Nel nuovo film di Gabriele Salvatores, Comedians (in sala dal 10 giugno), tratto dall'omonimo testo teatrale di Trevor Griffiths, Christian De Sica e Natalino Balasso interpretano due facce opposte dell'arte comica: il primo è un manager (Bernardo Celli) alla ricerca della risata facile e a caccia di nuove star da infilare in un programma tv, il secondo è un maestro (Eddie Barni) che cerca di istruire una scalmanata combriccola di aspiranti comici all'idea di una comicità più intelligente e raffinata. "Quando mi dissero che Gabriele cercava un guitto e un attore nazional popolare, ho accettato subito", ci racconta De Sica quando lo intervistiamo. Del suo personaggio tutto sommato difende le scelte: "Alla fine ho seguita la sua strada e mi sono trovato bene. Non dice tante stronzate, ma cose vere, dobbiamo far ridere la gente e non fare i filosofi", pur essendo il film una riflessione esistenziale sull'arte del buffo con tanto di risvolti filosofici. Di tutt'altro tenore il "capocomico" di Balasso: "Barni la pensa come me. La prima cosa che insegno in genere è capire perché si è lì quando si entra in scena, e credo che il novanta per cento della comicità non lo abbia capito", rivela.
La video intervista a Christian De Sica e Natalino Balasso
La piaga del politicamente corretto nel comico
Comedians non è un film comico, ma sul comico, sull'eterna lotta tra le due diverse istanze della comicità rappresentate da Celli e Barni. È possibile una via di mezzo? "Queste due anime convivono in ogni attore. - ci spiega Balasso - Il mio personaggio cerca la verità nella battuta, ma nello stesso tempo insegna la comicità, quindi persino lui pensa che alla fine si debba far ridere. Magari non lo dice..."
E anche Celli, pur andando contro gli insegnamenti di Barni, "ha una malinconia di fondo. Forse vorrebbe avere un po' di quel rigore, di quella serietà e professionalità, invece di vendersi come ha fatto", gli fa eco De Sica che però all'avanzare del politicamente corretto non ci sta: "È una fregatura enorme, soprattutto per i comici. Quando non puoi dire più certe cose ti blocchi, diventa tutto un prodotto ibrido, non è più realtà ma semplicemente ciò che gli altri vogliono. Il comico vive sulla cattiveria, sulla critica e autocritica. Basta pensare a Ricky Gervais nella serie Extra, dove ride di una paraplegica".
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"Il politicamente corretto è sempre esistito, una volta si chiamava censura. Nasce da un forte malinteso della società nei confronti dell'arte. Se pensiamo che l'arte debba esprimersi correttamente, allora non abbiamo capito niente. - ci tiene a precisare Balasso - _ L'arte è un porto franco, è il luogo dell'anima delle persone, che è conflittuale e quindi necessariamente piena di odi e scorrettezze. Il comico lavora sui demoni che ognuno ha dentro"_.
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Comicità e social
Sull'irruzione dei social e i nuovi canali della comicità la pensano diversamente. Se per De Sica si andrà verso un inevitabile cambiamento, "così com'è non si potrà andare avanti", per Balasso si tratta di un altro grande equivoco: "confondere i social con un fenomeno comunicativo come la comicità, l'arte e il cinema. L'uomo ha sempre avuto bisogno di ridere, anche nel privato. Per me i social sono privato: mio zio mi faceva ridere un casino, ma non è un comico. L'eco e la notorietà creano questo equivoco, ma non credo ci sia nulla artistico in quello che si fa sui social".
Cosa non li fa mai ridere? "I politici quando fanno i simpatici e gli amici o i ballerini che fanno i comici", conclude De Sica. Per Balasso la comicità "è soggettiva, se uno somiglia a tua sorella grande che ti picchiava da piccola, non riderai mai!".