"E pensi che se riuscissi a salvare la povera Catherine, potresti farli smettere, vero? Pensi che se Catherine vive, non ti sveglierai nel buio con quell'orribile grido di quei poveri esseri innocenti."
Queste erano le parole con cui il serial killer Hannibal Lecter redarguiva e "svelava" in un certo senso la giovane agente dell'FBI Clarice Starling ne Il silenzio degli innocenti. Trent'anni dopo sono sempre queste parole che abbiamo scelto di utilizzare per iniziare la recensione di Clarice, la serie TV sequel di quel film cult, che arriva dal 9 aprile su Rai2 con due episodi a settimana.
IL SILENZIO È FINITO
Proprio come recita il titolo del pilot, The Silence is over e si tratta di una dichiarazione di intenti da parte degli autori Alex Kurtzman (che di franchise ne sa qualcosa) e Jenny Lumet sul voler dare ancora più voce alla protagonista Clarice Starling, interpretata sul grande schermo da Jodie Foster (grazie al quale aveva vinto l'Oscar) e qui dalla poco più che debuttante, soprattutto in un ruolo così iconico, Rebecca Breeds. Quest'ultima risulta purtroppo poco convincente e carismatica rispetto a quanto fatto al cinema, perfino da Julianne Moore in Hannibal di Ridley Scott. Non basta questo messaggio di emancipazione di un personaggio femminile in un mondo di uomini, come quello dell'FBI o, più nello specifico, quello di chi analizza i comportamenti dei serial killer, una professione non ancora ben vista dai colleghi come quella del profiler (vi ricorda qualcosa Mindhunter?).
La serie è ambientata un anno dopo le vicende del film, nel 1993, con Clarice assegnata a una speciale task force dalla senatrice Ruth Martin, dopo che la giovane agente dell'FBI aveva salvato la figlia Catherine, unica sopravvissuta del serial killer Buffalo Bill. Una squadra volta a scovare e fermare i serial killer prima che colpiscano nuovamente, e non dopo, quasi preventiva insomma grazie alla abilità profilatorie della Starling. Ciò che CBS ha scelto di fare è avventurarsi più nel territorio della trama orizzontale, che in quello dei casi verticali di ogni episodio, con un'escalation (o presunta tale) nella ricerca della verità, che porterà alla luce la corruzione nella polizia e nella politica di Washington. Ma anche il caso principale, insieme agli altri minori, sembra poco convincente, come la regia e il montaggio, che insistono in modo quasi spasmodico a collegarsi con dei flashback a quanto accaduto nella pellicola di Jonathan Demme. Profondamente attuali sono le tematiche del serial: dall'emancipazione femminile, al PTSD affrontato da Clarice rispetto a quanto accaduto con Buffalo Bill, così come dal suo collega nella task force, ex soldato dell'esercito americano, fino alla profilazione problematica e delicata dei serial killer. Ciò che piuttosto Clarice porta alla luce è un senso di nostalgia verso la serie Hannibal, che già aveva provato (riuscendoci, però) a portare in tv l'universo dei romanzi di Thomas Harris, mostrando una visione poetica (quella di Bryan Fuller) molto chiara e distintiva, anche se magari non apprezzata da tutti.
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VECCHI E NUOVI PERSONAGGI
Nel voler esplorare "la vita inedita di Clarice Starling" lo show utilizza molti personaggi già visti ne Il silenzio degli innocenti. Ritroviamo la collega e confidente di Clarice, Ardelia Mapp (Devyn A. Tyler, nel film era interpretata da Kasi Lemmons), il capo della task force con cui era venuta a scontrarsi già durante il caso di Buffalo Bill, Paul Krendler (Michael Cudlitz, nel film interpretato da Ron Vawter morto qualche anno dopo l'uscita), la senatrice Ruth Martin (Jayne Atkinson di House of Cards, nel film Diane Baker) e la figlia Catherine (Marnee Carpenter, nel film col volto di Brooke Smith), unica sopravvissuta a Buffalo Bill grazie a Clarice.
Il silenzio degli innocenti: sulle tracce di Buffalo Bill, a 30 anni dall'uscita del film
Ci sono moltissimi flashback, come dicevamo, che riprendono proprio alcune sequenze finali del film, e lo stesso Buffalo Bill è interpretato da un nuovo attore, Simon Northwood (nella pellicola era Ted Levine). Alla "vecchia guardia" si aggiungono alcune new entry ovvero gli agenti della task force: l'ex cecchino Tomas Esquivel (Lucca De Oliveira), il più tranquillo Emin Grigoryan (Kal Penn) e il "caciarone" Murray Clarke (Nick Sandow di Orange Is the New Black). In alcuni momenti i comprimari sembrano più in parte della stessa Rebecca Breeds, ma allo stesso tempo il serial si regge troppo - e malamente - sulle spalle della protagonista.
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Conclusioni
Chiudiamo questa recensione di Clarice dispiaciuti che il ritorno in TV dell’universo creato da Thomas Harris sia fiacco e poco convincente, dalla protagonista Rebecca Breeds ai comprimari, dalla mescolanza fra caso orizzontale e caso della settimana e a tematiche già esplorate in altri lidi, come la difficile professione della profiler, lo stress post-traumatico e l’emancipazione femminile negli anni ’90.
Perché ci piace
- Il tentare di uscire dal seminato “procedurale” tipico di CBS.
- I temi attuali della profilazione, dell’emancipazione femminile e del PTSD…
Cosa non va
- …affrontati però largamente, e meglio, in altri prodotti seriali simili.
- Rebecca Breeds è davvero troppo poco carismatica come Clarice Starling e la serie si regge troppo sulle sue spalle, lasciando poco spazio ai comprimari, a volte più convincenti.
- La regia e il montaggio che insistono troppo su flashback ripetitivi legati agli eventi del film.