Couture, recensione: Angelina Jolie e l'imprevedibilità della vita (e della moda)

Presentato fuori concorso alla Festa del Cinema di Roma Couture di Alice Winocour intreccia malattia, vita, incontri e destino.

Una scena del film

"Credi che siamo responsabili di ciò che ci accade?" È questo il leitmotiv che caratterizza Couture, lungometraggio scritto e diretto da Alice Winocour e presentato prima al Toronto International Film Festival e poi fuori concorso alla Festa del Cinema di Roma. Un'opera fatta di intrecci e situazioni dove il mondo del fashion è solo un pretesto, un simbolico contenitore dove una serie di vite possono incontrarsi, contaminarsi per poi allontanarsi verso l'incertezza che contraddistingue ogni esistenza.

Couture Frame
Una scena del film

A raccontare queste storie un grande cast: prima tra tutte Angelina Jolie che con il suo personaggio tocca un tema a lei caro, poi Ella Rumpf, Louis Garrel, Vincent Lindon e una convincente Anyier Anei, modella e attivista sudanese, che qui porta un ruolo che in qualche modo sembra raccontarla.

Vite che si intrecciano

Maxine, Ada e Angèle sono tre donne molto diverse tra loro: la prima è una regista indipendente che, per questioni economiche, accetta di girare un breve corto da proiettare durante una sfilata, la seconda una modella alle prime armi di origine sudanese che cerca di affermarsi scoprendo un nuovo mondo e nuove aspirazioni, mentre Angèle è una make up artist che in segreto coltiva la speranza di diventare prima o poi una scrittrice. Come spesso accade, però, la vita metterà ciascuno di loro ad un bivio: per Maxime si tratterà di una chiamata da perte del suo medico, per Ada di un'occasione da non sprecare, mentre per Angèle di perseverare oppure abbandonare un sogno sul quale ha investito tempo e denaro.

Cosa racconta veramente Couture

In Giappone c'è un detto: "Ichi-go ichi-e", che potremmo tradurre con la frase "Una vita, un incontro", due semplici periodi che mirano a descrivere come ogni persona che incrociamo, per un tempo anche breve, possa influenzare la nostra vita, far curvare il nostro destino, darci un'occasione, un consiglio prezioso, un ammonimento. È questo il cuore di Couture, un film che, a discapito del nome, non parla di moda ma di esistenze in transito. Il mondo del fashion, infatti, ha la mera funzione di palcoscenico, un crocevia dove far accadere tutto e nel quale avviare con maggiore immediatezza una sottile riflessione sui corpi, non come mezzi estetici ma come fragili strumenti di vita.

Couture Angelina Jolie Scena
Un'immagine di Couture

Winocour ci mostra come spesso, a discapito dei nostri progetti, non sia possibile rimanere su una passerella già tracciata: camminare composti e dritti richiede spesso una perfezione che nella vita reale non ci è concessa e, probabilmente, non siamo veramente responsabili di tutto ciò che ci accade. La vita, la nostra fragilità, gli incontri, tutto influisce sul nostro futuro facendo parte di quella quota di imprevedibilità che spesso ci travolge.

Qualche incertezza sui personaggi

Couture è quindi un lungometraggio con un'idea di base potente e intrigante che però smarrisce un po' la strada nella sua stessa complessità. Non tutti i personaggi, infatti, vengono approfonditi allo stesso modo dalla scrittura, con il risultato di un intreccio disarmonico. La figura di Angèle che dovrebbe idealmente fungere da collante finisce per non risultare incisiva come dovrebbe, rimanendo sullo sfondo senza essere adeguatamente approfondita. Lo sguardo della regista poco ci mostra di lei rendendola così una base poco salda su cui costruire l'intera pellicola.

Couture Angelina Jolie Foto
Angelina Jolie in un momento del film

A convincere, invece è la componente visiva: Cotoure non è un film patinato ma presenta ugualmente una ricerca minuziosa nella composizione delle scene, con immagini d'impatto, simboliche ed efficaci in grado di raccontare quasi più delle parole. Il cast fa un buon lavoro: Angelina Jolie, nel portare su schermo una tematica notoriamente a lei cara, risulta perfettamente in parte e con lei anche anche le altre coprotagoniste, Ella Rumpf e Anyier Anei, offrono interpretazioni sentite ed efficaci.

Louis Garrel e Vincent Lindon, invece, riescono a mantenere un tono misurato, totalmente a servizio della storia e adatto all'influenza che i loro personaggi hanno sulle vicende; perché alla fine, anche se con diversi difetti questo lungometraggio mette in risalto più i personaggi che le situazioni in modo da mostrare un concetto tanto banale quanto sottovalutato: che la vita, proprio come le giostre che Maxine vede dalla sua camera d'albergo, è anche un susseguirsi di gioia e terrore, discese e risalite, urla e risate.

Conclusioni

Couture è un film profondamente imperfetto e forse non totalmente riuscito che però può vantare un'idea vincente: quella di raccontare tramite immagini simboliche e situazioni veritiere le vite di tre donne che si sfiorano. Nel farlo, purtroppo, pecca nella scrittura di alcuni personaggi lasciando, di conseguenza, alcune situazioni troppo poco approfondite. Valide ed efficaci comunque le interpretazioni del cast.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Le interpretazioni di Angelina Jolie e del cast tutto.
  • La componente visiva, curata con immagini simboliche e d'impatto.

Cosa non va

  • La scrittura poco approfondita di alcuni personaggi.
  • Alcune situazioni possono sembrare frettolose nella loro risoluzione.