Un film "controvento". Aggettivazione inusuale, colta con piacere da Valeria Bruni Tedeschi, affiancata dal compagno di set Valerio Mastandrea e, ovviamente, da Paolo Virzì che, mantenendo fede alla sua poetica rivede l'amarezza secondo una chiave decisamente più speranzosa. "Un'intrusione indesiderata può trasformare l'animo delle persone", dice Virzì, parlando del suo Cinque Secondi, "C'è questo vento che attraversa la storia. C'è anche una canzone che si chiama Vento, composta da mio fratello Carlo, che ha curato la colonna sonora. La musica è importante. Per esempio, quella suonata dai ragazzi che infastidisce Adriano...".
Cinque Secondi: intervista a Paolo Virzì, Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi
Sì perché Cinque secondi, passato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, racconta di un avvocato che, dopo un gigantesco trauma, si rifugia in un casale nel bel mezzo dei boschi toscani. Mentre espia le sue colpe, un gruppo di ragazzi e ragazze occupano la villa, con lo scopo di ridar vita alla vigna. Tra loro anche una giovane in attesa di un bambino (Galatea Belugi). Secondo Mastandrea, che nel film rifiuta gli standard (a dire il vero, li rifiuta anche nella vita vera), "alcuni modelli, senza rendercene conto, sono dentro di noi. Adriano, il protagonista, intraprende un percorso di accettazione, senza rispondere ad un modelli di perfezione".
Anche se il protagonista è un uomo, Cinque Secondi è un film "femminista", spiega Valeria Bruni Tedeschi che interpreta Giuliana, amica e associata dello studio legale per cui lavora Adriano. "La nostra è un'opera femminista, nel senso buono del termine", dichiara l'attrice a Movieplayer.it. "Perché oggi questa parola fa discutere. Io lo sono da sempre. Adriano si rimette in discussione, ed è importante dare la parola agli uomini in questa rivoluzione odierna".
Cinque secondi, recensione: tutta la tenerezza di un film controvento
Chi ha paura delle nuove generazioni?
Cinque secondi porta in scena una generazione gagliarda e idealista, che punta al cambiamento. Una generazione che non ha paura di scendere in piazza, prendendo posizione. La stessa generazione che, oggi, sembra essere vista come una minaccia. "A me i ragazzi non fanno paura", confida Paolo Virzì, "C'è un pregiudizio irridente verso i giovanissimi, perché è forte la superbia di un establishment che sente di aver creato un mondo che viene minacciato dai giovani. Lo percepisco in certi commentatori politici, in tv. Ho sentito un'energia di disprezzo verso i ragazzi che manifestavano per Gaza". E prosegue: "Questo è un peccato, perché avviene solo verso di loro. Invece, l'alleanza tra l'idealismo dei ventenni e il realismo di chi è più maturo potrebbe salvare il mondo".