L'Intelligenza Artificiale (o A.I. come la chiamano gli anglosassoni) affascina l'audiovisivo sin dai tempi di Stanley Kubrick e 2001: Odissea nello Spazio, e dopo con Il mondo dei robot di Michael Crichton e il cult intitolato proprio A.I. - Intelligenza artificiale di Steven Spielberg da un progetto dello stesso Kubrick. Non c'è da stupirsi quindi che si sia continuato ad esplorare questa fascinazione e allo stesso tempo inquietudine per qualcosa che potrebbe sostituirci o, peggio, controllarci un giorno non troppo lontano. Lo ha fatto anche la serialità dell'ultimo decennio, più di tutti con titoli come Black Mirror e Westworld, che guarda caso si ispirava proprio a quel mondo dei robot, per poi provare a mescolare l'argomento con generi e sottogeneri vari ed eventuali. Ultima ibridazione in ordine di tempo è quella che ritroviamo nella recensione di Class of '09, la miniserie disponibile su Disney+ che prova ad unire procedurale e intelligenza artificiale per raccontare un pezzo di storia americana... che non è ancora stata scritta.
Tre piani temporali
La trama di Class of '09 si sviluppa su tre piani temporali distinti: gli autori vogliono utilizzare quest'espediente narrativo per raccontare l'evoluzione dei personaggi senza annoiare il pubblico con un ordine fortemente cronologico, ma non ci riescono appieno. Siamo nel Passato del 2009, l'anno dell'arruolamento nel Bureau da parte della classe dei protagonisti del titolo; nel Presente dell'attuale 2023, in cui le carriere dei personaggi hanno preso destini diversi da quelli che si aspettavano; infine nel Futuro del 2034, in cui tra una decina d'anni vivremo in un mondo in cui l'intelligenza artificiale ha preso il sopravvento sulle nostre vite quotidiane, in abitazioni e luoghi di lavoro sempre più smart.
Tom Rob Smith, già dietro la trilogia di Child 44 e la seconda stagione di American Crime Story, dedicata all'Assassinio di Gianni Versace, vuole raccontare cosa accadrebbe se il Sistema di Giustizia statunitense venisse implementato con la tanto temuta e voluta Intelligenza Artificiale, ma lo fa in modo ridondante e poco convincente, non riuscendo a tenere alta la tensione sullo spettatore. L'apparente rivoluzione proposta dalla serie - che però ha un retrogusto amaro di déjà vu - è quella di un sistema che invece di curare la malattia, prova a prevenirla. Quindi invece di arrestare i colpevoli dopo che hanno commesso il crimine, prova a scovarli prima secondo un pattern e l'incrocio di una serie di dati. Assistiamo così a una serie di momenti tipici dei legal drama e dei procedurali polizieschi, visti da un nuovo punto di vista, che però non attecchisce fino in fondo per la mancanza di pathos narrativo e di vera novità nel racconto.
Da reclute ad agenti
La miniserie ha voluto provare a far entrare nel casting un parterre variegato che potesse attirare il pubblico, per interpretare le reclute dell'FBI - il Passato ricorda infatti un po' la serie Quantico con Pryanka Chopra: Brian Tyree Henry (Atlanta) è Tayo Michaels, un ex assicuratore destinato a scalare i piani più alti dell'agenzia; Kate Mara (House of Cards) è Ashley Poet, un ex infermiera che potrebbe essere brava sotto copertura; Sepideh Moafi è Hour Nazari, un'iraniana americana laureata al MIT e molto capace a livello tecnologico; Brian J. Smith (Sense8) è Daniel Lennix, un ex avvocato che non vuole continuare la tradizione legale di famiglia; Jake McDorman (Greek) è Murphy, un ex poliziotto dalla parlantina veloce.
Ci sono poi i loro coordinatori e coach: Gabriel (Jon Jon Briones) e Drew (Brooke Smith). C'è l'avvocato per i diritti civili Vivienne McMahon (Rosalind Eleazar, vista in Slow Horses), destinata a cambiare la vita di uno dei futuri agenti, così come Amos Garcia (Raúl Castillo di Looking) e Mark Tupirik (Mark Pellegrino di Lost e Supernatural) nei panni di due persone apparentemente poco raccomandabili e dall'altra parte della Legge. Quello che Class of '09 cerca di chiedersi però è proprio questo: bianco e nero esistono veramente nel mondo legale o si tratta piuttosto di 50 sfumature? Come venirne a capo e far convivere le due anime se si applica l'intelligenza artificiale a qualcosa di umano, estremamente arbitrario e potenzialmente corrotto?
Una classe memorabile
A metà strada tra young adult di formazione, family drama pieno di contraddizioni - con un trucco posticcio nel passaggio al Presente e al Futuro non sempre riuscitissimo - e spy story dalle venature legal e poliziesche, Class of '09 vuole essere ancora una sorta di celebrazione scolastica. Per non dimenticare una classe memorabile dell'FBI come quella fittizia del titolo. Un'annata che gli stessi insegnanti ricorderanno perché cambierà per sempre il corso delle indagini al Bureau e proverà a svelare il suo core in una serie di cospirazioni disseminate di colpi di scena non sempre ben assestati. Un'occasione sprecata a conti fatti, quando sulla carta c'erano tutti gli elementi per fare sicuramente meglio. La magra consolazione è che - essendo una miniserie - presenta un finale vero e proprio, che però potremmo definire "senza infamia e senza lode".
Conclusioni
Alla fine della recensione di Class of ’09 ribadiamo come si tratti di un serial che sarebbe potuto essere qualcosa che poi non è stato. Ovvero uno spaccato crudo e senza peli sulla lingua di denuncia di un sistema corrotto e che difficilmente potrebbe affidarsi completamente a delle macchine per la propria gestione. Buona l’idea dei tre piani temporali e del cast scelto per l’occasione, ma allo stesso tempo non la loro esecuzione. Il risultato ci pare meno incisivo nel complesso e non riesce purtroppo a sfruttare appieno tutte le carte nella propria mano.
Perché ci piace
- L’escamotage dei tre piani temporali.
- Raccontare la storia dell’FBI attraverso l’evoluzione dell’AI.
- Gli interpreti scelti per l’occasione….
Cosa non va
- …che però non riescono sempre a brillare.
- Lo sviluppo della tematica risulta già visto.
- Anche la cronologia non appassiona ma affatica la narrazione
- Il trucco posticcio.