Si può considerare un thriller con atmosfere noir, ma in definitiva il filo conduttore di I, Anna è una storia d'amore, rapida e problematica, tra un detective di polizia interpretato dal bravo Gabriel Byrne ed una sospettata del caso di omicidio sul quale sta indagando, l'Anna che dà il titolo al film e che ha il volto della bravissima Charlotte Rampling. E' stata proprio l'attrice a presentare il lavoro al Festival di Berlino, dove il film è stato presentato nell'ambito della sezione Berlinale Special, insiema al regista Barnaby Southcombe ed i produttori Ilann Girard, Michael Eckelt, Felix Vossen e Christopher Simon.
Quello della Rampling è un personaggio problematico, dal passato misterioso e drammatico, ma carico di tenerezza, che è stato oggetto delle domande della stampa intervenuta all'incontro.
Qual è il motivo del titolo I, Anna? In realtà Anna non è più lì, nascosta sotto diversi livelli di shock. Barnaby Southcombe: E' esattmente quello il punto. Trovare sè stessa, capire chi sia come essere umano dopo il trauma vissuto.
Come hai lavorato sul personaggio, come ha trovato l'equilibrio tra tanti livelli di shock subiti? Charlotte Rampling: E' stato difficile, ma è quello che ci piace di più come attori. Avere un personaggio con così tante sfumature, con una gamma di emozioni così ampia su cui lavorare. E' come camminare nel deserto ed essere catturati dalle sabbie mobili, non sapere mai che significato ha un preciso momento, come sarà il personaggio alla fine nel suo complesso. E il risultato è un film bellissimo, con un personaggio molto toccante ed il merito è di Southcombe e del rapporto che abbiamo avuto.Una domanda al regista. Come sei riuscito a mettere insieme i così tanti dettagli del film? Barnaby Southcombe: Non sono sicuro di come posso rispondere. Diciamo che mi piacciono le storie con più livelli ed il romanzo affrontava proprio i tanti livelli che tutti noi abbiamo, in particolare questa questa donna, un personaggio che mi è sembrata toccante e coinvolgente con i suoi tanti risvolti. Ho solo cercato di mettere insieme tutti questi aspetti.
Il film ha uno stile europeo, da dove deriva questa influenza? Barnaby Southcombe: Sono cresciuto in Francia ed amo i film noir degli anni '70 ed '80 e quel tipo di relazioni molto ambigue, non esplicite. Ho cercato di sviluppare queste atmosfere nella sceneggiatura.
Ho avuto l'impressione che il gesso al braccio sia una metafora della condizione di Anna? E' una scelta cosciente? Barnaby Southcombe: Devo rispondere onestamente? (ride) Non era nello script, è stata un'aggiunta di Charlotte Rampling. E' arrivata sul set quattro giorni prima delle riprese con il braccio ingessato, allora mi sono trovato davanti ad una scelta: posticipare la lavorazione o inserire questo aspetto nel film e trovare un significato per questo dettaglio. Ci ho pensato per un paio di giorni e mi sono maledetto per non averci pensato prima, perchè si trattava effettivamente di una metafora molto potente, non poteva essere più adatta al film. Quindi grazie per esserti rotta il braccio.Charlotte Rampling: Quando mi chiedono se ho collaborato alla stesura, rispondo di sì, questo è stato il mio contributo. Mi sono rotta il braccio apposta per immergermi meglio nel personaggio [scherza]
Eri spaventato dal lavorare al primo film con un'interprete importante come Charlotte Rampling?
Barnaby Southcombe: Ero terrorizzato. Abbiamo parlato prima e mi sono reso conto di aver completamente dimenticato una cosa accaduta in passato: mentre ero al lavoro sul romanzo preparai un trattamento e lo feci leggere a Charlotte per sapere se sarebbe stata disponibile eventualmente a lavorarci. E lei disse no. Me l'ha ricordato oggi, ma io dopo quell'episodio continuai per un anno a lavorare allo script sperando che cambiasse idea. E infatti un anno dopo sottoposi lo script al suo agente.
Charlotte Rampling: Credo che questo lavoro sia molto basato sulla determinazione. I registi sono creature molto determinate e probabilmente il mio rifiuto lo aveva sconvolto al punto da decidere che non l'avevo mai detto.
Avete affrontato in modo particolare quello che possiamo considerare un abuso sessuale, un tema visto anche in altri film presenti al Festival? Ce ne puoi parlare? Barnaby Southcombe: Ci sono due storie parallele e tutto riguarda quello che chiamo "contratto dell'amore". Le persone ritengono di dover essere in intimità e per farlo sono convinte di dover passare attraverso il sesso, ma non è necessariamente il modo. Ci sono due uomini nella sua vita, letteralmente paralleli. Byrne è il tipo di uomo che Anna vorrebbe e che pensa di meritare.
Ci puoi parlare delle location? Perchè tre quarti del film sono di notte? Barnaby Southcombe: Mi piace chiamarlo "perpetuo tramonto". Non è giorno, non è notte. Immergo i personaggi in una specie di nebbia, il momento tra il giorno e la notte che ritengo molto d'atmosfera. Ho scelto una parte di Londra che non fosse immediatamente riconoscibile, ma piuttosto anonima, per sottolineare l'alienazione e l'ambiguità.Ci parla della colonna sonora del film? Barnaby Southcombe: Volevo uno score molto tradizionale, ci ho lavorato a lungo, ma continuavo a scontrarmi contro un muro. Poi finalmente questi compositori mi hanno proposto di lavorare al film se avessi dato loro la possibilità.In una settimana hanno fatto un test sui primi venti minuti, realizzando esattamente quello che avevo in mente, l'elemento che ancora mi mancava. Il risultato è una combinazione di elettronica e voce carica di sentimento.