Claudia Cardinale, addio alla più bella di tutte: icona radiosa e malinconica che ha ridefinito il femminile

Da Tunisi a Cinecittà e a Hollywood, Claudia Cardinale ha imposto un nuovo modello di protagonista: libera, internazionale, capace di attraversare autori, generi e industrie senza perdere identità.

Claudia Cardinale

Claudia Cardinale è morta ieri, a 87 anni, nella sua casa in Île-de France e con lei se ne va l'ultima grande diva capace di tenere insieme - con naturalezza e disciplina - cinema d'autore e popolare, Cinecittà e Hollywood, Italia e Francia, il rigore di Visconti e l'immaginazione di Fellini, la frontiera di Leone e la mondanità di Blake Edwards.

Per raccontarla oggi, ha senso partire da ciò che la rese unica: quel suo essere lontana dallo stereotipo della diva dell'epoca (siamo negli annni '50), la sua immagine che non coincideva con il mito dell'"italiana" ma che, in qualche modo, lo dilatava. Tunisina d'origine, siciliana per sangue, francofona per educazione, italiana per destino professionale. Cardinale è stata una donna ponte che ha ridisegnato i confini del femminile sullo schermo.

Claudia Cardinale e l'archetipo mediterraneo che va oltre il folklore

Claudia Cardinale: ritratto di una diva specchio
Claudia Cardinale

Biografia essenziale ma decisiva per capire l'importanza che Claudia Cardinale ha avuto per le generazioni di attrici successive. Nata a Tunisi da genitori siciliani, entra nel cinema quasi per caso dopo un concorso di bellezza e approda giovanissima al Lido.

L'accento francese e la voce roca la porta inizialmente a essere doppiata, ma quel suo timbro inconfondibile diventa presto parte del personaggio, qualcosa di autentico che la rende unica. È proprio questo passaggio che definisce un primo gesto di libertà, è qui che nasce il suo archetipo mediterraneo: non da cartolina, ma una presenza mobile, ribelle, curiosa, che porta il Sud del mondo nel centro dell'inquadratura senza esotismi.

Il 1963: dal Gattopardo a 8½, l'anno della consacrazione mondiale

Alain Delon e Claudia cardinale ne Il gattopardo
Alain Delon e Claudia Cardinale in Il Gattopardo

Cardinale gira nello stesso anno e Il gattopardo. Due scuole di regia antitetiche, due "grammatiche" del set completamente diverse che la trasformano in icona.

In Fellini incarna la donna come apparizione magnetica, che occupa lo spazio della fantasia e lo piega a una nuova, ironica sovranità. In Visconti la sua Angelica è il vettore del futuro, il volano che scompensa, scardina e rigetta un ordine aristocratico fossilizzato.

La celebre sequenza del ballo, nel film, non è solo una mera eleganza di costume ma un atto politico del corpo: l'irruzione di un'energia femminile incontenibile che ricalibra l'asse del potere maschile.

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Claudia Cardinale, il ritratto di una donna che sceglie

In quel triennio - dal 1961 al 1964 - collabora con registi come Zurlini (La ragazza con la valigia), Bolognini (La viaccia) e Pietrangeli affinando sul grande schermo una presenza che tiene insieme desiderio, vulnerabilità e giudizio. Ma che sfugge a qualsiasi gabbia.

Nel 1968 Sergio Leone le affida Jill in C'era una volta il West. È un passaggio cruciale: il western, genere codificato dallo sguardo maschile, trova in Claudia Cardinale la sua nuova protagonista. Jill è la figura che sogna la città, la ferrovia, la modernizzazione, non la "donna dell'eroe" ma il quella che, tutto sommato, rende l'eroe superfluo. Pochissime star europee hanno inciso con questa nitidezza nel cuore di un immaginario americano.

Hollywood senza sudditanza: rifiutare l'esclusiva per salvare l'identità

Claudia Cardinale dul set di Otto e mezzo
Claudia Cardinale sul set di 8 e mezzo

Blake Edwards (La pantera rosa), Richard Brooks (I professionisti), Henry Hathaway (Circus World), Philip Dunne (Blindfold), Mark Robson (Né onore né gloria): Hollywood chiama Claudia Cardinale e la vuole a lungo. L'attrice risponde, ma non cede il timone. Come? Rifiutando contratti in esclusiva per non essere imprigionata in un solo sistema e costruendo una carriera tutta personale che alterna Stati Uniti, Italia e Francia.

È una strategia che non si è (quasi) mai vista per l'epoca: difendere la propria fisionomia attorale - la voce, i ruoli, i ritmi di lavoro - significa infatti preservare la complessità e non ridursi a maschera. Anche qui è lei a fare da apripista a ciò che oggi molte attrici danno per scontato.

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La sua strada internazionale resta così permeabile all'autorialità europea e lo vediamo nelle continue collaborazioni con Visconti, Fellini, Damiani, Zurlini, fino a Werner Herzog (Fitzcarraldo), dove la sua presenza affettuosa e pragmatica ribalta in umanità un'ossessione titanica.

Claudia Cardinale fuori dal set, un mix di fragilità e autodeterminazione

Cannes 2017: Claudia Cardinale sul red carpet per il settantesimo anno della manifestazione
L'attrice a Cannes nel 2017

Della Cardinale che il pubblico ha amato fanno parte anche le sue zone d'ombra: una maternità precoce e taciuta all'inizio della carriera, la lunga dipendenza contrattuale dal produttore Franco Cristaldi, la stagione complicata degli anni '70 e l'innamoramento per Pasquale Squitieri.
Ma l'asse resta la sua capacità di convertire la vulnerabilità in forza. L'attivismo a favore dei diritti delle donne - coronato dagli incarichi onorari internazionali - non fu un'etichetta posticcia, al contrario, fu il rovescio politico di una biografia attraversata da scelte nette. Se cerchiamo un esempio di ciò che si intende per donna libera e anticonformista, detto fatto: fu lei, da giovane, a fare scalpore presentandosi in minigonna durante un'udienza privata con Papa Paolo VI.

"Ho vissuto più di cento vite", disse una volta, e non è difficile capire cosa intendesse.

Un corpo e una voce autentici: perché la sua presenza cambia lo sguardo sul femminile

Il potere di Claudia Cardinale risiede nella convergenza, unica nel suo genere, tra fisicità e timbro. La macchina da presa la ama frontalmente - sono innumerevoli i suoi primissimi piani - ma lei non è mai natura morta. La postura, spesso statica, imperturbabile, convive con una voce inconfondibile che "morde" le frasi, che arrotola consonanti ed entra nel profondo. Ne risulta un femminile capace di autorità senza rinunciare alla sensualità - e viceversa. Ed è questo il motivo che la rende così amata da tutti e tutte nel mondo.

Claudia Cardinale, una donna libera: l'eredità di un'icona

un bel ritratto di Claudia Cardinale
Claudia Cardinale

Claudia Cardinale resta una delle ultime grandi dive del Novecento e, al tempo stesso, un modello operativo per le interpreti del nuovo millennio. Nell'arco di oltre sessant'anni ha attraversato più di 150 titoli in un catalogo sterminato che ha raccontato l'Italia e l'Europa mentre il cinema cambiava pelle.

I riconoscimenti hanno semplicemente fotografato ciò che lo schermo aveva già sancito: 3 David di Donatello e 3 Nastri d'Argento, il David e il Leone d'oro alla carriera. Non solo, nel 2000 l'UNESCO le affida il ruolo di ambasciatrice di buona volontà per i diritti delle donne: una scelta perfettamente coerente con una parabola pubblica che ha trasformato la visibilità in responsabilità civile.

A distanza di decenni, le scene più famose ci risuonano ancora dentro ma soprattutto resta la memoria di una donna che ha saputo mutare senza mai smarrire il baricentro. Ecco il suo lascito più profondo: non l'idea monolitica di una diva, ma un ventaglio di possibilità del femminile che ha allargato lo sguardo del cinema italiano e mondiale e continua ancora oggi a spiegarci cosa si intende per libertà.