In questa recensione del finale di Cloak & Dagger 2 vedrete confermate le impressioni che avevamo maturato lo scorso anno e grossomodo anche all'inizio di questa stagione: Cloak & Dagger 2, serie targata Freeform che potete vedere in streaming su Amazon Prime Video, sta diventando troppo ambiziosa per il budget ristretto e per la piattaforma di distribuzione che la rappresenta in questo momento. Fino a oggi la serie ha camminato in equilibrio sul filo sottile che separa le serie TV Marvel realistiche, come quelle Netflix, da quelle più fantasiose come Agents of SHIELD e Runaways, dedicando molto spazio alla caratterizzazione dei protagonisti e alla critica sociale, ma in questa seconda stagione ha deciso di tuffarsi di testa nel campo del soprannaturale con risultati sfortunatamente altalenanti.
Troppe sottotrame sterili
Nella nostra recensione di Cloak and Dagger 2, vi avevamo spiegato che la situazione di Tandy e Ty si era capovolta rispetto alla prima stagione: Tandy ha riscattato il nome di suo padre e ha ricominciato una vita tutto sommato normale, mentre Ty è costretto a nascondersi mentre impara a controllare i suoi poteri per combattere la criminalità. Le loro attività di giovani vigilanti si intrecciano con quelle di Mayhem, l'alter ego malvagio della poliziotta Brigid, un personaggio che avrebbe dovuto essere il centro focale di questa stagione, almeno secondo gli slogan e le anticipazioni, ma che invece è stato solo un confuso comprimario di una sottotrama poco curata. Inizialmente Mayhem rappresenta un rovescio della medaglia che affascina persino Tandy, ma poi diventa una spina nel fianco e, infine, dopo essersi riunita a Brigid, una reticente alleata.
Il problema di questa stagione di Cloak & Dagger risiede forse proprio nell'accumularsi di diverse sottotrame che, però, si vanno risolvendo in modo frammentario e disorganico. Mayhem è una di esse; poi c'è quella di Connors, il poliziotto corrotto che Tyrone aveva assorbito alla fine della prima stagione e che ha vissuto per mesi in una dimensione parallela fino a pentirsi delle sue malefatte. Una volta tornato nel mondo reale, Connors diventa il prigioniero della madre di Ty, e così comincia un'altra sottotrama drammatica che gli sceneggiatori avrebbero potuto e dovuto curare meglio, invece di perdere tempo a cercare tre o quattro canzoni da suonare in ogni puntata.
La magia nella Louisiana
La storyline principale che ricongiunge Ty e Tandy, e tira le fila di tutta la stagione, ruota intorno a un nuovo personaggio, Andre Deschaine, interpretato dal bravo Brooklyn McLinn. Andre è sostanzialmente la versione live action di D'Spayre, un demone che alcuni eroi Marvel hanno affrontato a più riprese nei fumetti: in TV, però, Andre è un ex jazzista che ha dovuto abbandonare la musica a causa di terribili emicranie e che ha acquisito il potere di assorbire la forza della speranza per guarire quando è esplosa la piattaforma della Roxxon, cioè la stessa notte in cui Ty e Tandy hanno ottenuto i loro poteri. Andre è un personaggio sfaccettato e insidioso che gestisce un traffico di donne e si qualifica come un ottimo avversario per i due giovani protagonisti.
Purtroppo è a questo punto che la sceneggiatura della stagione frana. Gli showrunner hanno deciso di dare alla serie un'impronta magica e soprannaturale, usando il voodoo di New Orleans - già introdotto nella scorsa annata - per giustificare i poteri dei vari personaggi e introdurre una mitologia incentrata su loa e veve che tuttavia non viene mai spiegata a sufficienza, come se ci si aspettasse che il pubblico conosca questo particolare ramo dell'esoterismo. Il risultato si traduce in un'enorme confusione, causata anche e soprattutto dal riciclo di set e scenari per chiari motivi di budget. Le incursioni dei nostri eroi nella dimensione dei loa si svolgono quasi sempre nelle stesse location: inizialmente è un crocevia inquietante, ben presto appare chiaro che non si poteva fare di più e il continuo passare da un benzinaio a un negozio di dischi alle case di Ty e Tandy diventa stucchevole e ripetitivo.
Non è nemmeno chiaro come funzioni, questa mitologia, e in che misura i poteri di Ty e Tandy attingano alla magia, ma quando la sceneggiatura alza la posta in gioco, trasformando Andre in un loa, una specie di divinità voodoo, i problemi di budget affossano quello che sarebbe dovuto essere un conflitto molto più epico, tra creature sovrannaturali che girano vestite da poliziotti antisommossa e magie lanciate attraverso la musica jazz. L'idea, alla base, avrebbe potuto funzionare meglio in mano a una regia capace di valorizzare più sapientemente il materiale di riferimento, ma purtroppo la seconda stagione di Cloak & Dagger si esaurisce senza troppi fuochi d'artificio in un finale dove i nostri indossano costumi troppo grezzi persino per un cosplayer squattrinato.
Oltre gli effetti speciali
Il fatto che Cloak & Dagger 2 non si sia evoluto in uno show pieno di effetti speciali e riprese da urlo non significa che abbia dimenticato la sua natura, quella parte che ci era particolarmente piaciuta l'anno scorso e che ogni tanto è emersa anche quest'anno. Olivia Holt e Aubrey Joseph continuano a dare il massimo, nonostante la loro giovane età, e mantengono un'alchimia che solleva la qualità della scrittura ogni volta che interagiscono, nonostante l'insistenza degli autori a sottolineare i montaggi più importanti con musiche o canzoni troppo invadenti. Sospettiamo che, semmai dovesse esserci una terza stagione, ci siano già le basi per complicare ulteriormente il loro rapporto, soprattutto ora che Evita (Noëlle Renée Bercy) è fuori gioco, avendo dovuto rompere con Ty per sposare uno spirito dell'oltretomba e sostituire la zia veggente.
Sconfitto Andre, Ty e Tandy lasciano New Orleans nelle mani di Brigid (Emma Lahana) e prendono un pullman che li condurrà verso una nuova vita in cui potranno mettere i loro poteri al servizio del prossimo. Non sono ancora i Cloak e Dagger dei fumetti che i fan conoscono bene, anche se hanno cominciato a usare le loro abilità in tandem con risultati sorprendenti, ma il finale lascia una porta aperta su un'eventuale terza stagione. È curioso notare come gli showrunner abbiano deciso di omaggiare addirittura le serie Netflix - menzionando a più riprese Luke Cage - ma non gli altri show o addirittura i film del Marvel Cinematic Universe: dobbiamo ammettere di non averci visto più di un semplice, quanto curioso omaggio, ed è un peccato perché è chiaro che gli scrittori hanno a cuore i personaggi e l'universo in cui vivono.
Conclusioni
Alla fine di questa recensione del finale di Cloak & Dagger 2 non possiamo fare a meno di essere rammaricati: è chiaro che Joe Pokaski e il suo team di scrittori abbiano fatto il passo più lungo della gamba, decidendo di esplorare uno scenario che avrebbe avuto bisogno di un budget maggiore o di un talento migliore dietro la macchina da presa per essere più convincente. Tutto sommato, Cloak & Dagger è una serie che continua a ruotare intorno al rapporto tra i due protagonisti, e in questo senso anche questa annata è riuscita a sviluppare i due ragazzi e a gettare le basi per il loro futuro da supereroi. Peccato che non sappiamo ancora se lo vedremo mai.
Perché ci piace
- Il rapporto tra Ty e Tandy.
- L’originalità di alcune sequenze, come quella arcade.
Cosa non va
- Le tematiche affrontate avrebbero avuto bisogno di un budget maggiore.
- La colonna sonora invadente.