Quali sono le motivazioni che spingono una persona a compiere il gesto estremo di togliersi la vita? Christine di Antonio Campos indaga sul tema con pudore, tanto più che il suicidio al centro del film è avvenuto sotto i riflettori sconvolgendo l'America. La Christine del titolo è infatti la giornalista Christine Chubbuck, che si è tolta la vita nel 1974, all'età di 29 anni, durante una diretta per la WXLT, rete televisiva di Sarasota, in cui lavorava. Il caso fece un tale scalpore da ispirare Quinto potere di Sidney Lumet, feroce satira sul potere dei media in cui l'anchorman Howard Beale annuncia l'intenzione di volersi togliere la vita in diretta.
Come vediamo dal film di Antonio Campos, Christine Chubbuck non ha avvertito proprio nessuno delle sue intenzioni e il suo gesto repentino ha spiazzato colleghi e parenti. Il film ricostruisce gli ultimi giorni di vita di Christine accostandosi al suo dramma personale con il massimo rispetto, preferendo attenersi ai fatti piuttosto che lanciarsi in interpretazioni moralistiche e in giudizi sulla vita privata di una giovane donna afflitta da un malessere profondo. A favorire questo approccio rigoroso è anche l'interpretazione di Rebecca Hall, che nel ruolo della Chubbuck fornisce la sua miglior performance di sempre.
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Una donna tutta sola
Il microcosmo in cui facciamo la conoscenza di Christine Chubbuck è lo studio televisivo in cui la donna lavora, dividendosi tra l'attrazione per l'avvenente collega George (Michael C. Hall), i continui battibecchi con il capo (Tracy Letts) e l'amicizia con la dolce cameraman Jean (Maria Dizza). Se si escludono le poche parentesi familiari nella casa che divide con la madre, Christine è assorbita unicamente dal proprio lavoro. Ossessionata dall'idea di fare carriera, la giornalista, femminista militante, accetta perfino di cambiare il proprio stile lavorativo andando a cercare un approccio più scandalistico pur di ottenere l'agognata promozione. Se il lavoro è la sua fonte primaria di frustrazione, il privato è disastroso. Vergine a quasi 30 anni (come apprendiamo durante una visita medica), la donna ha un rapporto conflittuale con la madre che, a differenza sua, non ha difficoltà a trovare un nuovo compagno. In più scambia l'interessamento nei suoi confronti dell'anchorman George per corteggiamento illudendosi di uscire dalla sua condizione di solitudine.
Avvolta in un manto di capelli neri che usa come scudo, Rebecca Hall è l'anima del film. L'attrice inglese compie un eccezionale lavoro sull'accento e sulla postura, ma è il suo approccio al complesso mondo interiore di Christine a fare davvero la differenza. La vediamo vagare alla guida della sua auto, ascoltare ore di conversazioni della polizia in cerca di una storia da raccontare nel suo programma di attualità, battibeccare col capo o con la madre, respingere ogni potenziale avance paralizzata dall'insicurezza. La Hall è presente in tutte le scene, la centralità del suo punto di vista non è mai messa in discussione, eppure fino al tragico epilogo Antonio Campos conserva una certa ambiguità intorno alle reali intenzioni di Christine. I suoi sguardi malinconici, il suo girare in casa in vestaglia, i momenti di cedimento, la malattia che la colpisce, tutto viene narrato con distacco, senza soffermarsi in spiegazioni inutili. Il volto espressivo della Hall, la sua voce che si fa più roca e profonda, sono l'unico veicolo del suo dramma interiore. Suggerito senza essere urlato e per questo ancor più sconvolgente.
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Dentro la notizia
Sfruttando al meglio un budget limitato, Antonio Campos ricostruisce atmosfera e ambientazioni anni '70, dagli abiti alle auto, dal look dei personaggi alle attrezzature televisive (vediamo Christine intenta a rivedere le proprie registrazioni su pellicola per poi tagliare e incollare le parti più interessanti). Il tutto avvolto in una fotografia fumosa e sbiadita, che dona una patina di antico al film. Effetto amplificato dalla colonna sonora che annovera brani come Love Is All Around (sigla di apertura di Mary Tyler Moore), Rock Your Baby e Tighter, Tighter.
Oltre a raccontare una vicenda intima e personale, Christine è uno spaccato sul mondo della televisione. È un viaggio all'interno di una rete televisiva che mette a nudo i meccanismi del media prima dell'avvento di Internet. In tal senso il film acquista un surplus di interesse in quanto acuta riflessione sull'etica del giornalismo e sulla ricerca di sensazionalismo a tutti i costi opposta a un giornalismo più equilibrato e rigoroso. Ma prima di tutto resta il dramma di una donna affetta da una grave patologia. Una donna indipendente, intelligente e di talento, ma troppo fragile e sola per stringere i denti e resistere in attesa che la notte finisca.
Movieplayer.it
4.0/5