Ogni anno, a luglio, per circa 5 giorni, ogni appassionato di fumetti, cinema e serie tv viene letteralmente bombardato di notizie, foto e video del più grande evento di cultura popolare (americana) al mondo: il Comic-Con di San Diego. (Anche se c'è chi preferisce usare l'articolo al femminile, perché in italiano diciamo "LA convention" non "IL convention"). I siti di settore ne scrivono fino alla nausea, le nostre timeline social ne vengono invase, persino i giornali e, strano ma vero, i telegiornali cominciano ad occuparsene. Tutti lo dipingono come questo fantastico e colorato evento, imperdibile per gli appassionati del genere, che celebra il Nerd nascosto in ognuno di noi. Dato che però nessuno vi racconta mai cosa succede veramente "dietro le quinte" della manifestazione, abbiamo pensato di svelarvi qualche curiosità al riguardo.
Innanzitutto bisogna dire che per sopravvivere al Comic-Con ci vuole un fisico bestiale. E una determinazione ancor più fenomenale. In quei 4 giorni, infatti, fare qualsiasi cosa richiede un'attesa in una fila più o meno lunga a seconda delle circostanze: per andare al bagno, per prendere le navette o i mezzi pubblici, per riuscire a farsi ritirare gadget, per farsi fare un autografo, per comprare bibite e cibo, per inviare pacchi tramite FedEx, denunciare uno smarrimento al lost & found (ogni riferimento è puramente casuale...), per entrare nelle attrazioni e, ovviamente, per accedere ai panel.
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La lunga strada verso i panel
Quest'ultime sono le file più lunghe ed estenuanti perché possono protrarsi per una quantità imprecisata di ore mettendo a dura prova la determinazione di molti. Due sono le code principali del Comic-Con, e hanno tanto di account Twitter: quella per accedere alla Hall H (@HallHline), la sala più grande del Convention Center con 6500 posti dove si svolgono la maggior parte delle presentazioni delle major di cinema, e quella per tutte le altre sale, compresa la Ballroom 20 (@Ballroom20line), una sala da 4250 posti, generalmente dedicata ai panel di tv. Fino all'anno scorso era stato mediamente sufficiente mettersi in coda nel tardo pomeriggio per riuscire ad accaparrarsi un buon posto nei panel del giorno dopo, ma quest'anno la situazione è drasticamente peggiorata, costringendo molti ad anticipare il piantonamento addirittura alla mattina precedente il panel d'interesse, se non a due sere prima, come nel caso di StarWars, previsto quest'anno nella serata del venerdì, per cui molti erano pero in fila già dalla serata del mercoledì.
Avere una comitiva di amici con cui condividere la "via crucis" aiuta molto, non solo psicologicamente a tener alto il morale della truppa, ma anche a livello pratico perché consente di darsi i cambi per andare a bere, mangiare, espletare funzioni fisiologiche, ma anche a fare shopping o seguire nel frattempo qualche evento della giornata in corso. I passatempi con cui ingannare l'attesa della fila sono innumerevoli: si va dalla classica lettura di libri e fumetti all'ascoltare musica, guardare film sui tablet, videogiocare su console portatili, giochi di carte o di società e quest'anno ho visto addirittura una signora sferruzzare con l'uncinetto (!)
La lunga notte del Comic-Con
Il calar della sera, con il Convention Center ormai chiuso per la giornata, è un momento topico per le due file, che vengono fatte ordinatamente avanzare fin davanti alle porte, in pole position per l'apertura della mattina successiva. Alcuni fortunati finiscono così per dormire sul verde praticello circostante il Convention Center, alcuni persino con un gazebo sulla testa a proteggerli dalle intemperie, mentre agli altri tocca il duro cemento dei marciapiedi e del porticciolo del bayfront, alle spalle del CC, dall'Hilton fin quasi al Marriott, i due grandi alberghi che si ergono agli estemi del CC. Roba che per percorrere tutta la coda non bastano 15 minuti a piedi. L'attrezzatura per affrontare il pernottamento può essere delle più variegate, dalla classica accoppiata sacco a pelo e stuoino, ai materassini gonfiabili e le brandine militari (!); il tutto corredato di coperte e copertine di varie taglie (la notte, checché se ne dica, fa freschetto in California, specie sul mare), cuscini full size, gonfiabili o usa e getta, e c'è persino qualche impavido (o forse poco preparato) sventurato che si sacrifica dormendo sul nudo cemento in t-shirt e pantaloncini, senza nemmeno una felpa, con lo zaino in spalla per paura di non ritrovarlo al suo risveglio.
Attrezzatura o meno, comunque, di riposo non è che se ne riesca a fare poi molto: le operazioni di sistemazione della fila iniziano in genere alla testa della stessa verso le 22 e non arrivano mai in fondo prima di un paio d'ore... che possono diventare anche 4 se un certo Zack Snyder decide di fare un giro del porticciolo sulla sua rombante Bat-mobile, mandando in visibilio i fan ma costringendo la polizia a chiudere le strade circostanti e a bloccare lo scorrimento del resto della fila. Come Snyder, che scendendo dalla Bat-mobile ha anche regalato tshirt a chi aveva la fortuna di essere nei paraggi, diversi altri VIP, mossi a compassione dalla dedizione dei fan, hanno fatto fugaci apparizioni a dare man forte alle masse, un trend - pare - iniziato qualche anno fa da Joss Whedon e Nathan Fillion, e seguito quest'anno da J.J. Abrams, che ha portato caffè e ciambelle ai fan in fila per Star Wars, e Misha Collins, che ha distribuito pizze ai peperoni per cena ai fedelissimi di Supernatural.
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Dawn of the Nerds
Superata la notte, l'alba più tragica spetta alla fila della Ballroom 20, che viene svegliata intorno alle 5 e fatta confluire nel Convention Center verso le 6.30/7 per poi essere smistata nelle ulteriori file per accedere alle singole sale, dove i panel non iniziano comunque prima delle 10. La coda per la Hall H comincia invece ad essere compattata verso le 7 (il che consiste in una sveglia di tipo militare che costringe tutti in piedi per racogliere gli oggetti personali e serrare i ranghi nel minor tempo possibile) per poi essere fatta confluire dentro al Convention Center intorno alle 9. Il tutto matematicamente studiato con una precisione maniacale frutto dell'esperienza organizzativa acquisita con gli anni, che consente di gestire ordinatamente quasi due centinaia di migliaia di persone. Sarei molto curiosa di vedere come la gestirebbero in Italia una manifestazione del genere... Bisogna tuttavia ammettere che anche la perfetta macchina organizzativa del Comic-Con comincia ad accusare qualche colpo, con gente sempre più esasperata dalle interminabili code che chiede a gran voce un ripensamento delle modalità di accesso ai panel e un floor, il piano terra dove si trovano gli stand dei negozianti e delle major, costantemente sovraffollato e a dir poco ingestibile, anche a livello di sicurezza. Un ambiente decisamente poco indicato per chi soffre di claustrofobia.
La trappola dei panel
Ma torniamo alla giornata tipo del povero fan, che dopo una notte al freddo e al gelo, si vede finalmente aprire le porte dell'agognata sala da volontari fin troppo gioviali per essersi svegliati a quell'ora del mattino: dopo tanti sacrifici l'imperativo è accaparrarsi i posti migliori, ma guai a correre perché potrebbe risultare in un'espulsione diretta. Gli Americani sono molto ferrei quando si tratta di rispettare le regole, e ancor di più se queste regole servono a garantire la sicurezza di tutti. Una volta preso posto, il povero fan può finalmente mettersi comodo dato che quello sarà il minuscolo spazio vitale in cui trascorrerà le successive (svariate) ore della sua vita, a meno di fortunate avanzate strategiche che gli consentano di migliorare la sua posizione tra un panel e l'altro. La fregatura, infatti, è che per avere la certezza di poter assistere ad un panel, e poterlo fare da una posizione da cui i protagonisti siano "a portata di zoom" e si vedano quantomeno ad occhio nudo, bisogna rimanere nella sala e mantenere la posizione per tutti i panel che lo precedono. Non è raro incontrare gente che passa la notte in coda per l'ultimo panel del giorno dopo a cui non frega assolutamente nulla dei panel precedenti, ma che deve assistervi per non perdere il posto.
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Uscire dalla sala per bere, mangiare, espletare funzioni fisiologiche o semplicemente sgranchirsi le gambe è consentito, ma a patto che si rientri prima della fine del panel in corso, altro meccanismo diabolicamente implementato tramite la consegna di appositi bigliettini colorati che cambiano ad ogni panel e consentono subito di individuare i ritardatari... e i furbetti. Come se non bastasse, infine, le opzioni mangerecce che il povero fan si ritrova a dover scegliere durante gli estenuanti giorni del Comic-Con non sono delle più allettanti. Vari stand di Starbucks sono posizionati lungo i corridoi, ma la qualità del cibo che offrono si riduce a merendine in bustina. Un po' più caserecci appaiono invece i Pretzel degli appositi carretti o - in alternativa - i classici hamburger / hot dog da fast food con nachos al formaggio invece delle patatine fritte. Non c'è da meravigliarsi se poi la sera i ristoranti e i fast food di San Diego vengono letteralmente invasi, per la gioia dei proprietari.
La patria dei Nerd
Degli eventi in sè per sè non c'è molto da raccontare che non abbiate già visto o sentito mille volte perché - credeteci - quelli alla fine li vedete meglio voi, comodamente spaparanzati sul divano di casa, che il povero fan che dopo ore e ore di fila finisce magari per essere così distante da vedere il palco solo grazie allo zoom della sua fotocamera. Eppure quell'elettricità che si respira nell'attesa, il boato che esplode alla comparsa dei beniamini di turno, i cosplayers che girano a piede libero per la città come fosse la cosa più normale del mondo e la gente che ti ferma per strada per dirti quanto è forte la battuta sulla tua maglietta che i tuoi amici non hanno mai notato... Questi sono i motivi per cui, nonostante tutte le torture, fisiche e mentali e nonostante le continue promesse di "questa è l'ultima volta che gli regalo tutti questi soldi per questo supplizio", anno dopo anno la maggior parte dei poveri fan continua a tornare comunque nonostante tutto. Perché Nerd is the new cool e per 5 giorni all'anno San Diego è la patria dei Nerd.
Alla prossima avventura #SDCC!
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