Sei aspiranti comici in cerca dell'occasione della vita sul palco della loro prima esibizione al termine di un corso serale di stand up comedy con il maestro Barni, devoto da sempre a una comicità intelligente più che a quella della risata facile e del successo a ogni costo come invece professa l'esaminatore Celli. Il nuovo film di Gabriele Salvatores, Comedians, fotografa questa piccola umanità nella grigia aula di un liceo in una piovosa notte milanese; il testo teatrale da cui è tratto, l'omonima piece di Trevor Griffith, non è sconosciuta al regista che nel 1985 l'aveva portata in scena al Teatro dell'Elfo con la sua "famiglia di attori" dell'epoca (Paolo Rossi, Silvio Orlando, Claudio Bisio, Bebo Storti, Renato Sarti) per farne anni dopo anche un film, Kamikazen. Oggi a riportare quei personaggi sul grande schermo sono Christian De Sica, Natalino Balasso, Ale e Franz, Giulio Pranno, Walter Leonardi, Marco Bonadei e Vincenzo Zampa. Il nuovo adattamento si concentra sull'aspetto oscuro e tragico del comico, nel film a interpretare il lato più dolente e disturbante della comicità sono Ale e Franz, nei panni di due fratelli sull'orlo del fallimento, e Pranno, in quelli di Giulio Zappa, un clown dal ghigno inquietante, un po' Joker e un po' freak.
La video intervista ad Ale e Franz e a Giulio Pranno
Comedians, la recensione: Il lato oscuro del comico
Tra malinconia e black humour
"La comicità non è una caramella dolciastra, ma una medicina", recita una battuta di Comedians. Il modo migliore per somministrarla? Ale e Franz non hanno ricette: "Ognuno ha il suo stile, - ci dice Francesco Villa (Franz) - il modo migliore lo vedi dai risultati quando sei sul palco e si accende l'occhio di bue", e aggiunge Ale, "la comicità non giudica, dobbiamo lasciare che sia il pubblico a farlo".
Giulio Pranno, che con Salvatores aveva già lavorato in Tutto il mio folle amore, ha seguito invece un corso di clownerie per poter dar vita al suo pagliaccio disturbante, quasi rabbioso: "Ho scoperto che è un'arte morta e sepolta, su tutta Roma c'erano solo due scuole e una non mi ha neanche risposto". Dentro ci ha messo tutta la sua giovinezza e la voglia di essere "una voce fuori dal coro": "Al liceo ero quello casinaro da tenere sempre d'occhio, ma a cui poi tutti vogliono bene. Mi sentivo molto azzeccato per quel ruolo e sono stato fortunato ad avere dei tratti in comune con Zappa", il personaggio forse più libero e anarchico del film.
L'anarchia del comico
Anarchia e libertà che oggi forse, pagano il prezzo del politicamente corretto: "L'autocensura è un pensiero che scatta spesso in questi tempi, sebbene siano le intenzioni e non le parole a fare male. Ci è capitato diverse volte di scrivere e pensare: 'Forse, questo è meglio non dirlo'. Ci si blocca a priori per evitare che anche lontanamente si possa cogliere quel rischio", spiega Franz.
Comedians: Gabriele Salvatores, "Il comico? Importante strumento di riflessione sulla realtà"
Anche se "comici in galera non ne conosco, né ho mai sentito di un pubblico estremamente offeso - ironizza Ale - quindi credo che non siamo mai arrivati a un limite così pericoloso come si sta descrivendo. La censura sociale diventa pericolosa, non lasciare libertà all'arte è paradossale. L'arte deve rimanere libera". Quello che conta è il contesto e l'autoironia: "Ho visto comici disabili che parlano e scherzano sulla propria disabilità, sono io che invece non devo schernire o prendere in giro un disabile. Se interpretassi un ragazzo disabile potrei fare autoironia ma solo se lo facessi in maniera credibile".