Al centro di Liscio madre e figlio, la loro vita, i loro dispiaceri. Fa da sfondo la musica, il liscio in particolar modo, che rappresenta la semplicità, la chiarezza. Come dice il protagonista del film: "...la musica è bella e semplice, sette note solo sette, basta suonarle una dopo l'altra...". Una vicenda narrata con il sorriso sulla bocca.
All'anteprima del film, Claudio Antonini e gran parte del cast (Laura Morante, Antonio Catania, Umberto Morelli, Massimo Ciavarro, Giorgia Brunaccini, Gianni Coscia) hanno incontrato la stampa per parlare di questa nuova produzione.
Come nasce questo progetto?
Claudio Antonini: Il progetto nasce da una sceneggiatura di Marco Campogiani, il cui trattamento aveva vinto il Premio Solinas. Sono state fatte poi altre stesure della stessa sceneggiatura, fino ad arrivare al film, a cui devo dire hanno collaborato un po' tutti.
Mi ha subito colpito il fatto che un bambino potesse raccontare la sua storia; tutto il film è visto attraverso gli occhi di un bambino. Noi sentiamo sempre parlare i grandi, ci parliamo tra noi, e spesso non ascoltiamo la voce dei bambini, che invece secondo me è molto importante.
I bambini si sono riconosciuti in questa storia?
Umberto Morelli: A me il personaggio somiglia parecchio, addirittura in certe scene avrei reagito allo stesso modo, proprio come lui. Penso che tutti quanti si siano rispecchiati un po' nei rispettivi personaggi.
Nel film il ruolo di Laura Morante è quello di una donna un po' "discussa". Come si è sentita in questa parte, giudicata dagli occhi di un bambino?
Laura Morante: Il rapporto tra madre e figlio in questo film è molto carino. Non è un rapporto troppo convenzionale, diciamo che non c'è né un conflitto aperto, né un atteggiamento particolarmente maturo e protettivo da parte della madre. È un rapporto quasi di sfida.
Si tratta di madre e figlio, ma a volte è il bambino ad essere protettivo nei confronti della madre. Lui vorrebbe che lei mettesse la testa a posto, lei invece si preoccupa di evolvere come cantante, di trovare una sua strada. Trovo molto carino che i due si facciano molti dispetti. È divertente!
Laura Morante canta, e lo fa molto bene. È la prima volta?
Laura Morante: No, ho fatto altri ruoli simili. Ho fatto la cantante rock in un film portoghese e la cantante d'opera, naturalmente doppiata. In Italia comunque, è la prima volta che mi si sente cantare; è stato un po' laborioso, ho faticato. Fondamentalmente non sono stonata, pero ho difficoltà a capire quand'è che devo entrare. A gomitate sono, più o meno, riuscita a centrare il momento esatto (ride). Non ho comunque una preparazione musicale alle spalle.
Perché proprio "Liscio"?
Claudio Antonini: Liscio è il primo ballo popolare in cui la coppia si abbraccia. È il ballo di coppia per eccellenza. Questa danza, vista dagli occhi del bambino, rappresenta un uomo e una donna che si abbracciano. Fa parte quindi del mondo del piccolo Raul, è quello che lui vuole: sicurezza, una famiglia completa, padre e madre, stare tra questa due persone. La mamma al contrario inizia un discorso di rivendicazione sulle proprie possibilità e capacità. Assistiamo quindi ad un percorso musicale completamente diverso, simbolo di un diverso modo di vivere e di rapportarsi.
Una domanda per Antonio Catania. In tanti film interpreta ruoli da caratterista, specchio dell'uomo italiano degli ultimi anni. Che gusto c'è ad interpretali? E che ruolo svolge nel film, secondo lei, questo insegnante di musica?
Antonio Catania: Il gusto c'è. Anche perché questo tipo di personaggio, questo padre ideale, crea una sorta di aspettativa nel piccolo Raul. Questa persona equilibrata, un po' pesante, sai questi insegnanti saccenti che devono spiegare tutte le cose che sanno, fa anche un po' di antipatia. Nei film che faccio cerco sempre di nobilitare un po' questo tipo di figure, come mi era già capitato di fare, anche se in maniera diversa, in Pane e tulipani. In questo film è stato facile, poiché vivevo di luce riflessa, quella di Laura e quella del figlio, che mi idealizza, restando poi inevitabilmente deluso. Ed è un bel momento quello, quando un adolescente capisce che non può crearsi tutte queste aspettative nei confronti di una persona, di un padre, perché ognuno è fatto a modo suo. È un atto di crescita, diventi un adulto, non più dipendente da un'altra persona che ti deve dare quello che a te manca. Volere troppo bene a qualcuno, certe volte nella vita, può essere controproducente.