"È un'occasione in più per il pubblico per potersi approcciare a questo tipo di argomento con uno sguardo diverso", ci racconta Antonio Albanese nel descriverci il suo Contromano, pellicola che affronta l'importante questione dell'immigrazione ma con uno sguardo ironico e satirico, strutturando il film in bilico tra quello che potrebbe essere un movie on the road e una commedia.
La pellicola, nelle nostre sale dal 29 marzo, racconta di Mario (Antonio Albanese), che da tutta la vita ha sempre seguito la strada "giusta", lavorando nel negozio di calzini ereditato dal padre - che a sua volta lo aveva ereditato dal nonno e così via per generazioni - e concedendosi, come unica passione, il proprio orticello. Mario è uno fermamente convinto che l'ordine sia l'unica ragione del vivere in serenità. Del resto la vita di Mario è talmente tanto ordinaria che perfino una lumachina sulle sue piante è un male da debellare. Ogni essere vivente ha il proprio posto nel mondo, ed è per questo che Mario stanco "della piaga dell'immigrazione", decide di dare il buon esempio a tutti, accompagnandone uno nella sua terra d'origine: in Senegal. Un modo diverso dal solito, senza ombra di dubbio atipico per raccontare una tematica più volte affrontata nel cinema ma con toni assai più drammatici.
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"Il film nasce dal desiderio personale misto al sociale. Nasce da dal desiderio di raccontare in modo diverso un tema così importante e impetuoso. È stato raccontato con cupezza già molte volte, io volevo raccontarlo con leggerezza, se vogliamo con un garbo diverso." Così dice Antonio Albanese, presente a Milano per poter presentare il film assieme all'attrice protagonista Aude Legastelois, alla sua prima prova come protagonista e in un film italiano. "Se ci pensate quello che racconto nel film tratta di due solitudini costrette, reali, all'interno di un contesto sì paradossale ma che prende spunto dai nostri giorni. In questo film non c'è solo il paradosso di una situazione surreale, come quella del viaggio, ma c'è anche l'incontro di due esseri umani che cercano di superare i propri limiti attraverso il dialogo e la comunicazione. Quanto tutto sarebbe più semplice se solo imparassimo a comunicare?"
L'immigrazione da un'ottica differente
La pellicola parte, infatti, con l'assurda trovata di Mario come risposta al problema dell'immigrazione: ovvero "uno alla volta, vi riportiamo a casa tutti... una vacanza umanitaria!". Ed in questo pensiero si concentra una satira che ripropone uno slogan reale, appartenente al nostro tempo politico e alla questione immigrazione più che mai.
Il personaggio di Mario è figlio dei nostri tempi e, in lui, si condensano diverse rappresentazioni dell'italiano medio. "Mario Cavallaro nasce da una chiusura mentale e psicologica, da un'implosione che ha accumulato negli anni. Poi si ritrova, con il viaggio, a doversi aprire, schiudere le ali, a confrontarsi con culture diverse dalla propria che, invece, danno la soluzione per il vero male di questo tempo: il razzismo. È un personaggio nato con e per questo film, ma indubbiamente attraverso il mio corpo ricorda anche altri personaggio del mio repertorio."
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