una sensibilità unica. C'è una poesia di fondo in questa storia che mi ha aiutata moltissimo, ero abbastanza spaventata, anche se poi mi sono lasciata andare. Quando abbiamo girato un anno e mezzo fa, anche la mia maturità era un po' più acerba rispetto ad oggi, magari adesso lo affronterei in un altro modo.
Cosa ti spaventava?
Interpretare con la mia fisicità una donna in difficoltà come Vittoria, che vive una realtà di quel genere, non è stato facilissimo. Cercare di smarcarmi da questa fisicità e riuscire a sporcarmi un po' non è stato per nulla semplice, erano tutti un po' dubbiosi, ma il risultato alla fine è arrivato. Sono super critica con me stessa e per quanto possa pensare che ci siano tante cose che si possono sempre fare meglio, tutto sommato sono contentissima e soddisfatta. Sono profondamente grata perché mi è stata data la possibilità di indossare dei panni che diversamente non avrei potuto vestire.
Vittoria fa di tutto per salvare se stessa e suo figlio da un mondo di violenza. Un personaggio complesso...
Sì, soprattutto se si considera che il tempo a disposizione per prepararmi da quando ho avuto la sceneggiatura, è stato di un paio di settimane. Oltre a fare delle letture abbiamo lavorato molto insieme con Luna e Matteo, in particolare sulle scene un po' più complesse, e anche se solo per tre giorni mi sono affidata ad una coach. Mi è servito tantissimo per cercare di sentire Vittoria e capire ad esempio come potevo portare delle cose mie, visto che non sono una mamma.
Lavorare con un bambino ti ha aiutata a sentirti più a tuo agio e libera o invece è stato un salto nel vuoto?
Non è stato facile, soprattutto creare un'intimità con un bambino che non ti conosce; Matteo è un ragazzino con una sua identità già strutturata, un ometto, ai suoi occhi ero una perfetta sconosciuta e dovevo essere estremamente delicate. Da questo punto di vista non è stato semplicissimo entrarci in sintonia, e un anno e mezzo fa avevo anche meno strumenti. Oggi l'avrei approcciato in maniera diversa.
In che senso?
Avrei potuto fare molto meglio sul lato della maternità, ma quelli erano gli strumenti che avevo in quel momento e quindi ho fatto il massimo, cercando di entrare in empatia con lui, di vederlo come fosse mio nipote. Però non è stato facilissimo per me trovare quel sentire e quella pancia che ha una madre nei confronti del proprio figlio.
Cosa è cambiato da allora?
Sono cresciuta e sono più matura sia a livello di recitazione che umanamente, rispetto ad un anno fa mi sento molto più aperta oggi, più libera e ricettiva. Ho meno paura di lanciarmi, di buttarmi nelle cose. Ho fatto un lavoro interiore enorme liberandomi di alcune sovrastrutture.
Credimi!, la recensione: Supereroi vs realtà
Sopravvivere alla violenza volando come i supereroi
Possiamo dire che la protagonista è una donna che vive in apnea?
È verissimo ed è la decisione che lei stessa ha preso anche se rischiosa, perché quando vivi in apnea rischi di non comunicare ciò che senti. Vittoria cerca di resistere in ogni modo, prende colpi a destra e a sinistra, forse non sa nemmeno lei bene come gestire la situazione con il figlio e con il marito, vorrebbe semplicemente esplodere. È come una pentola a pressione.
Madre e figlio cercano di evadere da una realtà violenta attraverso la forza della fantasia. Il rifugio è il mondo di supereroi immaginato da Salvatore, ma in fondo anche gli adulti ne hanno bisogno...
Tutti abbiamo bisogno di ancorarci a qualcosa, di credere o avere fede in qualcosa. Mi ritrovo molto in questo modo di fare e nel mondo fantastico che Salvatore crea per sopravvivere, soprattutto per proteggere sua madre; Vittoria accoglie questo mondo perché anche lei in fondo ne ha bisogno.
Chi definiresti oggi un supereroe?
Lo sono tutte quelle persone che provano a liberarsi dalle convenzioni, dal gruppo, dalla massa e cercano di portare avanti i loro principi, chi ha sempre presente la propria essenza, la propria natura senza lasciarsi troppo contaminare dal mondo esterno, coloro che vivono con meno paura possibile, dritti e con una propria identità, cercando di resistere. Ammiro molto e stimo le persone che se ne fregano di tutto ciò che la società ci appiccica addosso e volano libere. Libertà, essenza, verità e resistenza: per me oggi il vero supereroe è chi riesce a portare avanti questi valori.
I sogni di domani
Adesso che ruolo ti piacerebbe interpretare?
Un ruolo per cui la mia fisicità possa essere in qualche modo contenuta e sporcata, che mi permetta di lasciare andare il mio mondo interiore a volte un po' trattenuto da questa fisicità, vorrei che chi è abituato a guardarmi fermandosi al mio aspetto fisico, potesse invece accedere alle mie fragilità e vulnerabilità. Mi piacerebbe tantissimo trovare qualcuno che mi possa spogliare del tutto e tirare fuori una verità.
Mi pare di capire che sia un'idea per te abbastanza ricorrente... questa fisicità che vuoi "contenere e sporcare", è stata più un'alleata o un problema?
Per tanto tempo la bellezza è stata un plus perché mi ha permesso di fare la modella, un lavoro che amo e che continuo a fare; ho profonda gratitudine per madre natura, ma allo stesso tempo mi ha anche tolto tanto quando mi sono avvicinata a questo mondo, perché i pregiudizi sono tantissimi. Per diverso tempo è stata molto scomoda, adesso invece sento di volerla portare addosso, sulle mie spalle perché è un dono e sarebbe un peccato denigrarla o sminuirla. È stata una grande alleata, ma anche una acerrima nemica. Oggi però la sento molto amica a prescindere.