Uscirà l'11 aprile prossimo Ci vediamo domani, un'insolita commedia che può tranquillamente definirsi black. Si narrano infatti le vicende di Marcello, un quarantenne romano depresso e irrequieto, da sempre attratto dai facili guadagni che per risolvere i suoi gravi problemi economici decide di investire tutto, compresi i risparmi di nonna, in una nuova professione, una delle poche che non va mai in crisi. Un matrimonio fallito, investimenti sbagliati e la sua ingenuità bambinesca da bonaccione l'hanno ridotto sul lastrico e così Marcellino decide di giocarsi l'ultima carta partendo per la Puglia. Tramite un giornale viene infatti a sapere che nelle campagne pugliesi esiste un paesino di poche anime abitato solo da anziani ottuagenari privo di un'agenzia di pompe funebri. Cinque o sei funerali e il gioco è fatto, se non fosse che gli anziani abitanti di Pietrafrisca, un paesino che sembra fuori dal tempo e dalla realtà, sembrano non avere alcuna intenzione di 'trapassare'. Diretto dall'esordiente Andrea Zaccariello, alle spalle una lunga gavetta negli spot pubblicitari e nei cortometraggi, il film vede nel cast oltre a Brignano anche il grande Burt Young, l'attore newyorkese noto per la sua interpretazione nei panni del cognato e amico del Rocky Balboa di Stallone, un viscido Ricky Tognazzi e Francesca Inaudi, quest'ultima presente in conferenza stampa insieme al comico mattatore, al regista, alla nonna Liliana Vallasciani e alla bambina Giulia Salerno, che nel film interpreta il ruolo della figlioletta del protagonista. Girato tra Puglia e Basilicata, per lo più nei pressi di Cisternino, Ci vediamo domani ci seppellirà di risate grazie al coraggio della Smile Productions che ha prodotto il film con il contributo di Moviemax, anche distributore in ben 280 sale.
Come ha lavorato per riuscire a trovare il giusto punto di equilibrio tra i tanti toni del film con un attore così brillante come Enrico Brignano?Andrea Zaccariello: Nel film ci sono diversi momenti di commozione, divertimento e tante battute. Con Enrico l'abbiamo messa sul facile, come se si trattasse di vita vera. Lui è un grande attore comico, e non lo scopriamo di certo oggi, ma forse in questa occasione ha potuto mostrare a tutti in maniera netta e distinta dal solito cimentandosi in un ruolo non di certo semplice e in una storia che affronta la dura realtà odierna, quella che stiamo vivendo tutti in questo difficile momento di crisi. Cinema, teatro, cabaret, ma in Ci vediamo domani vediamo un Brignano inedito che si cimenta in un ruolo da british comedy, cosa l'ha convinto ad osare e a spingersi così oltre il suo solito registro recitativo?
Enrico Brignano: Quando ho letto la sceneggiatura non avevo ben compreso quanto fosse complicato il ruolo che mi apprestavo ad affrontare. Il protagonista di questa storia è in scena per il 98% della durata complessiva del film, è stato un ruolo molto impegnativo sia a livello fisico che a livello attoriale perché forse per la prima volta mi sono trovato in situazioni piuttosto delicate che sono andate a toccare corde dolorose per me. Il fatto è che si andava in scena con delle bare, ci dovevo dormire dentro, le dovevo portare. L'ultima volta che ne ho vista una è stato quando è morto mio padre e c'è voluto un momento di riflessione profonda prima di decidere di iniziare questo viaggio...
Cosa l'ha convinta ad accettare il ruolo di assoluto protagonista?
Enrico Brignano: Proprio questo mi ha allettato in partenza, il fatto che sarei stato l'unico protagonista della storia, che non ci sarebbero state cordate di comici, insomma era un progetto che avevo capito potesse interessarmi. Conoscevo già Andrea Zaccariello perché da giovani (ride) abbiamo girato una pubblicità insieme per la De Agostini. Ci siamo incontrati, mi ha parlato del film e nei suoi occhi ho visto entusiasmo e per di più ho capito che il produttore era una brava persona. Secondo me le brave persone hanno una marcia in più e allora ho accettato. A prescindere dal successo che avrà il film al botteghino, per me il progetto è riuscito al 100%.
Enrico Brignano: Quello di Ci vediamo domani è uno humor complicato, la morte in Italia è un po' un tabù, da sempre noi italiani abbiamo un rapporto difficile con la morte e una grande incapacità a relazionarci con essa. Non che con la vita vada meglio... Diciamo che non è stata proprio una passeggiata girare per tante ore in una stalla vera ripulita da me, e si vede, piena di bare e guidare spesso un carro funebre. Per alleggerire un po' la situazione sfornavo spesso battute, in questi casi drammatizzare è fondamentale. Come sono andate le riprese sul set con gli anziani signori che vediamo nel film?
Enrico Brignano: A parte Burt Young sono tutti abitanti delle zone limitrofe a quelle in cui abbiamo girato che si sono improvvisati attori, ogni giorno vedevo questi ragazzi di ottant'anni che venivano sul set con il desiderio di sentirsi importanti e lo sono stati molto per il film e per noi. Li guardavi in viso e scorgevi in loro le sembianze di persone che forse alcuni di noi hanno visto solo nelle vecchie foto, espressioni segnate dal lavoro di una vita, le mani arcuate, le rughe che segnano il viso, gente che ha lavorato e che ha voluto giocare con noi per raccontare una storia, una moderna favola contemporanea che gioca con la vita e la morte.
I duelli che ingaggia con Enrico Brignano nel film sono divertenti per certi versi, drammatici per altri, come vede Francesca Inaudi il personaggio di questo eterno bambinone perennemente alla ricerca di se stesso?
Francesca Inaudi: Lo vedo attraverso lo sguardo del mio personaggio, la moglie che l'ha lasciato, una donna perennemente scontenta che pensa che la solidità economica sia in grado di restituirle quel qualcosa che va ancora cercando. Questo mondo ci sottrae ogni giorno i nostri sogni, ci nega la possibilità di fare cose azzardate, che poi sono le cose per cui vale la pena vivere. Quello interpretato da Enrico trovo che sia invece un personaggio che con i suoi difetti mantiene viva questa parte che dovrebbe essere intoccabile della nostra vita.
Enrico Brignano: L'ho conosciuto in albergo, dove mi ha chiesto se poteva recitare in inglese e poi essere doppiato in modo da non perdere l'espressività e la spontaneità della sua interpretazione. Il personaggio del soldato italo-americano salvato da una famiglia pugliese dalle grinfie dei tedeschi lo permetteva e quindi mi sembrava la cosa più opportuna da fare. L'ho tranquillizzato dicendogli che avremmo trovato una voce italiana adatta a lui. Burt è un attore che è già molto espressivo di suo, sono sicuro che lo avremmo capito lo stesso anche senza doppiaggio. La sua performance è stata molto emozionante proprio per questo, per questo suo slang newyorkese di Brooklyn, per questa sua voce un po' graffiante e trascinata, è stata per me una grande lezione di recitazione.
Come vede la commedia italiana al cinema in questo momento? Che film le piace andare a vedere al cinema?
Enrico Brignano: Quelli che mi piacciono sono pochi, però vado a vederli quasi tutti. In Italia si tende a fare a scarica barile nel cinema, sono convinto che se ci impegniamo possiamo fare molto meglio. Probabilmente forse non crediamo in noi stessi come invece fanno i francesi, questa è l'accusa che mi sento di fare al settore tutto. Forse ci sentiamo un po' superiori perché da sempre noi siamo considerato un popolo di teatranti, poeti e navigatori, un popolo che ha inventato la musica, depositario ufficiale dell'opera lirica e della commedia dell'arte ma la verità è che non siamo capaci di celebrarci a dovere. Le manifestazioni culturali vanno in tv alle tre di notte o vanno a riempire un buco pubblicitario, lo spettacolo lo dovremmo vivere come business non come una cosa per pochi.
Enrico Brignano: Lo spettacolo è l'unica cosa per cui vale la pena vivere in un mondo pieno di tasse, cartelle di Equitalia e di politici di scarsa moralità. Che senso avrebbe una vita senza cinema, teatro e televisione? se credessimo di più in noi stessi e nelle nostre capacità forse avremmo molto più peso a livello internazionale. Prendete Quentin Tarantino, non fa che citare quelli che per noi sono sempre stati dei brutti film italiani, per lui erano e sono grandissimi, e ci crede in quello che fa. Siamo molto più bravi di quello che pensiamo di essere.
Come pensa che verrà accolto il suo film dal pubblico?
Andrea Zaccariello: Se lo negassi sarebbe una bugia, ma la mia carriera futura dipende da come andrà questo film. Quello che posso dire è che abbiamo avuto coraggio di fare una cosa diversa cercando un equilibrio senza tararci sulla farsa che da sola non porta a nulla. Spesso c'è come una forza magnetica che ci spinge a concepire qualcosa che faccia contenti tutti ma è proprio quella forza che spesso ci impedisce di cimentarci in qualcosa di coraggioso e nuovo.
Andrea Zaccariello: Alla fine tra Marcello e la moglie c'è un riavvicinamento, fanno contenta la bambina facendola viaggiare sul suv che si era disegnata in mente con la sua fantasia, c'è un cambiamento radicale in ognuno dei personaggi. Ci piace pensare che alla fine chi sbaglia paghi sempre, che chi lavora e si sacrifica ottiene qualcosa di importante e Marcello in questa direzione ha scelto di essere finalmente libero, di non avere nulla se non il rispetto e l'amore delle persone che gli stanno intorno. Come dice la splendida canzone di Cristina Donà che chiude il film "niente è cambiato ma tutto è diverso".