Corruzione e sorrisi a Bogotà
Un giallo ironico: definizione un po' curiosa ma francamente la più azzeccata per questo film del colombiano Sergio Cabrera. In realtà, la storia costruita su un cadavere trovato impalato nel bosco è solo la facciata sotto la quale viaggia il vero tema del film, la corruzione esistente a Bogotà, a ogni livello. Ogni cosa ha un prezzo, tutto va scambiato con qualcosa altro.
Tratto da un romanzo di Santiago Gamboa, il film parte con il mistero di un corpo trovato impalato sulle rive di un lago vicino Bogotà. Per risolvere il caso, il folkloristico capo della polizia locale affida al giornalista Victor Silampa (Daniel Giménez Cacho) le indagini, e contemporaneamente gli assegna anche il compito (per lui molto più importante, in apparenza) di scrivergli il discorso da affrontare all'associazione "L'ultima cena", un'organizzazione per obesi che vogliono dimagrire: un tormentone che accompagnerà tutti i momenti più esilaranti del film.
Proprio il capo della polizia è il primo di una serie di personaggi stranissimi che porteranno il giornalista (che, detto per inciso, soffre di fastidiose emorroidi, è sempre più depresso dal "divorzio" con la fidanzata e parla con un manichino) a farsi largo tra giovani prostitute e centri per nudisti. Il tutto per scoperchiare una speculazione edilizia, che vede coinvolti praticamente tutti i livelli della città.
Se Cabrera è bravo nel tratteggio divertente di tutti i personaggi, incespica purtroppo sull'evoluzione dell'indagine, che risulta troppo caotica e farraginosa, frutto di uno script non perfettamente elaborato. Ma quantomeno per l'ironia, e per l'amara conclusione che comunque il potere corrotto vince sempre, Cabrera si merita la sufficienza. E agli onesti che hanno la sconfitta segnata nel destino, basta saper perdere con un certo metodo.