Potrebbe essere improprio il confronto con il primo capitolo, in quanto Code 8: Parte II, ancora diretto da Jeff Chan, e ancora distribuito da Netflix, segna un netto cambio di passo, mantenendo però attiva l'attenzione sul contesto (vincente) in cui si svolge l'azione. Perché, se di film sci-fi ne sono pieni i cataloghi, l'operazione Code 8 ha un'anima in un certo senso indipendente: tratto da un cortometraggio dello stesso Chan, è stato prodotto grazie ad una campagna fundraising, chiusa alla fine del 2019.
Un prodotto derivativo, ma comunque originale nell'essenza, nonché capace di diventare un caso mondiale, non appena arrivato in piattaforma (fu uno dei titoli più visti del 2020, durante le restrizioni Covid). Va da sé, che il finale, e il successo, hanno spalancato la strada per il sequel in questione, vicino allo spirito del primo film, e legato chiaramente ad esso per i toni, ma è pure a sé stante nella struttura, e quindi decisamente libero nella storia. Una storia più intima, più ricercata, meno strabordante, eppure puntuale nel raccontare un futuro prossimo che sembra il presente, in cui lo stato generale di sorveglianza (politica e sociale) segue, mortificandolo, colui che è considerato pericoloso.
Code 8: Parte II, la trama: fuga verso la libertà
Secondo la saga di Code 8, il 4% della popolazione che vive nella città immaginaria di Lincoln City possiede dei poteri o delle abilità speciali, e vengono definiti PWPs. Molti di loro vivono sotto la soglia di povertà, e sono costretti a registrare i loro poteri presso le autorità. Ora, Code 8: Part II, riprende i fatti diversi anni dopo la conclusione del precedente capitolo. Qualora non lo aveste ancora visto, non vi riveliamo troppo, ma al centro della saga c'è Connor Reed (Robbie Amell), che ritroviamo appena uscito di prigione. Ha scontato il suo debito, e per quanto possibile prova a tenersi lontano dai guai.
Soprattutto, prova a tenersi alla larga da Garrett Kelton (Stephen Amell) ex compare di rivoluzioni, ma che ora sembra essere sceso a compromessi con la polizia. La stessa polizia che sta testando dei cani robot per intimare i criminali, nonché i PWPs (di cui fanno parte Connor e Garrett). Secondo gli agenti i robot non sono letali, svolgendo un lavoro di deterrenza, ma quando il fratello della quattordicenne Pav (Sirena Gulamgaus), anch'essa con superpoteri, viene ucciso su indicazione del sergente King (Alex Mallari Jr.), la situazione precipita. Pav, testimone dell'accaduto, è braccata da King, e sarà aiutata proprio da Connor, costretto a chiedere un supporto a Garrett.
Un sequel che convince, tra distopia e attualità
Quello che colpisce dell'operazione targata Jeff Chan è la naturalezza con cui viene messo in scena il racconto, mescolando visione e intrattenimento. Ovvero, la storia di Connor non è strettamente dipendente dall'architrave fantascientifica, o distopica. Piuttosto, lo sci-fi e i superpoteri sono un pretesto per affrontare da un altro punto di vista coloro che vengono emarginati, ghettizzati, umiliati. Nel suo tono cupo (rimarcato dallo score di Ryan Taubert, o dalla fotografia rigida di Alex Disenhof), Code 8: Parte 2 allunga ciò che conoscevamo (ma funge anche da ipotetico nuovo inizio), e sfrutta al massimo il concetto di fuga, in un percorso ad ostacoli in parte telefonato, ma che tiene viva l'attenzione del pubblico grazie all'affabilità del protagonista.
Più avanti, però, questo secondo capitolo affonda le mani verso concetti ancora più impellenti, inseriti nello script in modo fluido. Su tutti, il tema dell'intelligenza artificiale, e dell'abuso di potere da parte delle forze di polizia (due temi che, se uniti, si rivelano esplosivi, e ad alto tasso cinematico). Elementi che influenzano ovviamente la storia, per un secondo capitolo serrato nell'azione (inciampando sugli effetti visivi, ma potrebbe essere una pecca relativa), e denso dal punto di vista emotivo. Bello, infatti, il rapporto che si crea tra Connor e la piccola Pav che, secondo la visione di Jeff Chan, sarà destinata ad ereditare il valore della speranza e del cambiamento. E non solo nella livida Lincoln City. Perché anche il futuro più nero può essere squarciato dalla luce.
Conclusioni
La saga di Code 8 si rafforza con un secondo capitolo più intimo, ma che non rinuncia all'azione e alla suspance. Tutto abbastanza prevedibile, ma lo scopo del film, come scritto nella recensione, risulta efficace nell'esplorare il futuro distopico di Lincoln City attraverso uno sguardo e un tema molto attuale. Un bel finale, poi, riesce a dare a Code 8: Parte II un significato ancora più profondo.
Perché ci piace
- Il tono generale.
- I temi attuali.
- L'azione, che c'è ma non è invasiva.
Cosa non va
- Non tutto il cast è all'altezza.
- Potrebbe non soddisfare chi cerca uno sci-fi duro e puro.